In Italia è emergenza idrica. La grave siccità che ha colpito il Paese è solo la punta dell’iceberg della crisi idrica degli ultimi 30 anni. I dati.
Cosa ricorderemo dell’estate 2022? Il sole, il mare, la fine delle restrizioni anti-Covid e infine, ma non per importanza, l’emergenza idrica. Negli ultimi trent’anni la disponibilità di acqua in Italia si è ridotta del 19%. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha rilasciato una nota su i fenomeni di siccità dell’ultimo periodo estivo. Nella nota Ispra precisa che la siccità è una condizione meteorologica naturale e temporanea, ma che tuttavia il suo perdurare può avere impatti ambientali ed economici gravi.
L’emergenza idrica colpisce in prima persona l’essere umano, non soltanto con la mancanza di acqua, ma anche con lo scarso reso della coltivazione. Inoltre, al fenomeno della siccità, si devono aggiungere conseguenze gravi come l’aumento del numero di incendi e l’aumento della temperatura del suolo.
Negli ultimi trent’anni la tendenza italiana ed europea è quella di un continuo aumento dei fenomeni di siccità. In futuro si prevede che per effetto di cambiamenti climatici la riduzione della disponibilità della risorsa idrica possa aumentare del -10% (scenario migliore) o del -40% (scenario peggiore), con punte del -90% per il Sud Italia.
In questo quadro preoccupante per il prossimo futuro un primo approccio concreto sembra essere quello del miglioramento della condizione della rete idrica. La cattiva gestione delle acque infatti, in particolare per via delle condizioni della rete idrica, permette la dispersione del 42-43% di acqua estratta.
Crisi idrica e dispersione: -20% di acqua in Italia
L’estate 2022 ci ha permesso di comprendere uno dei fenomeni più critici al mondo: la scarsità dell’acqua. L’oro blu, ovvero l’acqua, è un bene prezioso e nell’ultimo mese è diventato evidente anche a moltissimi italiani. C’è sempre chi nega qualsiasi crisi, anche quella idrica, ma l’emergenza dell’acqua è piuttosto evidente. Il settore agricolo è in ginocchio e l’estate si annuncia ancora più torrida e secca a partire dal 15 luglio. Potrebbe non piovere per un mese intero, almeno fino a settembre e gli sporadici eventi meteo estremi, come la tempesta che ha investito pochi giorni fa il Centro Italia, non possono sopperire la mancanza di acqua.
Negli ultimi trent’anni la disponibilità dell’acqua in Italia è in calo. L’Istituto superiore per la protezione la ricerca ambientale ha pubblicato i dati della disponibilità idrica del nostro Paese. È emerso, nel confronto tra il trentennio del 1921-1950 e il trentennio dal 1991-2020, che la disponibilità idrica è calata del -19% e il valore è in continuo calo.
L’emergenza idrica così descritta è già allarmante, ma la situazione non può che peggiorare considerando la crisi climatica, l’effetto serra, il riscaldamento globale e lo sfruttamento dell’acqua, fin troppo spesso privatizzata. È il caso di Nogara, in provincia di Verona, dove la fabbrica della Coca-Cola continua a estrarre, sfruttare e produrre con l’acqua che ai cittadini della zona è stata razionata.
È emergenza idrica: gli scenari futuri sono critici
Gli scenari futuri sono catastrofici, anche cercando di limitare l’uso di termini allarmistici; la situazione idrica, non solo in Italia ma nel mondo, è piuttosto grave. Secondo le proiezioni a breve termine, nel caso saremo in grado di ridurre le emissioni di gas serra, la disponibilità idrica calerà Italia di almeno un altro -10%. Ed è lo scenario positivo. Nel peggiore dei casi l’Italia potrebbe perdere un ulteriore -40% di disponibilità di acqua, con picchi in negativo del -90% localizzato nel Sud Italia. Questo scenario si verificherebbe nel caso le emissioni inquinanti di CO2 dovessero mantenersi agli stessi livelli attuali.
Ci sono delle possibilità per limitare i danni. Tra queste il controllo e l’ammodernamento della rete idrica italiana. Al momento si perde tra il 42% e il 43% dell’acqua estratta lungo il percorso. Spetta ai Comuni gestire la rete idrica, ma considerando lo stato di emergenza è lo Stato che deve sopperire ai danni. Proprio per questo nel P.N.R.R è stato deciso di investire 900 milioni di euro per la sostituzione delle condutture idriche fatiscenti, ma secondo gli esperti la cifra potrebbe non bastare.
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