Emissioni auto: non c’è accordo tra i Paesi Ue su normativa Euro 7

Gaetano Cesarano

13/03/2023

A Strasburgo si è tenuto un vertice per discutere dei nuovi criteri di omologazione Euro 7 per le emissioni di auto e furgoni: per l’Italia è intervenuto il vicepremier Matteo Salvini.

Emissioni auto: non c’è accordo tra i Paesi Ue su normativa Euro 7

A margine della sessione plenaria del Parlamento europeo, oggi si è tenuto un vertice tra i ministri dei trasporti degli Stati membri per discutere del nuovo standard di omologazione Euro 7 per la riduzione dell’inquinamento veicolare. L’ordine del giorno prevedeva anche una riflessione sullo stop alla vendita di auto con alimentazione termica a partire dal 2035.

Per l’Italia ha partecipato il vicepremier Matteo Salvini, che nei giorni scorsi si era già detto scettico sulla misura europea che rischia di ledere in maniera significativa l’industria manifatturiera italiana del settore automotive.

Insieme al nostro Paese, Repubblica Ceca, Germania, Polonia, Slovacchia, Romania, Portogallo e Ungheria chiedono fermamente una revisione degli accordi con un’esito non più scontato come invece appariva fino a poche settimane fa.

Gli standard Euro 7 per la riduzione dell’inquinamento dei veicoli a motore termico prevedono limiti identici per i motori con alimentazione benzina e diesel. Per questi ultimi la nuova normativa prevede un abbattimento delle emissioni degli ossidi di azoto (NOx) del -35% rispetto alle attuali norme in vigore, ovvero da 80 a 60 mg/km, esattamente la stessa quantità prevista per i motori a benzina, cui si aggiunge una riduzione delle emissioni di particolato pari al 13%.

L’applicazione della normativa Euro 7 è prevista dal 1° luglio 2025 per automobili e veicoli commerciali leggeri e dal 1° luglio 2027 per i veicoli pesanti. L’intento è di ridurre drasticamente l’inquinamento atmosferico prodotto dai veicoli di nuova generazione come misura ponte fino al definitivo divieto di commercializzazione attualmente previsto per il 2035.

Se quest’ultima possibilità è stata di recente osteggiata da Italia e Germania, preoccupate per la potenziale penalizzazione dell’industria automobilistica e confidenti nell’individuazione di soluzioni alternative come gli e-fuel, per quanto riguarda l’inasprimento dei limiti di omologazione Euro 7 sono gli stessi costruttori ad esprimere perplessità a causa degli enormi investimenti richiesti nei confronti di una tecnologia il cui destino appare ormai segnato.

Lo sviluppo dei motori termici è stato ormai interrotto dalla maggior parte dei brand automobilistici che hanno rivisto le proprie roadmap industriali e stanno direzionando i propri investimenti su modelli 100% elettrici. E anche se molti costruttori stanno già progettando di avviare con anticipo lo switch al «tutto elettrico», l’attenzione sulla riunione di oggi è stata molto elevata perché le nuove normative potrebbero portare ad un incremento dei costi ed essere una «pericolosa distrazione» nella competizione con i nuovi brand cinesi.

Matteo Salvini ha dichiarato «il governo italiano è fortemente contrario al regolamento su Euro 7. Aggiungo la posizione contraria anche al dossier CO2 per veicoli leggeri e pesanti, a meno che non rientrino i biocarburanti e i sintetici e-fuel» auspicando una posizione condivisa con i ministri dei trasporti degli altri Paesi europei «a tutela di cittadini, posti di lavoro e aziende».

Permane comunque un rischio concreto per l’occupazione a fronte dello stop previsto per il 2035, con molti impianti di produzione in procinto di essere riconvertiti alla produzione elettrica tra cui anche lo storico polo industriale di Cassino ex FCA ora Stellantis.

La riunione, indetta dal ministro dei trasporti ceco, Martin Kupka, dovrebbe portare ad una modifica dei target di omologazione o ritardarne l’applicazione con una finestra temporale di almeno 3 anni (2028 per le automobili e 2030 per i mezzi pesanti).

Kupka ha dichiarato: “riteniamo irrealistici gli standard Euro 7 e vorremmo modificarli nei prossimi mesi«aggiungendo»l’aumento dei costi delle auto non favorirà l’aggiornamento poiché meno persone potranno permettersi di cambiare auto” replicando alla posizione della Commissione che ha deciso di non partecipare al meeting affidandosi alle parole del portavoce «siamo pronti a dare chiarimenti alle preoccupazioni espresse dai paesi membri, con i quali siamo impegnati in una collaborazione stretta e costruttiva».

Nel frattempo a supporto dei Paesi scettici è intervenuto anche il commissario Ue all’Industria, Thierry Breton, che in un’intervista ha dichiarato: «a oggi nessuna decisione è stata ancora presa sullo stop ai motori termici nel 2035. Lo dico ai costruttori: aspettate che la democrazia europea abbia completato il suo percorso prima di prendere decisioni».

Un riferimento - forse nemmeno troppo velato - alle elezioni europee previste a maggio 2024 che potrebbero decretare una maggioranza conservatrice con la conseguente ridiscussione del controverso Green Deal.

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