Esclusiva Nvidia, cinesi all’oscuro della stretta statunitense sui chip

Giorgia Paccione

17 Aprile 2025 - 11:53

Nvidia non avrebbe informato tempestivamente i clienti cinesi delle nuove restrizioni USA sull’export dei chip AI H20, generando incertezza e perdite.

Esclusiva Nvidia, cinesi all’oscuro della stretta statunitense sui chip

Nvidia al centro di una tempesta geopolitica e finanziaria che coinvolge direttamente il mercato cinese e le nuove politiche restrittive degli Stati Uniti sull’export di chip.

Secondo fatti recenti, il colosso dei semiconduttori non avrebbe avvisato tempestivamente alcuni dei suoi principali clienti cinesi delle imminenti restrizioni imposte da Washington sull’esportazione dei chip H20, progettati specificamente per il mercato cinese. Questa scelta ha lasciato molte aziende cinesi all’oscuro, alimentando incertezza e tensioni.

La stretta USA sui chip e le conseguenze per Nvidia

Il 9 aprile 2025, le autorità statunitensi hanno comunicato a Nvidia la necessità di ottenere una licenza specifica per esportare i chip H20 verso Cina, Hong Kong, Macao e altri Paesi classificati come “D:5”, ma solo cinque giorni dopo è arrivata la conferma che questa regola sarebbe rimasta in vigore a tempo indeterminato.

L’obiettivo dichiarato di Washington è impedire che i chip avanzati di Nvidia possano alimentare applicazioni militari o supercomputer cinesi, potenzialmente utili allo sviluppo di tecnologie strategiche come armi ipersoniche o sistemi nucleari.

La reazione dei mercati non si è fatta attendere: le azioni Nvidia hanno perso circa il 6% nelle contrattazioni after-hours, mentre l’azienda ha annunciato un impatto finanziario fino a 5,5 miliardi di dollari nel primo trimestre 2025 legato a scorte, impegni d’acquisto e riserve relative ai chip H20.

Anche altri big del settore, come AMD, Intel, Broadcom e TSMC, hanno subito cali tra il 2% e il 7%, a dimostrazione di quanto le tensioni commerciali tra USA e Cina stiano scuotendo l’intera filiera globale dei semiconduttori.

Clienti cinesi all’oscuro e rischi per il business

Secondo le fonti, molte delle principali aziende cinesi del cloud e della tecnologia, tra cui ByteDance, Alibaba e Tencent, erano ancora in attesa delle consegne dei chip H20, ignare delle nuove restrizioni.

Si stima che solo nel primo trimestre 2025 fossero stati ordinati oltre 16 miliardi di dollari di chip H20 da parte di clienti cinesi. Un dato che evidenzia quanto il mercato cinese sia strategico per Nvidia: nel solo ultimo anno fiscale, la Cina ha rappresentato circa 17 miliardi di dollari di ricavi, pari al 13% delle vendite totali dell’azienda.

La mancata comunicazione tempestiva da parte di Nvidia avrebbe colto di sorpresa anche il proprio team commerciale locale, generando confusione e rischi reputazionali. La società avrebbe preferito attendere l’ufficializzazione delle regole da parte delle autorità USA prima di informare i clienti, ma questa scelta rischia ora di compromettere i rapporti con partner chiave e di favorire la ricerca di alternative domestiche da parte delle big tech cinesi.

Implicazioni strategiche e scenari futuri

La nuova stretta USA sui chip si inserisce in un contesto di crescente rivalità tecnologica tra Washington e Pechino.

Se durante l’amministrazione Biden i controlli sulle esportazioni di semiconduttori erano già stringenti, la nuova amministrazione Trump ha adottato un approccio ancora più aggressivo, considerando Nvidia non solo un campione industriale ma un vero e proprio asset di sicurezza nazionale.

L’obiettivo è chiaro: rallentare l’avanzata cinese nell’intelligenza artificiale e mantenere il primato tecnologico occidentale. Nel frattempo, Nvidia ha annunciato un maxi-investimento da 500 miliardi di dollari per la costruzione di supercomputer negli Stati Uniti, a testimonianza della volontà di rafforzare la presenza domestica e diversificare i rischi legati al mercato cinese.
Tuttavia, la domanda di chip AI in Cina resta altissima, trainata anche da innovazioni locali come il modello DeepSeek, che ha sorpreso il settore per efficienza e costi.

La vicenda, dunque, evidenzia quanto la competizione globale sui semiconduttori sia ormai una partita strategica, dove ogni mossa – anche comunicativa – può avere ripercussioni miliardarie.

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