Sembra più che mai distante un punto d’incontro sull’Alta Velocità Torino-Lione: per Salvini costa più interrompere i lavori che proseguirli, ma Di Maio non sente alternative: “Finché ci sono i 5 Stelle non avrà futuro”
Spaccatura apparentemente insanabile quella dell’esecutivo sul fronte Tav.
Non è certo la prima volta che il governo gialloverde esprime pareri molto diversi sulle più incalzanti questioni d’attualità, ma l’impressione - mai giunta all’esterno con questa intensità - è che sui lavori per l’Alta Velocità Torino-Lione un punto d’incontro sia praticamente impossibile da trovare.
L’ha fatto capire il vicepremier Luigi Di Maio che, intercettato dai giornalisti in una tappa della campagna elettorale in Abruzzo, ha affermato senza mezzi termini che la Tav non ha nessun futuro finché il Movimento 5 Stelle sarà al governo:
“Fino a quando ci sarà il M5S al Governo, per quanto mi riguarda la Tav Torino-Lione non ha né storia né futuro”.
Secondo il leader del Movimento a premere per l’avanzamento dei lavori della Tav sono “le peggiori lobby di questo Paese”, malgrado - ha sottolineato - il cantiere sia a zero.
Nominando Renzi e Berlusconi (parte di “tutti quei signori che hanno sostenuto l’opera”), il vicepremier colloca il pensiero dei 5 Stelle sulla sponda opposta, dalla parte delle “opere utili”:
“Il M5S preme per altro, ovvero per la nuova metropolitana a Torino, una linea Roma-Pescara, una linea Roma-Matera, una linea Tav Palermo-Catania. Cioè dalla parte delle opere da fare. Quando quei signori dei grandi potentati economici che hanno ridotto questo Paese in queste condizioni cominciano a tifare per un’opera inutile come la Torino-Lione, il M5S sta dall’altra parte”.
Salvini contro Di Maio: posizioni opposte sulla Tav
Le frasi di Di Maio fanno ancora più rumore se analizzate sulla base della visita di Salvini al cantiere Tav di Chiomonte.
Nel tardo pomeriggio di venerdì primo febbraio, il ministro dell’Interno ha fatto visita agli stabilimenti parlando della Tav come di “un’opera che va fatta”, pena per il Paese un percorso a ritroso che non è possibile né conveniente fare:
“Se tornare indietro costa come andare avanti, io sono per andare avanti. Questo è un governo che tiene all’ambiente, che vuole ripulire l’aria e togliere i tir dalle autostrade? Bene, quest’opera lo fa e io penso sia meglio avere meno inquinamento, meno auto in giro e più treni”.
Solo una leggera apertura al punto di vista opposto dei coinquilini di Palazzo Chigi, che arriva tramite il riferimento a un’opera che “deve essere rivista”, ma che resta in ogni caso utile e attorno alla quale il governo deve “farsi squadra”.
Secondo il leader del Carroccio l’abbandono del progetto comporterebbe la rinuncia a ad almeno 50 mila posti di lavoro e la compromissione per decine di aziende. Conviene per questo - ha proseguito - guardare ai numeri in maniera oggettiva.
Non è poi mancata un’illustrazione dell’opera in termini più che semplicistici, davanti alle telecamere. Per Salvini infatti se il treno va dritto “va più veloce e consuma meno”.
“Non occorre uno scienziato per capirlo”, ha spiegato.
Anche la lunghezza della galleria scavata finora - 28 km al momento, in lento ma graduale progredire - è oggetto di scontro tra i due vicepremier, con Salvini che evidenzia come un’opera già portata avanti per 25 km non si possa arrestare, mentre Di Maio ha più volte parlato di lavori praticamente ancora da far partire, dichiarando che “non è ancora stato scavato nemmeno un centimetro di tunnel”.
Sulla polemica relativa a quanto realizzato finora della Tav si è inserito anche Manlio Di Stefano, sottosegretario dei 5 Stelle, dichiarando che Salvini non è andato a vedere il cantiere del Tav, bensì “un buco di 5 metri”, per poi chiudere ogni porta e etichettare il tutto come un’opera inutile senza nessuna vera speranza di realizzazione:
“Non si farà. Punto”.
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