16 Paesi e quasi 7mila soldati impegnati nelle esercitazioni Nato nel Mar Baltico: cosa sta succedendo e quali sono gli obiettivi dell’Alleanza.
Prende il via domenica 5 giugno l’esercitazione annuale Baltops, una mobilitazione di 14 Stati membri della Nato che avrà luogo nelle acque e nello spazio aereo lettone del Mar Baltico e si prolungherà fino a metà mese.
Giunta ormai al suo 51esimo anniversario, l’operazione vedrà un massiccio dispiegamento e coordinamento di forze poiché, secondo i piani, arriverà a coinvolgere 7 mila unità tra marines, marinai, piloti e truppe. Le manovre hanno come obiettivo la conquista di una testa di ponte su una spiaggia nell’arcipelago di Stoccolma, ma saranno diversi i territori coinvolti nel corso delle diverse tattiche militari messe in campo.
Alle attività così articolate dei Paesi alleati si aggiungeranno anche i contributi di Svezia e Finlandia, Stati partner della Nato che, seppur ancora ostacolate dal veto turco, hanno già presentato tutta la documentazione necessaria per chiedere il cambio di status e l’ingresso ufficiale nell’organizzazione atlantica.
La partecipazione delle due nazioni non è ovviamente casuale, bensì risponde a precise logiche e mire strategiche che, tuttavia, destano nell’opinione pubblica anche qualche perplessità e incertezza visti i facili attriti con la Russia. Le dichiarazioni delle autorità competenti che oggi si trovano alla guida dell’operazione lasciano un certo margine interpretativo, ma ancor più eloquenti sono le risposte di Mosca.
Quanto durerà l’esercitazione?
L’esercitazione militare della Nato nel Mar Baltico, indetta in occasione del 500esimo anniversario della Marina svedese, avrà inizio domenica 5 giugno e si protrarrà per 12 giorni fino al 17 giugno.
Le manovre previste per Baltops interesseranno tutta l’area del Nord Europa con il proprio punto focale nelle acque della Lettonia. Proprio in questo territorio, compreso il relativo spazio aereo, saranno condotte diverse operazioni che coinvolgono navi, aerei e veicoli blindati appartenenti alla Nato.
Le attività condotte nella regione costituiscono però solo una parte del piano poiché l’esercitazione dovrebbe concludersi poi a Kiel, in Germania.
Esercitazione nel Baltico: quali Paesi Nato partecipano?
A prendere parte alla mobilitazione saranno in totale 16 Paesi.
Oltre alle già menzionate Svezia e Finlandia, i Paesi coinvolti nello specifico saranno Belgio, Bulgaria, Danimarca, Francia, Germania, Estonia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti. L’apporto USA in particolare sarà determinante a livello di mezzi impiegati. Oltre ai 4.000 militari coinvolti, 60 aerei, 40 navi di varie classi, ci sarà infatti anche la nave d’assalto anfibia Uss Kearsarge che ospita 26 aerei da combattimento e 2.400 tra marines e marinai.
L’imponente imbarcazione è già arrivata nel porto di Stoccolma e tra gli analisti c’è chi dice che proprio questa portaerei sia un po’ il simbolo di come l’operazione militare «speciale» di Putin in Ucraina abbia alterato l’architettura della sicurezza europea. Il New York Times ad esempio la descrive come «la promessa di quello che l’ingresso nella Nato porterà a questo Paese storicamente neutrale che improvvisamente non lo è più». Con ovvio riferimento alla Finlandia, la testata intende quindi preannunciare l’ira del Cremlino.
Il comandante supremo delle forze armate svedesi, Micael Byden rimarca:
«Nessuno a Stoccolma può non accorgersi che c’è una grande nave americana in città.»
L’intenzione Nato però non era assolutamente quella di nascondere le proprie attività, anzi.
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Perché la Nato si sta muovendo nel Baltico
I movimento dell’Alleanza nel Baltico sono formalmente motivati e dichiarati; l’obiettivo principe è «prepararsi a garantire la difesa collettiva e l’attuazione di una politica di deterrenza».
Baltops del resto sarà pur sempre un appuntamento fisso, ma questa «edizione» non è paragonabile alla mobilitazione degli altri anni. Per lanciare un chiaro messaggio, fa notare Eugene Black, comandante della sesta flotta statunitense e alto ufficiale Nato, «l’esercitazione di quest’anno è circa il 30 per cento più ampia di quella dell’anno scorso».
D’altro lato il generale Michael Claesson, capo di Stato maggiore svedese della Difesa, sostiene con fermezza che «questa esercitazione è un’opportunità eccellente per tutti i Paesi partecipanti per imparare di più sull’ambiente operativo del mar Baltico».
Dopo il naufragio della prospettiva di un’alleanza nordica, spiega al Corriere della Sera Charly Salonius-Pasternak, esperto militare del Finnish Institute di International Affairs, «la Nato era l’unica opzione per questi due Paesi».
É questo l’inizio della guerra?
Dall’inizio dell’invasione è stato subito chiaro che la Nato avesse un ruolo nella crisi russo-ucraina, ma che una mobilitazione diretta fosse esclusa per principio dal diritto internazionale. In questa cornice di coinvolgimento sostanziale e parallela impossibilità di intervento diretto, si inseriscono quindi vari progetti operativi messi in piedi dall’Alleanza proprio per dare un segnale reattivo anche se non belligerante.
Questa esercitazione è quindi più che altro da intendersi come una dimostrazione che l’ingresso di Svezia e Finlandia nell’Alleanza rimodellerebbe inevitabilmente la Difesa dei Paesi nordeuropei. Il timore che per decenni ha tenuto in piedi la finlandizzazione è proprio il confine nazionale di 1.340 chilometri con l’ingombrante San Pietroburgo.
Helsinki in breve teme di essere a portata d’artiglieria e la presenza della Kearsarge a Stoccolma restituisce al mittente un promemoria ben preciso. Non a caso il generale americano Mark Milley, capo del Joint Chiefs of Staff, ha sottolineato come «da una prospettiva russa l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato sarà molto problematico in termini militari».
Per contrastare quindi l’immagine di debolezza che potrebbe emanare una Russia isolata davanti a questa manifestazione di poderosità logistica lo stesso presidente Putin in un’intervista al canale tv Rossija 24 ha asserito:
«La Russia sta schiacciando come noci le armi americane inviate all’Ucraina. I loro sistemi di difesa aerea stanno andando in pezzi».
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