Ethereum e Bitcoin si muovono sul filo del rasoio: dopo il Merge ora la Fed incombe minacciosa sulle criptovalute con lo spettro di un rialzo jumbo dei tassi di interesse. Ecco cosa può succedere.
Ethereum ha perso il 25% in una sola settimana. Bitcoin il 15%. Una pessima performance per le criptovalute all’indomani del Merge, l’evento dell’anno che ha trasformato il sistema di validazione delle transazioni dal «proof of work» al «proof of stake».
Perché Ethereum crolla dopo il Merge?
La performance negativa di Ethereum non è dovuta a un semplice riassestamento post Merge. Prima del completamento dell’operazione, la società di analisi Nansen aveva messo in guardia gli investitori di Ethereum dal rischio di «centralizzazione» del PoS: il 64% di tutti gli Ether in staking sono detenuti da cinque aziende.
A confermare questo timore è Ryan Rasmussen, ricercatore di Bitwise, che subito dopo il Merge ha osservato che «la maggior parte dei blocchi – circa il 40% o più – sono stati confermati da due indirizzi appartenenti a Lido e Coinbase. Non è certo una situazione ideale vedere il 40% dei blocchi venire creati da soltanto due provider, specialmente se uno di essi è un’entità centralizzata (Coinbase).»
Secondo uno studio di Santiment, un’altra società di analisi di criptovalute, poche ore dopo il passaggio a PoS, quasi 300 blocchi sono stati convalidati da due indirizzi, facendo così crescere il timore di una eccessiva centralizzazione di Ethereum. Ricordiamo che per diventare validatore occorre mettere in staking 32 ETH, pari a circa 48.200 dollari.
Crollano anche Bitcoin e le altre criptovalute
Il destino di Bitcoin in questa fase è legato a doppio filo a quello di Ethereum. Prima del Merge, entrambe le criptovalute utilizzavano lo stesso sistema di validazione delle transazioni, il PoW. Nel tempo il proof of work è diventato più complesso rendendo necessaria una sempre maggiore potenza di calcolo per risolvere i problemi matematici.
Per tale ragione molti investitori hanno messo Bitcoin sul banco degli imputati per un consumo eccessivo di energia e per la scarsa sostenibilità ambientale. Ethereum, dopo il Merge, promette di consumare il 99% di energia in meno.
Perché allora la valuta digitale di Vitalik Buterin ha perso il 25% del suo valore?
Perché anche altre criptovalute sono crollate?
Risk off su Ethereum e Bitcoin in vista della Fed
Le banche centrali hanno avviato da mesi un piano di normalizzazione dei tassi di interesse nel tentativo di raffreddare l’inflazione. Dopo la Bce ora è il turno della Fed: il 21 settembre il FOMC, il braccio operativo della banca centrale americana, potrebbe decidere per un rialzo jumbo dei tassi. Le attese sono per un aumento di altri 75 punti base che porterebbero il costo del denaro al 3,25% dal 2,5%, ma c’è anche chi ipotizza un aumento di 100 punti base.
Dopo la Fed sono in calendario anche i meeting della Banca del Giappone e della BoE. Tanti appuntamenti che alimentano le preoccupazioni e spingono gli investitori lontani dal rischio e verso asset considerati rifugio: il dollaro infatti si mantiene in pressing contro i massimi del 7 settembre a 110,50.
E’ chiaro che non è il momento di comprare attività estremamente volatili come Ethereum e Bitcoin. Tuttavia, la vicinanza a supporti critici a 1.280 dollari per Ethereum e 18.700 dollari per Bitcoin potrebbe offrire una base dalla quale assistere a una reazione tecnica. Non un segnale di inversione, ma un rimbalzo temporaneo che interrompe un trend ancora negativo.
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