Euro-dollaro, Goldman Sachs avverte: crollo del 10% con vittoria Trump alle elezioni Usa

Laura Naka Antonelli

23/10/2024

Goldman Sachs presenta il worst case scenario per l’euro: un crollo del 10% lo porterebbe a bucare la parità sul dollaro.

Euro-dollaro, Goldman Sachs avverte: crollo del 10% con vittoria Trump alle elezioni Usa

Una vittoria di Donald Trump alle imminenti elezioni presidenziali Usa potrebbe far crollare il rapporto euro-dollaro del 10%. È l’avvertimento lanciato dagli analisti di Goldman Sachs, che hanno calcolato il danno che la moneta unica soffrirebbe con l’imposizione di nuovi dazi e con il taglio delle tasse negli Stati Uniti da parte dell’amministrazione Usa guidata dal tycoon.

Il tonfo paventato da Goldman Sachs significa che il rapporto EUR-USD, capitolando del 10% dai valori attuali, scenderebbe al di sotto della parità, così come accadde due anni fa.

Goldman Sachs: crollo -10% dell’euro con vittoria Trump per dazi più alti e taglio tasse

Gli analisti della divisione di ricerca del colosso di Wall Street hanno precisato che il worst case scenario presentato per l’euro si verificherebbe in caso di vittoria massiccia dei Repubblicani alle imminenti elezioni, quindi non solo con Trump presidente ma anche con la Camera dei Rappresentanti e il Senato sotto il controllo del GOP.

Con l’appoggio pieno del Congresso degli Stati Uniti, Trump si assicurerebbe infatti il via libera alla sua agenda economica, che ruota soprattutto attorno al taglio delle tasse, fattore che potrebbe riaccendere la crescita dell’inflazione negli States, e dunque alimentare la prospettiva di tassi di interesse più alti: tutto ciò a beneficio del dollaro Usa e, dunque, a svantaggio dell’euro.

In una nuova nota, l’analista di Goldman Sachs Michael Cahill ha ricordato che i dazi hanno una incidenza diretta sui rapporti di cambio e che, di conseguenza, è sulla loro imposizione da parte dell’amministrazione Trump che il mercato del forex si focalizzerebbe, esaminando i vari scenari che potrebbero delinearsi a seconda dell’esito delle elezioni presidenziali Usa: “Più nello specifico, ci aspettiamo una risposta più forte del dollaro in caso di ondata repubblicana, che aprirebbe la porta a dazi più alti, uniti a tagli delle tasse”, ha scritto Cahill.

Se invece la vittoria dei Repubblicani non si confermasse netta, o se a concretizzarsi fosse piuttosto una vittoria totale di Kamala Harris alle elezioni, con tanto di onda democratica o un Congresso diviso il dollaro, secondo l’analista di Goldman Sachs, accuserebbe inizialmente un dietrofront, in quanto sui mercati si sgonfierebbero le aspettative sull’arrivo di dazi più elevati contro i partner commerciali degli Stati Uniti.

Il dollaro continua intanto a portare avanti la sua corsa, sulla scia delle aspettative di una Fed più cauta a tagliare i tassi, dopo il taglio di 50 punti base del 18 settembre, a causa di un’economia che continua a confermarsi ancora resiliente.

Nella sessione di ieri, la valuta americana, già reduce da tre settimane consecutive di guadagni e in rialzo in 15 delle 17 precedenti sessioni, è balzata al record degli ultimi due mesi e mezzo, beneficiando del balzo dei rendimenti dei Treasury a 10 anni, che sempre ieri sono schizzati fino al 4,222%, al record dallo scorso 26 luglio.

Il Dollar Index ieri è avanzato fino a 104.08, testando il record dal 2 agosto: su base mensile, l’indice è in rialzo di quasi il 3,3%, ed è prossimo a riportare il guadagni mensile più sostenuto dall’aprile del 2022.

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