I sell sui Treasury hanno scatenato la nuova corsa dei rendimenti, a vantaggio del dollaro Usa.
Titoli di stato americani sotto forte pressione, sulla scia delle dichiarazioni di alcuni esponenti della Fed, che hanno acuito i timori già presenti di un contesto di tassi di interesse Usa più alti per un periodo di tempo più lungo di quanto previsto: la cosiddetta condizione di rates “higher for longer” che più volte, ha fatto scattare i sell sia sui Treasuries americani che su Wall Street.
Gli smobilizzi che nella giornata di ieri si sono abbattuti sulla carta americana hanno provocato il forte rialzo dei rendimenti, con quelli decennali che sono saliti durante la giornata di contrattazioni di quasi 10 punti base, volando fino al 4,174%. Balzo anche per i rendimenti dei Treasury a due anni, che sono avanzati di 6 punti base circa, salendo fino al 4,019%.
La pressione rialzista sui rendimenti continua: i tassi a 10 anni superano anche la soglia del 4,2%, fino al 4,21%, mentre i rendimenti a due anni avanzano al 4,037%.
Parole Fed fanno scattare l’attenti sui tassi
A pilotare il trend dei titoli di stato Usa sono state in particolare le parole del presidente della Fed di Minneapolis Neel Kashkari, che hanno fatto riferimento alla resilienza dell’economia e alla solidità del mercato del lavoro degli Stati Uniti.
Kashkari ha detto inoltre chiaro e tondo di ritenere che la traiettoria di più lungo termine dei tassi potrebbe confermarsi più alta di quanto lo sia stata in passato.
A dire la sua ieri è stata anche la numero uno della Federal Reserve di Dallas, Lorie Logan che, pur sottolineando di essere favorevole all’allentamento della restrizione monetaria della banca centrale Usa guidata da Jerome Powell, che a settembre si è concretizzato con un taglio dei tassi di 50 punti base, ha indicato la necessità che venga adottato, nel processo di riduzione del costo del denaro degli Stati Uniti, un approccio cauto.
“Se l’economia si evolverà nel modo che ora prevedo, una strategia che punti ad abbassare gradualmente i tassi di interesse verso un livello più normale o neutrale potrebbe aiutare a gestire i rischi e a raggiungere i nostri obiettivi” - ha detto Logan nel corso di un discorso proferito a New York - “Tuttavia, alcuni eventuali shock potrebbero influenzare il percorso per tornare a una condizione di normalità, quanto velocemente le decisioni di politica monetaria dovrebbero cambiare e dove i tassi dovrebbero stabilizzarsi.
Di conseguenza, ha avvertito la funzionaria della Fed, “a mio avviso, il (FOMC - Federal Open Market Committee) avrà bisogno di rimanere pronto e disposto ad apportare aggiustamenti nel caso in cui dovesse essere appropriato”.
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Buy sul dollaro, il trend VS euro e yen
Il trend rialzista dei tassi ha sostenuto nelle ore precedenti la performance del dollaro Usa, già reduce da tre settimane consecutive di rialzi e da un trend positivo in 14 delle 16 precedenti sessioni, sulla scia di diversi dati economici positivi che hanno portato gli investitori a limare le aspettative sull’entità dei prossimi tagli dei tassi da parte della Fed.
In realtà, per la prossima riunione del FOMC di novembre (occhio alla data), i mercati continuano a scommettere su un taglio dei tassi di 25 punti base con una probabilità ancora elevata, pari al 87%.
Tuttavia, dal FedWatch Tool del CME era emerso un mese fa come i mercati stessero dando praticamente per certo un taglio di almeno 25 punti base, scommettendo su un’altra riduzione di 50 punti base, dopo quella dello scorso 18 settembre, con una probabilità pari al 50,4%.
Ieri, le parole dei funzionari della Fed hanno sostenuto ulteriormente le quotazioni del dollaro, con il Dollar index balzato fino a +0,53% a quota 104,01, con quello che è stato il rialzo, su base percentuale, più sostenuto dalla seduta del 4 ottobre scorso.
L’euro è così sceso dello 0,5% fino a $1,0811. Nei confronti dello yen, il dollaro è salito di ben lo 0,84% nella sessione di ieri, fino a 150,77, dopo essere schizzato al record in più di nove settimane, a quota JPY 150,83.
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