L’Europa si sente in pericolo senza una difesa comune e propone un Piano militare. Cosa comporta?
L’Europa è in pericolo. A dirlo è stato l’alto rappresentante Ue Josep Borrell nel corso della presentazione della strategia sulla Difesa europea. Un passaggio sostenuto anche da Ursula von der Leyen, che su X scrive di spendere di più per la difesa, ma meglio.
Una strategia, quella della difesa Ue inscritta nel Piano di Difesa comune, che ha all’orizzonte il voler restare a galla dell’esecutivo dopo le elezioni del prossimo giugno. Almeno questo è quello che i commentatori propongono come chiave di lettura della posizione europea in merito non solo all’appoggio all’Ucraina, ma anche agli obiettivi Ue in merito al potenziamento della difesa.
Il Piano di Difesa comune dovrebbe prevedere non l’acquisto diretto di armi, né l’istituzione del fondo da 100 miliardi di euro, che era stato ipotizzato a gennaio dal commissario per il Mercato interno, Thierry Breton; bensì l’acquisto congiunto di almeno il 40% delle forniture militari entro il 2030. A questo si accompagna la promessa di una nuova figura europea per la Difesa, un ruolo da accompagnare alle figure che oggi hanno la responsabilità, come il commissario Breton e dall’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell.
Rafforzare le capacità di difesa industriale: il Piano di Difesa comune
Nella giornata del 5 marzo, Ursula von der Leyen ha confermato l’impegno europeo nel creare un Piano di Difesa comune. Su X ha scritto:
In inglese: Today we set our vision for defence readiness with Europe’s defence industrial strategy.
It will support Member States to not only spend more, but better, together and European.
And link Ukraine’s know-how with our defence industry to facilitate innovation.In Italiano:
Oggi definiamo la nostra visione per la preparazione alla difesa con la strategia industriale di difesa dell’Europa.
Sosterrà gli Stati membri non solo a spendere di più, ma anche meglio, insieme ed in modo europeo.
E collegare il know-how dell’Ucraina con la nostra industria della difesa per facilitare l’innovazione.
Un commento che accompagna le dichiarazioni dell’alto rappresentante Ue Josep Borrell, che nel corso della presentazione della strategia sulla Difesa europea ha sottolineato come l’Europa sia ancora in pericolo perché “la guerra è ai nostri confini ed è una guerra che non sembra finire presto ed è per questo che dobbiamo rafforzare la nostra capacità di produzione”.
Secondo Borrell bisogna passare da una modalità di emergenza a un visione di medio e lungo periodo per sostenere l’Ucraina. A partire, continua l’alto rappresentante, dalla consapevolezza che l’Europa non ha un Pentagono, “dobbiamo quindi raggruppare il modo in cui gli Stati membri reagiscono, abbiamo bisogno di una politica di Difesa comune”.
La risposta Europa all’Ucraina: verso una spesa più intelligente
L’Ue non spende bene i propri soldi, almeno sulla difesa. Così Margrethe Vestager, vicepresidente esecutivo della Commissione, ha spiegato che la spesa è destinata a troppi sistemi d’arma diversi, per lo più acquistati al di fuori dell’Ue. “Ora che i bilanci della difesa di tutti gli Stati membri sono in forte aumento, dovremmo investire meglio, il che significa soprattutto investire insieme e investire in Europa”, ha fatto notare.
A questo scopo è logico, continua, creare una giusta relazione transatlantica, senza guardare al ciclo delle elezioni, “prenderci più responsabilità per essere un alleato più capace”. Borrell, da parte sua, fa notare come ci si aspettasse una maggiore partecipazione da parte degli Stati membri in merito al piano di acquisto comune per le munizioni da donare a Kiev. E se anche ci sono mancanza di fondi o altre priorità, dice: “Non si combattono le guerre con le banconote, ecco perché serve aumentare la capacità di produzione industriale in Europa”.
La soluzione è una visione a lungo termine, un Programma industriale europeo di difesa (Edip) capace di mobilitare 1,5 miliardi di euro del bilancio Ue nel periodo 2025-2027. Lo sfondo è una Struttura per il programma di armamento europeo (Seap) per facilitare e incrementare la cooperazione degli Stati membri in materia di equipaggiamenti, con il lancio di progetti di difesa europei di interesse comune e un potenziale sostegno finanziario. Il Piano prevede di acquistare almeno il 40 per cento delle attrezzature in modo collaborativo entro il 2030, arrivare ad almeno il 50 per cento dell’approvvigionamento nazionale all’interno dell’Ue (entro il 2030) e al 60 per cento entro il 2035.
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