Europa in recessione? Attenzione a questi segnali del mercato

Violetta Silvestri

03/08/2023

L’Europa può ancora scivolare in recessione: lo affermano gli investitori che osservano alcuni segnali dei mercati finanziari, piuttosto chiari nell’evidenziare la debolezza europea.

Europa in recessione? Attenzione a questi segnali del mercato

Europa: lo spettro recessione aleggia ancora nel vecchio continente e alcuni segnali finanziari lo stanno dimostrando.

Secondo gli investitori, infatti, nonostante il declassamento degli Usa da parte di Fitch - che ha comunque diviso economisti e strateghi sulla sua validità - la potenza americana sta mostrando una resilienza economica che l’area europea non ha.

Con la Germania osservata speciale e già scivolata in recessione tecnica, l’inflazione di fondo che non rallenta abbastanza, un’industria indebolita e una Bce dal tono aggressivo - seppure con più cautela - l’Europa appare ancora fragile nella sua ripresa.

Senza contare che la guerra in Ucraina rappresenta una minaccia costante, come ha già dimostrato con la crisi del gas ed energetica in generale l’anno scorso. Sommando un mix di fattori, non ultimo l’alta tensione Usa-Cina che sta obbligando il blocco Ue a ripensare i suoi rapporti commerciali con il dragone, gli investitori stanno tornando a valutare negativamente l’Europa. La recessione può ancora arrivare e i segnali finanziari ci sono.

L’Europa può ancora scivolare in recessione

I dati macroeconomici sono ovviamente i più efficaci nel mostrare quanto e se una nazione o un’area geografica sta crescendo o si sta dirigendo verso una stagnazione o, peggio, una recessione.

Osservando questi fattori, per esempio, la scorsa settimana è emerso che l’economia statunitense è cresciuta a un tasso annualizzato del 2,4% nel secondo trimestre, ben al di sopra di quanto previsto dagli economisti, mentre l’indicatore di inflazione preferito dalla Federal Reserve statunitense si è raffreddato più del previsto a giugno, rafforzando le aspettative che potrebbe presto tempo di chiamata nel suo ciclo di rialzo dei tassi.

Nel frattempo, l’Europa è sull’orlo della recessione. L’Eurostat ha registrato che nel secondo trimestre 2023 la crescita del Pil è stata pari a zero nei 27 Paesi dell’Ue, mentre l’Eurozona è tornata a crescere dello 0,3%, dopo uno 0,0% del trimestre precedente. In una lettura preliminare, il Pmi manifatturiero finale della zona euro è sceso a 42,7 a luglio dal 43,4 di giugno, il minimo da maggio 2020. La Germania guida la debolezza nel settore.

Il settore dei servizi, visto come il traino maggiore della ripresa, oscilla. I dati Pmi composito e dei servizi dell’Eurozona hanno deluso nella lettura di luglio, con l’indice composito a 48,6 (attese a 48,9 e precedente 49,9) e l’indice servizi a 50,9 (previsioni 51,1 e precedente 52,0).

La stessa Lagarde, durante la conferenza stampa della riunione del 27 luglio, ha ammesso che la situazione economica della regione si sta deteriorando, complici anche i rialzi dei tassi che stanno frenando i prestiti.

Non solo, l’inflazione dei servizi nell’Eurozona ha raggiunto il record del 5,6% a luglio. Gli analisti hanno affermato che gli aumenti dei tassi di interesse hanno avuto meno successo nel ridurre i prezzi in Europa rispetto agli Stati Uniti, perché l’Europa ha subito molto di più il danno inflitto alle forniture di cibo ed energia dall’invasione totale dell’Ucraina da parte della Russia rispetto agli Usa.

Con una inflazione soprattutto da “offerta” (legata alla carenza di materie prime) e non da “domanda” (legata invece alla spinta dei consumatori), gli europei si sono trovati in una situazione peggiore.

In questo scenario, Ario Emami Nejad, portfolio manager di Fidelity International ha dichiarato su Financial Times:

“Abbiamo assistito a molti aumenti dei tassi di interesse negli Stati Uniti, ma la domanda e la crescita sono forti. La dinamica della crescita europea è debole; pensiamo che la [Banca centrale europea] abbia commesso un errore politico e lo riconosceranno tardi”.

Il riferimento è all’idea che la Bce abbia alzato troppo i costi dei prestiti e sarà costretta a tagliarli in un contesto economico in peggioramento.

Questi segnali del mercato annunciano la recessione europea

Il quadro finanziario non è rincuorante per l’Europa: l’euro è sceso rispetto al dollaro nelle ultime due settimane, mentre il balzo a sorpresa delle azioni europee di quest’anno si è arrestato e i titoli di Stato tedeschi stanno mostrando rendimenti più elevati.

I cambiamenti mostrano una crescente convinzione tra i gestori di fondi che gli indicatori economici nella zona euro si stiano indebolendo di fronte a costi di indebitamento più elevati, mentre gli Stati Uniti hanno dimostrato resilienza nonostante il contesto di tassi di interesse più restrittivo degli ultimi 22 anni.

Per esempio, secondo gli analisti, nella prima metà di quest’anno, i mercati azionari europei sono stati un successo, confondendo le aspettative quasi universali di ribassi degli analisti. Al contrario, un inverno relativamente mite e l’allentamento della crisi energetica della regione hanno aiutato il continente a evitare uno shock profondo, spingendo l’indice Stoxx Europe 600 in rialzo dell’8,5% nei primi sei mesi dell’anno.

Questi guadagni si sono invertiti a metà di una deludente stagione degli utili del secondo trimestre. Le aziende dello Stoxx 600 sono sulla buona strada per registrare il loro più grande calo degli utili trimestrali dalle prime fasi della pandemia di Covid-19, registrando un -17% su base annua degli utili per azione nel secondo trimestre, più del doppio la caduta dei rivali statunitensi nel suo benchmark S&P 500.

Di conseguenza, il divario del prezzo delle azioni con Wall Street si è ampliato. L’S&P 500 è salito di quasi il 20% quest’anno, aiutato in parte dall’entusiasmo per l’intelligenza artificiale, un’area dominata dalle società statunitensi.

Se la narrativa negli Stati Uniti racconta di un atterraggio morbido possibile e una recessione scongiurata, lo stesso non può dirsi in Europa, dove i dubbi restano.

Inoltre, l’euro è sceso del 2,6% rispetto al dollaro da metà luglio e, nei titoli di Stato, il divario tra i costi di prestito a 10 anni degli Stati Uniti e quelli della Germania, la più grande economia europea, si è ampliato al livello più alto quest’anno.

Kevin Thozet, membro del comitato per gli investimenti di Carmignac, ha affermato che tale dinamica lo ha spinto a scaricare alcuni Treasuries statunitensi a favore dei titoli di stato tedeschi, che si sarebbero rafforzati in caso di una recessione europea conclamata. “Quando consideriamo i due blocchi economici, la Germania è la regione in cui vediamo il maggior indebolimento economico”, secondo l’esperto.

I dati di BNY Mellon, custode di circa un quinto delle attività finanziarie mondiali, mostrano che gli investitori non statunitensi hanno realizzato vendite nette di circa $50 miliardi di titoli del Tesoro Usa dall’inizio dell’anno, mentre i Bund hanno attirato quasi $4 miliardi di afflussi netti da investitori non appartenenti alla zona euro nello stesso periodo.

Tutti questi fattori, secondo investitori e analisti, confermano che sull’Europa c’è ancora tanta incertezza e che la recessione è possibile.

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.