Interessante la testiomnianza portata da Francesca Boni, fondatrice de Il Vestito Verde, community che promuove la conoscenza a favore del tessile sostenibile e circolare.
Il distretto di Centergross a Bologna ha ospitato venerdì 27 ottobre, l’incontro organizzato da Money.it e Parlamento Europeo, sul tema «La strategia dell’Unione Europea per un tessile sostenibile e circolare».
Ai lavori ha preso parte lo staff di Centergross a cominciare dal presidente Piero Scandellari, insieme ad Alessandro Nardone, Riccardo Collina e Roberto Corbelli.
Ospiti della serata Antonio Franceschini di CNA Federmoda e Francesca Boni, founder de Il Vestito Verde.
Per il Parlamento europeo sono intervenuti da remoto gli onorevoli Alessandra Moretti e Carlo Fidanza, mentre Sabrina Pignedoli ha inviato un videomessaggio.
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Tre punti chiave
Il dibattito ha proposto molteplici spunti di riflessione, evidenziando da una lato le preoccupazioni del mondo imprenditoriale per gli obiettivi che l’Europa ha posto ai produttori e dall’altro i timori per la feroce concorrenza resa dai grossi player attraverso il fast-fashion. I rappresentanti europei hanno poi definito il perimetro delle misure in via di definizione a Bruxelles, rassicurando in parte i produttori. In conclusione, è giunto l’appello degli operatori affinché venga assicurato l’impegno a rendere più consapevoli i consumatori rispetto ai propri acquisti, valutando nel contempo prezzi, qualità e provenienza di ciascun capo acquistato.
Pronto moda, la risposta di Centergross
Nel corso dell’incontro, i rappresentanti del distretto bolognese che ha ospitato la serata hanno sottolineato a più riprese come già da anni le imprese di Centergross siano protagoniste di una strategia condivisa che permette loro di coniugare moda e sostenibilità. Si tratta del «Pronto Moda», spiegato molto bene da Alessandro Nardone nel suo keynote e basato sul principio della filiera corta, diametralmente opposto al tanto criticato «fast-fashion». Piero Scandellari, presidente di Centergross, ha rammentato come la storia del distretto abbia nei suoi elementi fondanti la dimostrazione concreta di come sia possibile fare coesistere i tre pilastri della moda sostenibile: sociale, economica ed ambientale. “Centergross” - ha spiegato Scandellari - “è stato costruito su questi stessi valori 46 anni fa, valori che hanno ha contribuito a ridurre l’inquinamento e il traffico nel centro di Bologna, piantando migliaia di alberi e offrendo servizi alle oltre 6.000 persone che ancora oggi lavorano nel distretto. La sostenibilità è parte integrante dell’identità di Centergross e ha permesso l’evoluzione del modello di business del Pronto Moda tra le aziende del distretto”.
Centergross e le prossime sfide targate EU
Per Riccardo Collina, Phygital Export manager Centergross, la sfida più importante che attende il distretto bolognese è rappresentata dal raggiungere tutti gli obiettivi fissati dall’Europa. “Non dobbiamo mai dimenticare che la moda è fatta di stile, di produzione, di marketing e di distribuzione. Bene: oltre il 70% di queste attività, le aziende attive a Centergross le svolgono già all’interno del nostro distretto, a differenza di quello che fanno i grandi brand del settore. Non solo: l’Europa chiede di valorizzare le pratiche di riutilizzo e riparazione legate al tessile. Per quanto mi riguarda credo che anche queste siano esigenze che dovranno trovare spazio nel modello Pronto Moda, ma sempre considerando che sono prerogative che dovranno poter esprimere quegli elementi di stile e qualità alla base della domanda dei clienti”.
Aiuti subito
Se da un lato, dunque, la realtà di Centergross ha dimostrato quanto siano dotate di resilienza le imprese del distretto, dall’altro c’è chi non nasconde timori e perplessità in vista degli impegni fissati dell’Ue per il 2030. Roberto Corbelli, Art Director Centergross, nel suo intervento finale ha proposto un’analisi lucida dello sforzo che attende gli operatori: “Sul tema 2030, vorrei avere la stessa positività che hanno testimoniato molti produttori del distretto. A Centergross si respira un’aria densa di dinamicità e forza, ma occorre anche essere realisti: il raggiungimento del risultato atteso dall’Europa dipenderà molto anche dal sostegno e dalle misure che saranno messe a disposizione delle imprese. La transizione verso modelli sostenibili e circolari può avvenire soltanto penalizzando le forme di concorrenza che permettono a certe realtà di mettere in vendita capi a pochi euro, ma soprattutto offrendo un sostegno a quelle piccole e medie realtà che sono chiamate a dare vita a questa trasformazione. Senza questi aiuti la transizione diventa molto difficile”.
Nuove tendenze, il caso de Il Vestito Verde
Particolarmente interessante, il punto di vista proposto all’evento da Francesca Boni, fondatrice del Vestito Verde, community composta da circa 100mila utenti, tutti interessati ad approfondire il tema della sostenibilità applicato al mondo della moda.
Con un trascorso formativo costruito tra Bologna, il Canada e Milano, Boni oggi ricopre il ruolo di ricercatrice alla Bocconi, dopo aver fondato il network in cui si dedica all’abbigliamento sostenibile, che lascia alle spalle l’usa e getta per preferire la qualità di quando si avevano soltanto pochi anni. Francesca Boni è questo: una giovane donna che ha precorso i tempi, mentre era lontana dall’Italia e venne illuminata da un documentario sui diritti dei lavoratori del tessile. Ancora non sapeva che quello che per lei era un ideale sarebbe diventato un’occasione di confronto pubblico, scambio di idee, scelte consapevoli. Quando nacque, nel 2017, il Vestito Verde era solo una pagina Facebook cui la community potesse portare il proprio contributo, in termini di sapere, informazioni condivise, riflessioni e scambi di opinioni.
“Non volevo contribuire all’inquinamento, né allo sfruttamento delle donne e dei minori”, ha raccontato Francesca oggi che ha 24 anni, vive a Milano da cinque e il suo social network si è trasformato in un progetto in grande: un sito che raccoglie informazioni, le specifiche, distribuisce.
Dal suo spunto è nata la mappa dei negozi sostenibili in Italia
“Con il Vestito Verde abbiamo dato vita ad un database dedicato all’ecommerce, per soddisfare le esigenze di chi vuole comprare abbigliamento sostenibile online. C’è poi una mappa, integrata con Google, che localizza i negozi in Italia, suddivisi per tipologie con colori diversi: Vintage, Second hand, Equo e solidale e così via. Infine, c’è il blog: perché non vogliamo che l’informazione sia calata dall’alto. Vogliamo dare l’opportunità a tutti di contribuire ad aumentare la consapevolezza del consumatore e aiutarlo a compiere la scelta migliore, per l’ambiente e per il portafoglio”.
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