Facebook e YouTube hanno annunciato la rimozione di contenuti che fanno riferimento specifico al whistleblower, ovvero il potenziale “informatore” che ha portato all’impeachment di Trump
Facebook e YouTube rimuoveranno i riferimenti all’informatore di Trump, il cosiddetto whistleblower, la cui denuncia ha scatenato un’indagine per impeachment ai danni del Presidente USA.
Per le piattaforme, infatti, qualsiasi menzione del nome del potenziale informatore “viola la nostra politica, che vieta la fuga di informazioni riguardo testimoni, informatori o attivisti”, come fatto sapere da un portavoce di Facebook tramite una nota, che prosegue così:
“Stiamo rimuovendo qualsiasi riferimento all’identità del presunto informatore, decisione che rivedremo qualora quel nome in futuro dovesse essere ampiamente diffuso tramite media, o utilizzato in discussioni pubbliche”.
Anche da YouTube hanno fatto sapere che i video con menzioni simili verranno rimossi, utilizzando una combinazione di intelligenza artificiale e revisione di occhio umano.
Facebook e YouTube rimuoveranno i riferimenti all’informatore di Trump
Le rimozioni su Youtube partirebbero da un controllo incrociato di titoli, descrizioni dei video e contenuti effettivi.
Dalla piattaforma di proprietà Google, alla richiesta di un commento sul fatto che Twitter stesse intraprendendo azioni simili, hanno evidenziato che twittare semplicemente il nome di una persona non rappresenta una violazione esplicita dei regolamenti citati.
La scorsa settimana molte testate hanno pubblicizzato un report che dava certezze circa l’identificazione del possibile informatore.
Per il momento, tuttavia, nessuno tra media ed esperti ha davvero diffuso quell’identità. La CNN ha persino stilato una guida dedicata al proprio stesso personale, al fine di non ripetere alcuna segnalazione relativa al presunto nome.
Diversi avvocati hanno affermato che menzionare pubblicamente una precisa identità rischia di mettere “la propria persona e la propria famiglia in serio rischio”.
Di fatto Donald Trump è accusato di aver fatto pressioni al Presidente ucraino Volodymyr Zelenskij, al fine di indagare sul figlio di Joe Biden, suo probabile sfidante democratico alle elezioni del 2020.
Il tutto avrebbe preso il via dalla segnalazione fatta da un informatore anonimo lo scorso 12 agosto, tramite un rapporto consegnato nelle mani dell’Ispettore generale dell’Intelligence, Michael Atkinson.
Quei documenti conterrebero la registrazione della telefonata fra Trump e Zelenskij dello scorso 25 luglio, indicata come “pericolosa per la sicurezza nazionale”.
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