Fake news sui social, ecco le multe previste e cosa si rischia

Giorgia Dumitrascu

9 Gennaio 2025 - 12:43

Numerose notizie false si insinuano nei social media, manipolando opinioni, generando panico e alterando la realtà: ma quali sono le conseguenze legali?

Fake news sui social, ecco le multe previste e cosa si rischia

Le fake news, o notizie false, sono informazioni non veritiere diffuse intenzionalmente o per negligenza attraverso piattaforme digitali, in particolare i social media. Il 7 gennaio 2025, tale problematica è stata ulteriormente complicata da una decisione controversa presa da Meta, la società madre di Facebook e Instagram. Meta ha annunciato di voler cessare il programma di fact-checking che operava sulle sue piattaforme negli Stati Uniti, sostituendolo con un nuovo sistema chiamato «Community Notes».

Questo approccio, simile al modello adottato da X (precedentemente Twitter), delega agli utenti il compito di segnalare e correggere contenuti fuorvianti, sollevando interrogativi sulla sua efficacia e sulle possibili conseguenze legali.
E’ evidente che si pongono questioni non solo di natura giuridica, ma anche di etica, sicurezza e diritto all’informazione.

Quali sono le sanzioni previste per chi crea o diffonde fake news?

La creazione e diffusione di fake news integra diverse fattispecie di reato, previste dal Codice Penale. Tali disposizioni mirano a tutelare l’ordine pubblico, la reputazione delle persone e la corretta informazione.

Pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose

L’art. 656 c.p. punisce:

“chiunque, tramite qualsiasi mezzo di comunicazione, pubblichi o diffonda notizie false che possano turbare l’ordine pubblico.”

Questo reato richiede un’effettiva capacità della notizia di generare turbamento nell’ordine pubblico, non limitandosi alla mera falsità. Ciò vale anche per chi, pur non essendo l’autore originario, contribuisce ad amplificare la diffusione della notizia tramite strumenti come social media o messaggistica istantanea. La pena prevista consiste:

  • nell’arresto fino a 3 mesi,
  • oppure nell’ammenda fino a 309 euro.

Procurato allarme presso l’autorità

La diffusione di fake news che annunciano eventi inesistenti, come disastri o pericoli, configurano il reato di procurato allarme (art. 658 c.p.). In questo caso, l’intento della norma è tutelare le autorità pubbliche e i cittadini da falsi allarmi che possono compromettere le risorse di sicurezza. La pena prevista è:

  • l’arresto fino a 6 mesi;
  • oppure l’ammenda compresa tra 10 e 516 euro.

Abuso della credulità popolare

Chi diffonde fake news sfruttando la credulità popolare in un modo che potrebbe turbare l’ordine pubblico rischia una sanzione pecuniaria compresa tra 5.000 e 15.000 euro. Il reato previsto dall’art. 661 c.p. tutela la collettività da inganni che possono destabilizzare la fiducia pubblica.

Diffamazione

Se la fake news condivisa lede la reputazione di una persona o di un’azienda, l’utente che la diffonde potrebbe essere imputato per diffamazione aggravata (art. 595 c.p.), specie se usa un mezzo di ampia diffusione come i social network. La pena varia:

  • reclusione fino a 1 anno o una multa fino a 1.032 euro;
  • se il fatto avviene tramite un mezzo di pubblicità (es. social media), la reclusione può estendersi fino a 3 anni e la multa aumenta in proporzione al danno subito.

Le fake news sono sempre un reato?

La viralità delle notizie false spesso si basa su titoli sensazionalistici che attirano l’attenzione degli utenti in modo ingannevole. Tuttavia, non tutte le fake news integrano un reato. Costituiscono reato quando:

  • provocano turbamenti nell’ordine pubblico;
  • ledono la reputazione di una persona o azienda (diffamazione);
  • generano falsi allarmi per le autorità o i cittadini.

Quali sono le responsabilità dei social network?

I social network, in quanto piattaforme digitali che consentono la condivisione di contenuti tra gli utenti, contribuiscono nella diffusione di fake news. Sebbene siano essenzialmente intermediari tecnologici, il quadro normativo europeo e italiano assegna loro specifiche responsabilità per monitorare e limitare la circolazione di contenuti falsi e dannosi.

Obblighi generali previsti dalla normativa europea

Il principale strumento normativo che regola le responsabilità delle piattaforme è il Digital Services Act (DSA), Regolamento UE 2022/2065, che stabilisce obblighi graduati in base alla dimensione e al tipo di servizio offerto.

Tra le disposizioni principali, ci sono:

  • obbligo di trasparenza: le piattaforme devono fornire informazioni chiare sulle politiche di moderazione dei contenuti, inclusi gli strumenti per segnalare e rimuovere fake news;
  • mitigazione dei rischi sistemici: le piattaforme di grandi dimensioni (ad esempio, Facebook, Twitter) devono implementare misure specifiche per ridurre la diffusione di contenuti dannosi, compresi algoritmi di verifica e fact-checking. Gli strumenti di fact-checking servono a distinguere una notizia falsa da una verificata, contribuendo a combattere la credulità popolare;
  • obblighi di reazione rapida: le piattaforme sono tenute a intervenire prontamente per rimuovere contenuti illegali, inclusi quelli che violano norme sulla disinformazione, su segnalazione di utenti o autorità competenti.

Responsabilità civile e penale delle piattaforme

Le piattaforme, in linea di principio, non sono responsabili per i contenuti generati dagli utenti, in base a quanto stabilito dalla Direttiva sull’e-commerce (Direttiva 2000/31/CE), recepita in Italia dal D. lgs. n.70/2003.

Tuttavia, questa esenzione dalla responsabilità viene meno in caso di:

  • mancata rimozione di contenuti illeciti: quando una piattaforma, dopo essere stata informata dell’illegalità di un contenuto (ad esempio, tramite una diffida o una segnalazione), omette di intervenire, può essere considerata corresponsabile;
  • promozione attiva dei contenuti: se la piattaforma utilizza algoritmi per amplificare la visibilità di fake news, potrebbe essere ritenuta corresponsabile della loro diffusione.

Meta smette di controllare le fake news: cosa significa?

L’annuncio di Meta di interrompere il fact-checking professionale sulle sue piattaforme ha attirato critiche e preoccupazioni da parte di esperti e legislatori. Secondo Meta, il nuovo sistema di «Community Notes» mira a promuovere un approccio più democratico, consentendo agli utenti di contribuire direttamente alla moderazione dei contenuti. Tuttavia, l’efficacia di questo metodo è stata messa in dubbio, soprattutto considerando la velocità con cui le fake news possono diventare virali.

Tale decisione segna un passo indietro rispetto agli obblighi stabiliti dal Digital Services Act (DSA) dell’Unione Europea, che impone alle piattaforme digitali di mitigare i rischi legati alla disinformazione attraverso sistemi di moderazione trasparenti ed efficaci. La responsabilità civile e penale delle piattaforme, infatti, può emergere in caso di mancata rimozione di contenuti illeciti o promozione attiva di fake news tramite algoritmi.

Come tutelarsi legalmente contro le fake news?

La vittima di fake news, può agire legalmente con diffide, ricorsi urgenti o segnalazioni alle autorità. Se le fake news ledono la reputazione o l’onore di una persona, si configura il reato di diffamazione, disciplinato dall’art. 595 c.p.
La diffusione di fake news può causare danni patrimoniali e non patrimoniali (come danno all’immagine o alla reputazione). La vittima può intentare una causa civile per ottenere un risarcimento economico.

Ci sono anche degli strumenti legali per obbligare l’autore o la piattaforma social a rimuovere contenuti lesivi.

  • La vittima può inviare una diffida tramite un avvocato, richiedendo formalmente la rimozione dei contenuti. Questa lettera ha valore preliminare e può essere utilizzata come prova in caso di mancata collaborazione.
  • Reclamo diretto alla piattaforma: le principali piattaforme social (come Facebook, Instagram e Twitter) dispongono di meccanismi per la segnalazione di contenuti falsi o offensivi. Tuttavia, se l’intervento della piattaforma non è tempestivo o efficace, si può agire legalmente.
  • Procedura d’urgenza (art. 700 c.p.c.) in caso di grave danno imminente: la vittima può ricorrere a un giudice civile per ottenere un’ordinanza cautelare che imponga la rimozione immediata dei contenuti lesivi. Questa procedura è particolarmente utile per limitare i danni derivanti da una diffusione virale.
  • Segnalazione alle autorità: la Polizia Postale può intervenire per identificare gli autori di fake news e collaborare nella raccolta delle prove.
  • Richiesta di diritto di rettifica: se il contenuto lesivo è pubblicato su una testata online registrata, è possibile richiedere la pubblicazione di una rettifica, come previsto dalla normativa sulla stampa.

Cosa succede se condivido una fake news senza sapere che fosse falsa?

Condividere fake news, anche involontariamente, può avere conseguenze legali. È opportuno verificare sempre l’affidabilità delle fonti. La buona fede potrebbe attenuare le responsabilità personali, ma non elimina le conseguenze.

Chi contribuisce alla diffusione di notizie false può essere perseguito, soprattutto se la condivisione ha generato danni o disordini.

Esempi famosi di fake news che hanno fatto storia

Le fake news hanno influenzato eventi globali, plasmando opinioni. Tra gli esempi più noti, il «Pizzagate» accusava falsamente Hillary Clinton di traffico di minori, scatenando un attacco armato in una pizzeria. Durante le elezioni USA del 2016, la notizia inventata sul presunto sostegno di Papa Francesco a Donald Trump si diffuse rapidamente, alterando il dibattito elettorale.

Anche la Brexit fu segnata dalla disinformazione: la promessa di 350 milioni di sterline per il sistema sanitario nazionale, poi smentita, influenzò l’esito del referendum. In ambito sanitario, la bufala che legava i vaccini all’autismo, nonostante fosse stata scientificamente confutata, ha alimentato il movimento no-vax, con gravi ricadute sulla salute pubblica. La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente esposto i pericoli della disinformazione, con false cure come l’ingestione di candeggina che hanno messo in pericolo vite umane.

Infine, l’incendio di Notre Dame nel 2019 ha dato origine a teorie complottiste islamofobe, dimostrando come eventi drammatici possano essere manipolati. Questi episodi sottolineano l’importanza di verificare le fonti e combattere la diffusione di notizie false.

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# Reato

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