La Perla, dalla crisi alla rinascita? Cosa succede al marchio di lingerie di lusso

Violetta Silvestri

25 Gennaio 2025 - 11:08

Dal successo mondiale al rischio di scomparire per sempre: questa la triste parabola di un marchio di lusso di lingerie italiano che versa in una grave crisi.

La Perla, dalla crisi alla rinascita? Cosa succede al marchio di lingerie di lusso

Qualcosa si muove per risolvere la crisi dello storico marchio di lingerie di lusso La Perla.

La pubblicazione del bando di vendita unitaria degli asset del gruppo, compresi marchio e stabilimento produttivo, è stata resa nota. La scadenza per la presentazione delle manifestazioni di interesse è fissata per le 15.00 del 10 febbraio.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha espresso soddisfazione per questo passo in avanti, affermando che “quella che era una delle crisi emblematiche del settore della moda, oggi può diventare il simbolo del rilancio industriale del comparto”.

È una storia travagliata quella del marchio, fatta di passaggi di proprietà, vendite a imprenditori stranieri e finanza speculativa. Oggi, la crisi potrebbe finalmente trovare una svolta.

La lotta delle lavoratrici italiane per preservare il proprio posto di lavoro è stato finora tenace, tra proteste a Bruxelles e presidi dinanzi al ministero delle Imprese e del Made in Italy.

La crisi La Perla è complessa e viaggia tra Italia e Regno Unito, in cerca di un nuovo progetto imprenditoriale e industriale in grado di rilanciare questo gioiello della qualità e unicità italiana. Il momento propizio al cambiamento potrebbe essere arrivato.

La Perla, da simbolo del lusso alla crisi. Cosa è successo?

Parte da lontano la storia di La Perla, le cui origini risalgono al laboratorio artigianale di corsetteria che Ada Masotti fonda a Bologna nel 1954. Il figlio Alberto, insieme alla moglie Olga, prendono in mano l’attività sartoriale e la trasformano nel brand dell’intimo di lusso diventato iconico nel mondo.

La famiglia Masotti dà quindi l’impronta al marchio che oggi conosciamo, conquistando clienti celebri come Claudia Schiffer, Cher, Sharon Stone e facendosi conoscere a livello mondiale come esempio di haute couture italiana nella lingerie.

Nel 2008 arrivano i primi cambiamenti importanti per La Perla. Nel contesto della crisi finanziaria mondiale, l’azienda passa alla società americana di private equity JH Partners, il cui proprietario è il finanziere John Hansen con esperienza nel settore del lusso.

Dopo soli cinque anni segnati da cassa integrazione e difficoltà nelle vendite, nel 2013 l’azienda cambia ancora proprietà e la sua gestione è affidata a Silvio Scaglia (fondatore, tra l’altro, di Fastweb).

L’acquisizione avviene attraverso la holding Pacific Global Management e vale 69 milioni di euro. La sede legale si sposta all’estero per convenienze fiscali, ma anche questo assetto ha vita piuttosto breve.

Nel 2018, infatti, La Perla è venduta alla Sapinda Holding (che diventa Tennor nel 2019). La società olandese ha sede a Londra e fa capo al finanziere tedesco Lars Windhorst, conosciuto più come un procacciatore di affari che come un imprenditore. I suoi investimenti, infatti, spaziano dalle miniere estrattive alle squadre di calcio fino ai cantieri navali e la mancanza di un interesse e di un piano concreto per La Perla mostra i suoi disastrosi frutti.

La produzione della lingerie di lusso a Bologna subisce il colpo della cattiva gestione di Tennor: in cinque anni vengono mandate a casa oltre 1.000 lavoratrici. Per il brand inizia il periodo di crisi più buio, che coinvolge tutte e tre le aziende afferenti al gruppo: La Perla Managment, il quartier generale di Londra; La Perla Manufacturing, progettazione e design di Bologna e La Perla Italia, la rete di vendita al dettaglio.

Nel novembre 2023, la sede di Londra viene messa in liquidazione. La mole di debiti della società madre del marchio costringe anche al congelamento degli stipendi per mesi. Stefania Pisani, sindacalistica della Filctem-Cgil di Bologna, dichiara a inizio 2024, nel pieno della crisi, che: “La strategia di Windhorst è questa: portare le lavoratrici allo stremo per avere mani libere nella cessione del marchio dopo averlo spolpato. L’ennesimo capolavoro di speculazione finanziaria.”

Nel frattempo, l’italiana La Perla Manufacturing passa in amministrazione straordinaria, con l’unica piccola svolta arrivata il 5 settembre 2024, quando i liquidatori britannici di La Perla Global Management UK e i curatori e commissari delle controllate italiane siglano un’intesa provvisoria in un incontro tenuto al Mimit. L’accordo consente la ripresa della produzione e quindi della vendita di lingerie con il marchio La Perla, detenuto dalla casa madre inglese.

Tra gli ostacoli da superare c’è quello della necessità di coordinare procedure diverse, quella inglese e quella italiana, alla luce anche del post-Brexit.

Con la pubblicazione del bando di vendita unitaria degli asset di La Perla dovrebbe finalmente emergere un imprenditore seriamente interessato a rilevare l’azienda caduta nella trappola della finanza speculativa, più che in una crisi di profitto.

Quale sarà il destino di La Perla

Dopo l’unico raggio di luce per l’azienda a settembre, quando è avvenuta la riapertura della produzione a Bologna con circa 50 lavoratrici, per tutti gli altri dipendenti, circa 200 il futuro è rimasto finora più incerto che mai.

La crisi di La Perla si sta trasformando nell’ennesimo duro colpo al Made in Italy e all’imprenditorialità di successo italiana. Tuttavia, si spera nella presentazione di manifestazioni di interesse fino al 10 febbraio, con l’auspicio che possano emergere imprenditori seri e con proposte concrete di rilancio del marchio.

Secondo indiscrezioni dei media, tra gli investitori attratti dall’affare La Perla ci sarebbe il gruppo Oniverse (ex Calzedonia), guidato da un esperto dell’intimo italiano Sandro Veronesi. Nel 2013 l’imprenditore aveva già manifestato interesse partecipando all’asta per la rilevazione dell’azienda dal concordato.

In attesa di conferme, l’iter per il marchio di lingerie di lusso ora prevede: analisi e selezione delle manifestazioni di interesse pervenute entro il termine indicato da parte dei commissari di La Perla Manufacturing, dei liquidatori inglesi e dei commissari italiani di La Perla Global Management Uk. Poi, i soggetti ritenuti idonei potranno proseguire l procedura, con l’accesso alla data room per la due diligence.

Soltanto in seguito potranno essere presentate le proposte definitive del piano di rilancio. La Perla spera in una rinascita nel 2025.

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