Fattura elettronica non basta: contro l’evasione “tassa” da 2,5 miliardi per le partite IVA

Giorgio Battisti

25/06/2020

La fattura elettronica porta ad un recupero di 2 miliardi di evasione IVA, ma non basta: l’Italia ha chiesto ed è vicina ad ottenere la proroga dello split payment, con un peso di 2,5 miliardi di minore liquidità per le partite IVA obbligate all’applicazione, tra cui quelle delle costruzioni.

Fattura elettronica non basta: contro l’evasione “tassa” da 2,5 miliardi per le partite IVA

Fattura elettronica contro l’evasione fiscale: è pari a 2 miliardi il maggior gettito IVA, ma gli effetti complessivi ascrivibili al nuovo Fisco telematico ammontano ad un totale di 3,5 miliardi di euro.

La fattura elettronica si rivela utile quindi per combattere l’evasione fiscale, ma non basta: l’Italia ha chiesto ed ormai è vicina ad ottenere la proroga dello split payment IVA.

Una “tassa” di 2,5 miliardi di euro per le partite IVA assoggettate al particolare meccanismo di versamento IVA, che rischia di portare ad un ulteriore danno in termini di liquidità disponibile per le imprese, soprattutto quelle delle costruzioni.

Se da un lato sono positivi i dati comunicati dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate nel corso dell’Audizione alla Camera del 24 giugno 2020, dall’altro non si placano gli adempimenti ed i costi a carico delle imprese. La lotta all’evasione IVA rischia di danneggiare imprese già in crisi a causa dell’emergenza economica causata dal Coronavirus.

Fattura elettronica non basta: contro l’evasione “tassa” da 2,5 miliardi per le partite IVA

Sono rilevanti gli effetti positivi dovuti all’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica per quel che riguarda la lotta all’evasione fiscale.

Secondo i dati comunicati dal Direttore dell’Entrate, Ernesto Maria Ruffini, sono ascrivibili alla fatturazione elettronica effetti positivi che si attestano nell’ordine di circa 3,5 miliardi di euro.

Il maggior gettito IVA è pari a 2 miliardi. 580 milioni di euro sono invece ascrivibili all’incremento delle imposte dirette. 1 miliardo di euro deriva invece dal contrasto alle frodi fiscali e all’inibizione della compensazione di falsi crediti IVA.

L’uso immediato dei dati della fatturazione elettronica e l’incrocio con le banche dati in uso, unito con l’incremento delle misure di compliance, fanno quindi ben sperare per quel che riguarda la lotta all’evasione IVA.

In 5 anni, stima Ruffini, si può recuperare metà del gettito IVA evaso. Considerando che è pari a 33,6 miliardi il divario tra gettito teorico e gettito effettivo, l’obiettivo è di arrivare a recuperare circa 17 miliardi di euro in 5 anni.

Ma tutto questo non basta: sebbene i nuovi obblighi in materia di IVA abbiano creato un sistema più complesso per le imprese, con nuovi oneri (accanto ad altrettanti benefici), l’Italia insiste con l’appesantimento degli adempimenti finalizzati a contrastare l’evasione fiscale.

Con l’obiettivo di combattere l’evasione è ormai quasi certa la proroga dello split payment IVA, meccanismo che pesa per 2,5 miliardi sulle imprese e che crea un doppio svantaggio per le partite IVA già danneggiate dall’emergenza coronavirus. A dichiararlo il Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli.

Lotta all’evasione fiscale, proroga dello split payment fino al 2023. La fattura elettronica non basta

Se la fattura elettronica funziona non è abbastanza per l’Italia che, con la lettera inviata alla Commissione UE dal 27 marzo 2020, ha richiesto di prorogare per ulteriori 3 anni lo split payment, uno dei tasselli del piano per il contrasto all’evasione fiscale in materia di IVA.

Il 24 giugno 2020 è arrivato il primo sì dell’Europa e ora manca solo l’approvazione definitiva alla decisione di esecuzione del Consiglio.

Non mancano le osservazioni critiche dell’Europa che si sofferma su due punti:

  • fattura elettronica ed obbligo di scontrini telematici dovrebbero già bastare per contrastare l’evasione fiscale;
  • da monitorare i tempi di rimborso IVA per i soggetti in split payment, che devono essere rapidi per evitare danni alle imprese.

Due osservazioni che però non bloccano il sì alla proroga, prevista attualmente fino al 30 giugno 2023.

Lo split payment, per chi non lo sapesse, è un particolare meccanismo di versamento dell’IVA.

Semplificando, lo split payment prevede che il debitore IVA non sia il cedente o prestatore bensì il cessionario o committente. Una misura che comporta un credito IVA perenne per i fornitori della Pubblica Amministrazione e delle società obbligate ad applicarlo.

Una misura che ha l’effetto di togliere liquidità alle imprese: questo quanto dichiarato dall’ANCE. Lo split payment si trasforma in una “tassa” che pesa per 2,5 miliardi di euro e che grava soprattutto sul settore dell’edilizia e costruzioni.

Contro lo split payment la Lega che, alla luce dei dati sul contrasto all’evasione relativi alla fatturazione elettronica, chiede tramite il Deputato Alberto Gusmeroli di revocare la richiesta di proroga.

Contro lo split payment anche il Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli (M5S), che definisce la proroga come una misura ingiusta ed un doppio svantaggio per le imprese.

Un danno che però appare ormai difficile da riparare.

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