Il debutto non proprio felice della fattura elettronica è stato causato dai commercialisti? Molte imprese sono nel caos e non sono pochi a sostenere che vi sia stato un vero e proprio boicottaggio della categoria. Ma come stanno davvero le cose?
Una partenza a singhiozzo quella della fattura elettronica e sebbene il nuovo obbligo sia ormai obbligatorio da 10 giorni, per molte imprese quel 1° gennaio 2019 non è mai arrivato.
Tra chi rilascia copie di cortesia, e si prende tutto il tempo consentito dalla legge per l’emissione della fattura vera e propria, e chi sostiene che ci sarebbe una sorta di “periodo transitorio” nel quale resta valida la fattura cartacea, se ne sentono davvero tante. C’è addirittura chi richiede il pagamento di una somma per l’emissione della fattura elettronica, qualora richiesta, pretesa tra l’altro del tutto illegale (si veda il comma 8, articolo 21 del DPR IVA n. 633/72).
La verità è che l’avvio della fatturazione elettronica ha gettato le imprese nel caos e, come di consueto quando si verificano situazioni di impasse, è in atto un rimbalzo di colpe e responsabilità.
Tra chi accusa l’Agenzia delle Entrate e chi se la prende con il Governo (colpevole di non aver ascoltato le richieste di proroga), c’è anche chi sostiene che il caos fattura elettronica sia colpa dei commercialisti.
Una sorta di “boicottaggio” messo in atto dalla categoria, insomma, rea di non aver formato e avvisato le imprese e i professionisti clienti dell’avvento della rivoluzione digitale.
Le cose stanno davvero così?
Fattura elettronica, imprese nel caos. Magari fosse colpa dei commercialisti...
L’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica è stata fin da principio caratterizzata da caos e incertezza.
L’idea diffusa era che, alla fine, vi sarebbe stata una proroga o che, come richiesto anche dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, l’avvio sarebbe stato graduale.
Soprattutto per le attività più piccole in tanti erano sicuri che l’entrata in vigore della fatturazione elettronica sarebbe stata rinviata almeno al 2020.
La lotta all’evasione (e quei 2 miliardi di maggior gettito atteso) hanno però avuto la meglio e il 1° gennaio 2019 è arrivato a stravolgere la routine lavorativa di molte attività commerciali, fatta esclusione dei forfettari esonerati per legge da tutti gli adempimenti IVA.
La colpa dell’avvio ad ostacoli dell’obbligo di fatturazione elettronica non si può certo attribuire ai commercialisti, una delle poche categorie che gioco forza è stata obbligata ad adeguarsi per tempo e ad interpretare una normativa fiscale sempre più confusa e frammentaria.
Negli studi di diversi professionisti contattati è ormai da metà anno che si organizzano incontri con i clienti per illustrare la nuova normativa. Il tutto per consentire alle imprese di essere il più possibile autonome ed evitare che anche una cosa banale come “staccare fattura” venga relegata al proprio consulente.
Fattura elettronica, commercialisti “capri espiatori”
Ad accusare in maniera neppure tanto velata i commercialisti del caos legato all’avvio della fatturazione elettronica è anche il Ministro dell’Economia Giovanni Tria. Questa volta tuttavia non parliamo di accuse di boicottaggio ma di una sorta di “eccesso di lamentele”.
La risposta a question time del 9 gennaio 2019 ha dell’incredibile:
“non sono stati riscontrati gli asseriti malfunzionamenti, segnalati, peraltro, da un’unica associazione di commercialisti e non dall’ordine dei commercialisti o da altri ordini professionali.”
L’associazione a cui si fa riferimento è l’ANC che è dal 2017 che è in prima linea per denunciare le criticità del sistema di fatturazione elettronica.
Una battaglia che sebbene Tria ritenga campata in aria, non si arresta ed entra ora nel vivo. L’ANC non ci sta a “far passare colleghi e imprenditori per visionari”, ed ha iniziato a raccogliere gli screenshot di segnalazione dei malfunzionamenti del portale dell’Agenzia delle Entrate.
Tutte immagini simili a questa:
Caos fattura elettronica, la colpa è di un sistema fatto male
Contro chi prendersela quindi? Non esistono colpevoli acclarati (anche se c’è già chi punta il dito contro Sogei e l’Agenzia delle Entrate, incapaci di mettere a punto un sistema in grado di reggere la mole di dati trasmessi con le fatture elettroniche).
È possibile fare alcune considerazioni:
- la prima è che una rivoluzione così importante come la fatturazione elettronica tra privati non doveva entrare in vigore come obbligo secco per tutti senza una prima fase di rodaggio. Ad avere ragione era chi sosteneva che era necessario un primo avvio scaglionato che lasciasse il tempo ai piccoli artigiani e negozianti di prendere confidenza con il nuovo obbligo;
- la seconda, che è impossibile ritenere legittimo che un imprenditore dedichi metà della propria giornata a compilare ed inviare fatture. Se il sito dell’Agenzia delle Entrate non funziona e non è in grado di gestire la fatturazione elettronica è necessario un intervento urgente. Non serve far finta che non vi siano anomalie quando la realtà è sotto gli occhi di tutti.
Prima che essere un nuovo obbligo fiscale, la fattura elettronica doveva essere vista come un vero e proprio cambio culturale che, in un Paese come l’Italia dove molte zone sono ancora sprovviste di copertura internet, richiedeva la messa in piedi di un’infrastruttura tecnologica ed informativa sul territorio.
Punti di incontro, convegni aperti alle imprese, campagne informative in televisione: tutte cose che non si sono viste, almeno non fino alla metà del mese di dicembre, quando in tv è comparso lo spot sulla “rivoluzione intelligente in arrivo” che avrebbe semplificato la vita e ridotto i costi di gestione per i 5 milioni di partite IVA interessati dall’avvento dell’obbligo di fatturazione elettronica dal 1° gennaio 2019.
Peccato che al momento non ci sia traccia di semplicità ed intelligenza e che la cosa più “rivoluzionaria” che si vede in giro sono le tante imprese che, esasperate, non emettono più fattura.
Speriamo che almeno questa volta la colpa non venga data al commercialista.
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