Febbre Oropouche, sintomi, contagio e quanti sono i casi in Italia

Giorgia Bonamoneta

21 Luglio 2024 - 10:22

Anche in Italia è arrivata la febbre Oropouche, ma che cos’è e come si trasmette? Ecco a quali sintomi fare attenzione.

Febbre Oropouche, sintomi, contagio e quanti sono i casi in Italia

Negli ultimi anni, le malattie virali trasmesse da insetti stanno diventando una crescente preoccupazione a livello globale. La febbre Oropouche è una di queste malattie emergenti, recentemente balzata all’attenzione pubblica a causa del primo caso europeo diagnosticato in Veneto.

Cos’è la febbre Oropouche e quali sono i sintomi a cui fare attenzione? Vediamo come si trasmette e quanti sono i casi attualmente registrati in Italia.

Cos’è la febbre Oropouche?

La febbre Oropouche è una malattia virale causata dal virus Oropouche (OROV), appartenente al genere Orthobunyavirus della famiglia Peribunyaviridae. Questa malattia è una delle arbovirosi più diffuse del Sud America, con oltre 500.000 casi diagnosticati dal 1955 ad oggi. Il virus è stato identificato per la prima volta nel sangue di un lavoratore forestale a Trinidad e Tobago. Il vettore principale del virus è il Culicoides paraensis, un tipo di moscerino che non è presente in Europa, ma è comune in Sud e Centro America.

La diffusione del virus avviene principalmente attraverso la puntura di moscerini infetti. Sono però stati segnalati anche casi di trasmissione tramite zanzare, sebbene in misura minore. Gli esperti sottolineano che attualmente non esistono trattamenti specifici né vaccini per questa malattia, rendendo la prevenzione fondamentale attraverso l’uso di repellenti e zanzariere nelle aree endemiche.

Quali sono i sintomi?

I sintomi della febbre Oropouche compaiono generalmente entro 3-8 giorni dalla puntura dell’insetto vettore. La sintomatologia è in gran parte sovrapponibile a quella di altre febbri virali tropicali come Dengue, Zika e Chikungunya. Solitamente, i pazienti lamentano:

  • febbre alta (oltre i 39°C)
  • accompagnata da mal di testa
  • dolore retrorbitale
  • malessere generale
  • mialgia (dolore muscolare)
  • artralgia (dolore articolare)
  • nausea
  • vomito
  • fotofobia (sensibilità alla luce).

In rari casi, la malattia può evolvere coinvolgendo il sistema nervoso centrale, causando meningite o encefalite.

Nel 60% circa dei casi, dopo la prima fase acuta, i sintomi si ripresentano in forma meno grave: di solito da 2 a 10 giorni, ma possono anche manifestarsi dopo un mese dalla prima comparsa. Nella maggior parte dei casi, l’infezione non è grave e i sintomi durano tra i 5 e i 7 giorni in media, trascorsi i quali generalmente i pazienti guariscono autonomamente, senza altre complicanze. In alcuni casi, i sintomi possono persistere per settimane.

Come ci si contagia?

Il virus Oropouche si trasmette all’uomo principalmente attraverso la puntura di moscerini infetti del genere Culicoides, in particolare il Culicoides paraensis. Questo insetto vettore è comune nelle regioni tropicali e subtropicali del Sud America. La trasmissione può avvenire anche tramite zanzare, ma questa modalità è meno frequente. Non sono stati riportati casi di trasmissione da persona a persona, il che rende il controllo dei vettori la principale strategia di prevenzione.

Per ridurre il rischio di infezione, è consigliabile utilizzare repellenti per insetti, indossare abiti a maniche lunghe e usare zanzariere, soprattutto nelle aree endemiche. Inoltre, è importante eliminare le fonti d’acqua stagnante che possono favorire la riproduzione degli insetti vettori.

Quanti sono i casi in Italia

Il primo caso europeo di febbre Oropouche è stato diagnosticato in Veneto nel 2024, in una paziente che aveva viaggiato di recente nella regione tropicale caraibica. Fino ad oggi, non ci sono stati altri casi confermati in Italia e il rischio di trasmissione autoctona rimane basso. Questo è dovuto al fatto che il vettore specifico del virus, il Culicoides paraensis, non è presente in Europa. Le autorità sanitarie monitorano attentamente la situazione per prevenire eventuali focolai.

Gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità rassicurano sui potenziali rischi di trasmissione autoctona del virus in Italia, sottolineando che sebbene nella Penisola siano presenti insetti della specie culicoides, il vettore specifico del virus è assente.

Anche altri potenziali vettori secondari riportati in letteratura, come la zanzara Culex quinquefasciatus o la Aedes aegypti, al momento non sono stati segnalati in Italia. Il rischio di diffusione locale del virus rimane molto basso.

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