Secondo le previsioni di Bain & Company, in America il valore della finanza integrata raggiungerà 7.000 miliardi nel 2026, il 10% del totale delle operazioni finanziarie
Con il termine finanza integrata si fa riferimento all’uso di strumenti o servizi finanziari da parte di un fornitore non finanziario.
Secondo una ricerca svolta da Bain & Company, azienda di consulenza americana nata nel 1973, questo tipo di finanza sta guadagnando molta popolarità, tanto che nei prossimi anni ridefinirà il modo in cui i consumatori e le aziende gestiscono le loro relazioni con i servizi finanziari.
La finanza integrata offre molte possibilità rispetto a quella tradizionale, come una migliore customer experience, l’accessibilità finanziaria, nonché la riduzione dei costi e dei rischi delle aziende lungo tutta la catena del valore.
Secondo le previsioni, il mercato per delle aziende che sviluppano piattaforme software e strutture abilitanti per la finanza integrata è in crescita; passerà infatti dal valere 21 miliardi nel 2021 a 51 miliardi di dollari nel 2026.
Anche il valore delle operazioni legate alla finanza ingrata salirà salirà sensibilmente: arriverà infatti a 7.000 miliardi di dollari nel 2026 e rappresenterà il 10% delle transazioni finanziarie statunitensi.
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Perché cresce il settore della finanza integrata
Le piattaforme per la finanza integrata possono fornire alle imprese opportunità in passato sconosciute. Adottando ad esempio una piattaforma per i pagamenti, le aziende possono essere più efficienti, poiché riducono in modo significativo il tempo impiegato per conciliare pagamenti e fatture.
L’aumento previsto non avverrà, secondo gli analisti, soltanto per merito dell’aumento del volume delle operazioni, ma anche grazie alla penetrazione della finanza integrata in specifici settori, come quello dei pagamenti nel segmento Business-to-Business (B2B) e quello del Buy-now-pay-later (Bnpl). I pagamenti e i prestiti rimarranno i due principali segmenti nell’ambito della finanza integrata.
Attualmente i pagamenti dei consumatori sono il segmento predominante nella finanza integrata, valgono infatti il 60%, entro il 2026 è stimato che raggiungano 3.500 miliardi di dollari, mentre, secondo l’analisi, i pagamenti B2B sono rimasti indietro con le transazioni previste per raggiungere 2.600 miliardi entro il 2026.
È previsto inoltre che i prestiti commerciali nell’ambito della finanza integrata crescano di cinque volte nei prossimi cinque anni, passando da 200 milioni di dollari nel 2021 a 1,3 miliardi di dollari entro il 2026, grazie alla nascita di una serie di nuovi fornitori specializzati.
Le aziende destinate a trarre maggiore vantaggio da questo settore sono sicuramente quelle che hanno investito nel digitale e nei dati. Grazie alle loro conoscenze e alle loro possibilità economiche saranno in grado di sfruttare le opportunità che si apriranno. D’altra parte, le istituzioni finanziarie tradizionali potrebbero perdere un ingente numero di clienti, e con loro i profitti, almeno che non utilizzino a loro volta la finanza integrata per ripensare i loro core business e trarne vantaggio.
Cosa accadrà in Italia
Sebbene l’analisi interessi prettamente il mercato statunitense, è sbagliato pensare che questo non debba interessare anche l’Italia.
Molte dinamiche infatti, specialmente in ambito economico, tendono a presentarsi prima negli Stati Uniti, e successivamente negli altri Paesi occidentali, come l’Italia, naturalmente con le dovute proporzioni e differenze.
In Italia si parla già ampiamente di finanza integrata e di soluzioni come il Bnpl, che tuttavia hanno ancora molto potenziale inespresso. Le aziende italiane, specialmente quelle più avanguardiste, possono guardare a queste tendenze come qualcosa da sfruttare per cercare di acquisire un vantaggio sui propri competitor.
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