Finta malattia del dipendente: la Cassazione dà il via libera all’investigatore privato

Isabella Policarpio

22/06/2020

Il datore di lavoro può avvalersi di investigatori privati per scoprire se il dipendente è davvero malato. L’ok arriva dalla Cassazione, anche per i pedinamenti al domicilio.

Finta malattia del dipendente: la Cassazione dà il via libera all’investigatore privato

Contro il fenomeno delle false malattie dei dipendenti, ecco una storica decisione della Corte di Cassazione: per indagare sulla veridicità della malattia o dell’infortunio, il datore di lavoro può ingaggiare un investigatore privato anche per appostamenti e pedinamenti al domicilio del dipendente e altri luoghi in cui si svolge la sua vita privata.

Secondo i giudici supremi, il datore di lavoro - sia pubblico che privato - ha la facoltà di chiamare un investigatore privato ogni volta che ha il sospetto che il mancato svolgimento dell’attività lavorativa sia riconducibile alla perpetrazione di un illecito, anche quando l’illecito è in corso di esecuzione.

Naturalmente il datore può spiare i dipendenti solo per verificare la commissione di illeciti disciplinari e comportamenti contrari al regolamento aziendale. Quindi non è mai ammesso l’investigatore privato (o altri metodi di indagine) per venire a conoscenza di informazioni personali e private del dipendente (ad esempio orientamento sessuale o credo religioso), nel rispetto del diritto della privacy.

Nel caso della finta malattia, invece, l’investigazione serve a portare alla luce un comportamento illecito (truffa ai danni dell’Inps e dell’azienda) dal quale consegue il licenziamento e talvolta anche il risarcimento danni nei confronti del datore.

Sì all’investigatore privato per stanare le false malattie

Nell’ordinanza numero 11697 del 2020 la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un dipendente nei confronti del datore che aveva ingaggiato contro di lui un investigatore privato per scoprire la veridicità della malattia. I giudici hanno confermato la possibilità per il datore di avvalersi di investigatori privati se serve per accertare un inadempimento contrattuale o disciplinare.

Così i giudici della Cassazione nella motivazione della decisione:

“al di fuori delle verifiche di tipo sanitario, ad accertamenti di circostanze di fatto atte a dimostrare l’insussistenza della malattia o la non idoneità di quest’ultima a determinare uno stato d’incapacità lavorativa e, quindi, a giustificarne l’assenza.”

Corte Suprema di Cassazione, ordinanza 17 giugno 2020
Ordinanza in pdf 11697/2020

In altre parole, il datore può ingaggiare un investigatore privato sia per dimostrare la falsa malattia, sia quando la malattia o l’infortunio c’è ma non rende impossibile l’espletamento del lavoro.

Quando si può usare l’investigatore privato nei confronti dei dipendenti

La giurisprudenza in merito di investigatore privato e lavoro dipendente è piuttosto corposa. Secondo le ultime sentenze, le operazioni di investigazione dei dipendenti sono ammesse ogni volta che è messo in dubbio l’obbligo di fedeltà con il datore: riguardo alla falsa malattia, infortuni, legge 104 e per verificare che il dipendente nei giorni di assenza non sia impegnato in un altro lavoro concorrente o incompatibile con quello principale.

In tutti questi casi (e altri ancora) il dipendete viola i doveri di correttezza e buona fede nei confronti dell’azienda dove è impiegato e interrompe il vincolo fiduciario tra datore e dipendente, per questo potrebbe scattare il licenziamento per giusta causa.

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