Flat tax per le partite Iva con ricavi e compensi fino a 85mila euro: come funziona e le novità in legge di Bilancio 2023.
Novità per le partite Iva che aderiscono alla flat tax: nella bozza della legge di Bilancio 2023 è arrivato il tanto atteso innalzamento della soglia di ricavi e compensi a 85mila euro. Ma come funziona? Per ora non sembra che cambierà il meccanismo di tassazione.
In questo momento la tassa piatta è dedicata alle partite Iva con ricavi e compensi fino a 65mila euro annui. Il limite di ricavi e compensi è uno dei requisiti.
L’innalzamento della soglia per accedere alla tassazione al 15% era tra le promesse elettorali di Fratelli d’Italia, e quindi di Giorgia Meloni (per l’esattezza si trattava dell’estensione della flat tax ai lavoratori autonomi con ricavi e compensi fino a 100mila euro.
Il governo, però, deve fare i conti con la coperta (corta) delle risorse. Il piano di Meloni e della destra verrà quindi attuato in modo graduale, allargando la platea di beneficiari comprendo, almeno per il 2023, le partite Iva con ricavi e compensi fino a 85mila euro.
La prima conferma era arrivata, prima della pubblicazione della bozza del testo della manovra, da Federico Freni, sottosegretario del ministero dell’Economia e delle Finanze ai microfoni di Radio24.
Flat tax per partite Iva fino a 85mila euro: come funziona?
Il sottosegretario Mef Freni ha detto che nella nuova legge di Bilancio «si dimostrerà finalmente che la flat tax non era uno slogan ma un programma strutturato che si fa in 5 anni».
Il primo step comprende autonomi e partite Iva, con l’innalzamento della soglia da 65mila a 85mila euro.
La nuova soglia non cambia il funzionamento della tassa piatta. Il regime forfettario consiste nell’applicazione di un’aliquota di tassazione fissa su ricavi e compensi:
- al 5% per le start up;
- al 15% per le altre partite Iva.
Per calcolare quante tasse si pagano, bisogna moltiplicare l’importo fatturato per l’aliquota fiscale del 5% o 15% e successivamente moltiplicare per il coefficiente di redditività.
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I requisiti delle partite Iva per applicare la flat tax
Nella bozza della legge di Bilancio non si fa riferimento ad altre novità circa i requisiti per accedere al regime forfettario. Oltre a rimanere nella soglia di ricavi e compensi di 85mila euro, gli altri requisiti per poter applicare la tassa piatta al 15% dovrebbero rimanere gli stessi, quindi:
- non aver sostenuto spese superiori a 20mila euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e per compensi erogati ai collaboratori, anche assunti per l’esecuzione di specifici progetti;
- non aver percepito oltre 30mila euro di redditi da lavoro dipendente o da pensione. Tale soglia non si applica ai lavoratori licenziati o che si sono dimessi, che quindi hanno libero accesso al regime agevolato.
Non sono previsti limiti di spesa per i beni strumentali. In caso si svolgano più lavori corrispondenti a diversi codici Ateco bisogna considerare la somma dei ricavi e dei compensi relativi alle diverse attività esercitate.
Flat tax e tasse partite Iva: i dati sull’evasione fiscale
Con la pubblicazione dell’aggiornamento della Nadef, Nota di aggiornamento al Def (documento di economia e finanza) da parte del governo Meloni è stato pubblicato anche il rapporto annuale sull’economia sommersa e l’evasione fiscale, il report che mostra in dettaglio quanti sono i miliardi sottratti in modo illegale dalle casse dello stato.
Per la prima volta il report mostra che il tax gap fiscale e contributivo scende sotto i 100 miliardi di euro. Tuttavia, resta ancora altissima l’evasione delle partite Iva, in particolar modo dell’Irpef: il dato segnalato è del 68,7%.
La relazione evidenzia che:
L’introduzione di una flat tax sino a una certa soglia può generare comportamenti anomali in corrispondenza della soglia medesima. L’analisi statistica sembra confermare per il 2019 un effetto di autoselezione dei contribuenti con ricavi e compensi al di sotto della soglia massima di 65mila euro al fine di beneficiare dell’agevolazione prevista dal regime forfetario.
Questo risultato può dipendere da una riduzione dell’attività produttiva da parte dei contribuenti oppure, sottolinea la relazione, da una tendenza a sottodichiarare i ricavi pur di non superare la soglia dei 65 mila euro.
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