Flat tax, le novità per le partite Iva: ci sarà davvero un taglio delle tasse?

Rosaria Imparato

27 Settembre 2022 - 13:27

Flat tax, c’è spazio di manovra per il nuovo governo di centrodestra per il taglio delle tasse? Vediamo le novità per le partite Iva.

Flat tax, le novità per le partite Iva: ci sarà davvero un taglio delle tasse?

La flat tax è uno dei cavalli di battaglia della destra. Ora che Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha vinto le elezioni politiche 2022, ci sarà davvero un taglio delle tasse per le partite Iva?

Ogni partito all’interno della coalizione del centrodestra ha nel suo programma un’idea di tassa piatta. Si passa dalla flat tax al 15% estesa a tutti (cioè non solo partite Iva, ma la stessa tassazione verrebbe applicata anche ai lavoratori dipendenti) proposta dalla Lega, alla tassa piatta al 23% proposta da Forza Italia. Fratelli d’Italia, invece, ha proposto una flat tax incrementale, cioè applicata sull’aumento dei redditi dichiarati.

Il nuovo governo però ha i tempi stretti: c’è la legge di Bilancio da scrivere, su cui discutere e da approvare entro il 31 dicembre 2022, altrimenti si rischia l’esercizio provvisorio, durante il quale non si possono adottare variazioni di bilancio ma, al contrario, ci si deve limitare e gestire le operazioni di ordinaria amministrazione. I rischi dell’esercizio provvisorio sono molto seri, come il collasso economico e la perdita di affidabilità dell’Italia per gli investitori stranieri e i vertici Ue.

Flat tax, le novità per le partite Iva: cosa succederà ora che il centrodestra ha vinto le elezioni

Visti i risultati delle elezioni politiche, è molto probabile che la prossima legislatura verrà guidata da Giorgia Meloni. Il programma di Fratelli d’Italia prevede, per quanto riguarda il taglio delle tasse:

  • la riforma delll’Irpef con progressiva introduzione del quoziente familiare;
  • l’estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100mila euro di fatturato;
  • introduzione della flat tax sull’incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, con la prospettiva di un ulteriore ampliamento per famiglie e imprese;
  • progressiva eliminazione dell’Irap;
  • razionalizzazione dei micro-tributi.

Procediamo con ordine. È vero che la proposta di Meloni della flat tax incrementale (vuol dire che la flat tax si applicherebbe al 15% solo all’aumento del reddito) è la meno onerosa (tra quelle della coalizione di centrodestra) ma ci sono almeno due problemi:

  • il primo è che nella proposta di FdI questa misura vale solo per un anno;
  • l’altro problema è che due persone con lo stesso reddito in un anno, e la stessa fonte di reddito (cioè redditi da lavoro) pagherebbero due tassazioni diverse.

Quindi non verrebbe rispettato il principio di progressività del prelievo delle tasse, imposto dall’articolo 53 della Costituzione, due persone con lo stesso reddito nello stesso anno verrebbero tassate in due modi diversi, e non è ben chiaro dove si troverebbero le coperture per l’altra misura prevista per le partite Iva, cioè l’estensione della flat tax al 15% per chi ha ricavi e compensi fino a 100mila euro annui (oggi questa tassazione, nota anche come regime forfettario, può essere applicata solo fino a 65mila euro annui). Ma tra le promesse della campagna elettorale e le reali possibilità di attuazione c’è di mezzo...la legge di Bilancio.

Flat tax, le novità per le partite Iva: ci sarà davvero un taglio delle tasse? Il nodo della legge di Bilancio

Il nuovo governo ancora non si è formato ma ha già una lunga e importante serie di impegni. I più impellenti sono due: da un lato le riforme del Pnrr, con tutte le scadenze che ne conseguono (e il rischio di perdere i fondi europei se si sforano le consegne). Dall’altro, la legge di Bilancio. Si tratta della legge con cui il Governo comunica al Parlamento le spese pubbliche e le entrate previste per l’anno successivo in base alle leggi vigenti.

Oltre a nuovi bonus, la legge di Bilancio di quest’anno deve prevedere una serie di misure «cuscinetto» per evitare che l’inflazione galoppante di questi mesi vanifichi le misure messe in atto finora, come il taglio del cuneo fiscale, gli aiuti per le bollette, i bonus in busta paga. A fare i conti è stato il Sole24Ore:

  • l’adeguamento delle pensioni a un’inflazione tre punti sopra le stime di aprile costa 8-10 miliardi più del previsto;
  • la conferma del taglio al cuneo fiscale costa 3,5 miliardi;
  • altri 5 miliardi servono per iniziare a finanziare un rinnovo contrattuale del pubblico impiego, per un totale di 16 miliardi di euro per la Pubblicazione Amministrazione.

E siamo a 35 miliardi. Poi bisogna tenere in considerazione anche le misure «indifferibili» come le missioni internazionali e l’invio di armi all’Ucraina, si arriva facilmente a 40 miliardi di euro.

Guido Crosetto, cofondatore di Fratelli d’Italia, ha detto in un’intervista al Messaggero che Meloni ha la consapevolezza piena delle sfide e delle difficoltà, e che sulla manovra economica

«occorrerà fare, necessariamente, un dialogo col governo Draghi. Non per scelta politica, ma per obbligo tecnico: il 15 ottobre va spedito il bilancio in Commissione. Il governo è tentato di non farlo per lasciare la scelta, che è più politica che tecnica, al nuovo. Ma significa comprimere in modo eccessivo i tempi perché slitterebbero di oltre 30 giorni. Sarebbe bene fare un confronto, e subito, perché il nuovo esecutivo non sara’ pronto, probabilmente, prima di un mese da ora».

È necessaria, continua Crosetto, una totale collaborazione degli uffici del Mef e della Ragioneria: «va trovato un modo di interagire per il bene dell’Italia. Al momento nessuno conosce lo stato reale dei conti».

Iscriviti a Money.it