C’è un’economia in Sud America che, dopo il +4,4% stimato per l’anno corrente, nel 2020 metterà a segno un incremento del Pil dell’86%.
Uno degli Stati più piccoli del Sud America, il terzo più piccolo per la precisione, nel 2020 metterà a segno un tasso di crescita dell’economia strabiliante. A dirlo è il Fondo monetario internazionale.
Confinante con Brasile, Suriname e Venezuela, la Guyana si trova nella parte nord orientale del Sud America. Con solo 780 mila abitanti, il Paese l’anno prossimo dovrebbe registrare una crescita tumultuosa in scia dell’avvio della produzione di greggio.
FMI: Guyana, Pil 2020 stimato in aumento dell’86%!
Dopo il 4,4% stimato per l’anno corrente, nel 2020 il Pil della Guyana segnerà per il Fondo monetario un balzo dell’86%. Si tratterà, ovviamente, della migliore performance a livello mondiale.
“La ragione che guida la nostra stima –ha detto Natalia Davies Hidalgo, analista per il FMI, nel corso di un’intervista alla Cnbc- è che il Paese ha la più alta quota di petrolio per abitante del mondo”.
L’Arabia Saudita, ad esempio, presenta riserve per 1.900 barili a persona. Nel caso della Guyana, il dato è pari a 3.900 barili e “potrebbe anche salire se, con l’avvio della produzione, dovessero registrarsi nuove scoperte”.
FMI: Guyana, il pericolo è rappresentato dalla malattia olandese
Il balzo dell’economia guyanese sarà innescato dall’avvio della produzione di petrolio. “L’avvio della produzione di petrolio nel 2020 offre l’opportunità di aumentare il capitale e le spese correnti a un ritmo misurato nel medio termine per colmare le lacune infrastrutturali e le esigenze di sviluppo umano, attenuando allo stesso tempo i problemi di sostenibilità del debito", riporta uno studio diffuso dal FMI a giugno.
L’istituto con sede a Washington mette in guardia: “la crescita della spesa deve essere graduale per ridurre le strozzature dovute ai vincoli di capacità di assorbimento, evitare gli sprechi e ridurre al minimo le distorsioni macroeconomiche legate alla ‘Dutch disease’ che ha spesso colpito le economie che hanno registrato forti incrementi del reddito innescati dalle risorse naturali”.
Cosa è la “Dutch disease”
Per “Dutch disease” si intende il fenomeno che, a causa dell’apprezzamento della valuta locale innescato dallo sfruttamento delle risorse naturali, porta alla deindustrializzazione dell’economia.
Il termine fu coniato nel 1977 dall’Economist per descrivere il declino del settore manifatturiero nei Paesi Bassi dopo la scoperta di un ampio bacino di gas naturale a Slochteren nel 1959.
© RIPRODUZIONE RISERVATA