Il rallentamento economico innescato dal ribilanciamento dell’economia cinese non si è esaurito: l’anno prossimo la crescita del Dragone è destinata a scendere sotto la fatidica soglia del 6%.
La crescita dell’economia cinese l’anno prossimo potrebbe rallentare ulteriormente. È quanto stima il Fondo monetario internazionale.
Nel terzo trimestre il Prodotto interno lordo del Dragone ha messo a segno un incremento di sei punti percentuali, dato peggiore degli ultimi trent’anni e margine inferiore del range 6-6,5 per cento stimato dall’esecutivo.
Nei tre mesi precedenti il Pil cinese era aumentato del 6,2% e nella prima parte dell’anno era stato registrato un +6,4%. Dopo +6,6% del 2018, nell’anno corrente la crescita del Pil è vista al 6,1%.
Si tratta di dati che, almeno in apparenza, non hanno scosso l’esecutivo che, da sempre, rimarca come il tasso di crescita sia soddisfacente alla luce del difficile passaggio da un’economia prettamente incentrata sul manifatturiero a una più matura che cresce grazie a servizi e consumi interni.
Pil Cina: FMI, crescita sotto 6% nel 2020
“Quando qualcosa accade nel mondo, parliamo di tensioni commerciali, geopolitiche e di incertezze a livello generale, nuove tensioni ribassiste si aggiungono all’economia cinese”, ha detto Tao Zhang, vicedirettore generale del Fondo monetario nel corso del meeting annuale organizzato da Banca Mondiale e Fondo monetario.
Per l’istituto con sede a Washington, nel 2020 il tasso di crescita della seconda economia mondiale potrebbe registrare un ulteriore rallentamento al 5,8%. “L’economia cinese sta rallentando e si tratta della prosecuzione di un trend iniziato un pario di anni fa”.
Qualche giorno fa, il Fondo monetario ha ridotto la stima sull’andamento dell’economia globale nel 2019 dello 0,3 per cento a 3 punti percentuali, il livello più basso dal 2008-2009. La causa del rallentamento è legata al settore manifatturiero globale, mai così debole dalla grande crisi.
Pil Cina: FMI, crescita di maggiore qualità
Il funzionario del Fmi avalla la tesi secondo cui quella cinese sia una crescita maggiormente improntata sulla qualità. “Non ci sono più economie che, al di là della taglia, riescono a far registrare un tasso di crescita continuativo del 10%, o del 7 o dell’8 per cento”.
“Credo che si tratti di una crescita caratterizzata da un miglior grado di qualità, da una sostenibilità maggiore” che, più che fare affidamento sul debito per spingere la crescita “è maggiormente focalizzata sui consumi interni”.
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