La sterlina rimbalza nonostante la bocciatura parlamentare dell’accordo di Theresa May. Ora gli investitori si stanno focalizzando su quella che potrebbe essere la prossima fase del processo
Come previsto ieri sera l’accordo è stato unanimemente bocciato sia dai sostenitori della Brexit che dalla fazione favorevole al Remain della Camera dei Comuni.
Diverse stime prima del voto suggerivano che l’accordo sarebbe stato troncato da una forte maggioranza, e così è stato. Ai Comuni 432 parlamentari si sono espressi contro, solo 202 i favorevoli.
Tuttavia, la sterlina si è rafforzata subito dopo il voto e nuovamente dopo che il leader laburista Jeremy Corbyn ha calendarizzato il suo voto di sfiducia nei confronti della May. La moneta di Sua Maestà quotava 1,27 sul dollaro prima del voto ed è salita a 1,2795 dopo l’intervento della May. Gli investitori, quindi, si stanno già focalizzando verso la fase successiva del processo.
Secondo Michael Hewson, Chief market analyst per CMC Markets UK “questa potrebbe includere una possibile estensione dell’articolo 50, dal momento che i parlamentari di tutte le fazioni cercano di trovare un accordo su un processo che tutti possono condividere, il quale potrebbe includere una variante di un modello norvegese o canadese”.
La misura della sconfitta è stata enorme e in circostanze normali sarebbe stata la fine per qualsiasi primo ministro in carica, prosegue l’esperto di CMC Markets. «Sulla scia dell’enorme e storica portata della sconfitta, era inevitabile che il leader laburista Jeremy Corbyn abbia richiesto un voto di»sfiducia«nei confronti governo che verrà votato questa sera», anche se, a detta di Michael Hewson, “è improbabile che abbia successo”.
Il DUP ha già dichiarato che voteranno a favore del governo su questo punto, il che significa che il voto rischia di fallire, che siamo anche più vicini al momento in cui il partito laburista dovrà uscire dalle barricate e smettere di essere ambiguo nell’approccio alla Brexit, così come abbandonare la prospettiva di un eventuale secondo referendum.
Il problema con un secondo referendum ora è che l’accordo attuale è morto vista la portata della sconfitta, rendendo ogni questione irrilevante in termini di accordi di ritiro.
«Significa anche che i parlamentari devono iniziare a coalizzarsi intorno a un accordo che tutti possono sostenere, qualcosa che in questo momento rimane una cosa difficile da pretendere. Abbiamo sentito un sacco di chiacchiere sul fatto che non c’è una maggioranza in casa per un risultato»senza accordo«, ma qui ci troviamo di fronte a un tale scenario», chiosa Hewson.
«La grande domanda è cosa succede rispetto all’articolo 50. I parlamentari vogliono estenderlo o ritirarlo, dato che ci dicono costantemente che non vogliono uno scenario senza accordo», conclude l’esperto di CMC Markets.
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