I mercati azionari hanno prima fatto un vistoso rialzo e poi sono crollati durante la conferenza stampa di Powell
La Fed alza i tassi di 75 punti base come ampiamente previsto dalle aspettative ufficiali del Cme che davano il rialzo di tre quarti di punto con una probabilità di oltre l’85%. Ora i tassi dei Fed Funds si trovano nella forchetta compresa tra 3,75-4%, un rialzo fortissimo dei tassi che ha sicuramente spaventato i mercati che hanno avuto una reazione insolita.
Dapprima un fortissimo rialzo all’annuncio dei tassi e poi, durante la conferenza stampa iniziata dopo 30 minuti dall’annuncio, un ribasso fortissimo che ha spinto le quotazioni dei mercati azionari sui minimi settimanali. Nel frattempo scende anche l’oro e viene fortemente acquistato il dollaro contro tutte le majors del Forex, in special modo lo Yen. Vediamo ora come si è evoluta la situazione
Cosa aspettarsi dalla Fed nel prossimo meeting?
Innanzitutto dobbiamo fare mente locale circa l’operato recente della Fed. I tassi di interesse sono ora al 3,75-4%, un livello molto alto che non si vedeva dal 2008 e che riflette la forte volontà della Fed di ridurre l’inflazione che ancora si trova alta. Secondo il report di politica monetaria, la Fed vede un mercato del lavoro in buono stato di salute con una crescita economica ancora presente ma che allo stesso tempo vede forti squilibri tra domanda e offerta, la vera causa dell’inflazione insieme al post-pandemia e alla guerra in atto in Ucraina.
Una cosa importante da sottolineare è il fatto che la Fed, già dai prossimi meeting, difficilmente alzerà i tassi con questo ritmo, o meglio, i tassi verranno probabilmente alzati ma con un’intensità minore rispetto a quanto visto finora, ossia al ritmo di 75 punti base per ogni riunione di politica monetaria.
Secondo i dati del Cme, nella prossima riunione di politica monetaria del 14 dicembre, l’ultima di quest’anno, la Fed potrebbe alzare i tassi di 50 punti base, portando la forchetta dei Fed Funds a 4,25-4,5%, comunque livelli ancora alti dei tassi di interesse. Attenzione perché la Fed sta giocando con il fuoco. I tassi di interesse hanno un effetto ritardato sull’economia reale, di almeno 6-9 mesi, pertanto un aumento così forte dei tassi potrebbe portare non solo a una recessione, bensì a una diminuzione talmente forte dell’inflazione che si potrebbe tornare tranquillamente al di sotto del 2% senza alcuna spinta dal lato della domanda. In questo contesto la Bce sembra essere più prudente e rispetto alla Fed sembra essere più coscienziosa rispetto a quanto l’economia potrebbe reagire a un aumento dei tassi così prepotente.
Una reazione esagerata dei mercati
I mercati sapevano benissimo cosa aspettarsi e probabilmente questi movimenti visti ieri sono solamente delle buone premesse per un’inversione di rotta che si sta aggiustando da diverso tempo per un rialzo fino all’inizio del 2023. La prima reazione dei mercati azionari è stata quella del rialzo e solamente dopo la conferenza stampa abbiamo visto un crollo generalizzato guidato dall’apprezzamento del dollaro. Il dollaro è stato il driver assoluto dei movimenti di ieri, sia sui mercati azionari che su Forex e materie prime. Il contesto attuale prevede però delle situazioni tecniche che fanno presagire proprio un aggiustamento del pricing del dollaro sui mercati.
Il primo riguarda l’oro che sta compiendo un movimento ribassista da ben 7 mesi, un qualcosa di assolutamente inusuale sul grafico mensile del metallo giallo; il secondo riguarda la situazione della sterlina che si sta preparando, qualora dovesse confermare il pattern visto nel post-Brexit e post-pandemia, a un’inversione di lungo periodo in seguito allo squeeze su base mensile di settembre.
Il terzo punto invece riguarda lo yen che ha già visto due interventi diretti sul mercato da parte della Bank of Japan che ha acquistato yen contro dollari senza alcun preavviso, confermando alcuni dettagli solamente dopo aver compiuto la transazione direttamente sul Forex. Questi tre eventi sono significativi circa l’andamento del dollaro. Facciamo ancora attenzione al fatto che il dollaro potrebbe ancora apprezzarsi, o meglio, potrebbe non scendere ancora fino alla prossima riunione di politica monetaria dove è previsto appunto un ulteriore aumento dei tassi anche se di entità ridotta. Il carry trade in questi casi è ancora a favore del dollaro e scaricare una grande massa di dollari nel momento opportuno potrebbe essere una mossa astuta per molti operatori del settore creditizio e degli investimenti.
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L’outlook sul mercato
Sui mercati azionari si fanno ancora test dei minimi ma la dinamica rimane quella di un recupero da qui fino a inizio 2023, periodo in cui si inizieranno a vedere le prime ripercussioni reali dei tassi di interesse sull’economia e sul settore creditizio. Per quanto riguarda l’oro, asset che copre l’inflazione nel lungo periodo, potrebbe risalire soprattutto per una dinamica tecnica che si sta creando su base mensile, perciò in questo mese è probabile vedere un rimbalzo che al momento non conferma però una vera e propria inversione di tendenza.
Sul Forex potremmo iniziare a vedere i primi segni di cedimento del dollaro solamente sui test della valuta più debole contro il biglietto verde, ossia lo yen. Probabilmente, qualora il mercato dovesse iniziare a testare di nuovo i livelli oltre i 150 di UsdJpy, potremmo aspettarci un nuovo intervento da parte della Bank of Japan a sostegno della sua valuta che a quel punto dovrà apprezzarsi fisiologicamente onde evitare problemi seri in un paese ingabbiato in una spirale monetaria espansiva da decenni. In allegato il grafico di
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