Il Ftse Mib si trova all’interno di un’area sensibile di lungo periodo. Si rimbalza o si prosegue al ribasso?
Il mercato azionario italiano è a dir poco “faticoso”. Un mercato che fatica sia a rompere i livelli importanti, sia a rimbalzare su livelli importanti, è un mercato senza spunti rilevanti a differenza del mercato americano o del suo cugino tedesco Dax. In questo contesto, il Ftse Mib gravita ancora attorno a dei minimi già identificati molto tempo fa come dei minimi di lungo periodo, ex resistenze divenute supporti importanti durante tutto l’arco di quest’anno, che per il momento non sono serviti per spunti importanti a livello operativo.
Vediamo quindi un mercato relativamente statico rispetto agli altri e che trova un corrispettivo nel mercato obbligazionario totalmente differente, con rendimenti in salita per i Btp a 10 anni verso il 5%.
Ftse Mib, uno sguardo nel lungo periodo
Concentriamoci immediatamente sul lato tecnico del mercato italiano e analizziamo il Ftse Mib su grafico settimanale. Vediamo una zona verde, che stiamo monitorando da diverse settimane, se non mesi, e che per il momento sembra fare da supporto di lungo periodo.
Non ci sono rotture, non ci sono segnali palesi di rimbalzo e non ci sono spunti importanti operativi se non la possibilità di anticipare un’eventuale inversione di tendenza che può durare fino a inizio 2023. Questa, ovviamente, rimane per il momento un’eventualità visto che i prezzi rimangono in pressione al ribasso ma, allo stesso tempo vediamo qualche indicatore che per il momento segna una possibilità di inversione come l’Rsi.
Il Relative Strenght Index presenta una divergenza al rialzo sui minimi ed è già un buon segnale di quel possibile e atteso rimbalzo. La zona verde di cui parliamo è quella compresa tra 20400 e 21000, che è stata una resistenza tra giugno e ottobre 2020, un arco temporale simile a quello attuale dove questa resistenza sta facendo da supporto, situazione da manuale dell’analisi tecnica pura. A livello macroeconomico la situazione però è veramente differente. Mentre sui mercati si respira aria di rimbalzo, dal lato economico vediamo una situazione completamente differente che andremo ad analizzare tra poco.
Macroeconomia, la situazione in Italia
A livello macro la situazione è pessima e da rivedere. Abbiamo affrontato questo tema con un approfondimento in una puntata della rubrica “Trading Time”, in onda ogni giovedì alle 18:30 sul canale Youtube di Money.it, dove abbiamo parlato dei principali numeri macro dell’Italia messi a confronto con quanto succede in Europa e in America.
In estrema sintesi, siamo ancora al di sotto dei livelli pre-crisi dei subprime, siamo rimasti fermi al biennio 2007-2008, una mancata crescita che difficilmente potremo colmare nel breve periodo. L’Italia brucia ricchezza, o meglio, la ricchezza che viene prodotta non viene redistribuita al ceto medio che fa fatica a trainare i consumi interni e, di conseguenza, esaspera questa cattiva distribuzione di risorse che piano piano diventano a disposizione solo di coloro che hanno già una buona fetta di mercato nei settori di appartenenza.
In Italia abbiamo quindi una situazione veramente pessima sotto il punto di vista della crescita e lo vediamo palesemente nel come il mercato obbligazionario sta prezzando i nostri titoli di Stato a 10 anni, ossia ci stiamo avvicinando al rendimento del 5% annuale su base decennale, un rendimento ottimo considerando un Btp come investimento nel lungo periodo.
Ma siamo arrivati al culmine o possiamo aspettarci ulteriori allunghi al rialzo, magari verso il 6%? Per il momento la situazione deve ancora evolversi e considerando l’evoluzione del contesto macro su scala globale, la corsa dei rendimenti sull’obbligazionario è destinata a continuare. Questo è dovuto principalmente al fatto che sui mercati valutari abbiamo un euro che è praticamente demolito dalla forza del dollaro, situazione che spinge i prezzi al rialzo e che non aiuta assolutamente il ribasso dell’inflazione nel lungo periodo.
Ricordiamo che il primo riferimento per i mercati finanziari, è proprio l’inflazione. Un asset finanziario deve coprire l’inflazione nel lungo periodo e l’ascesa dei rendimenti sui mercati obbligazionari, per definizione il comparto “risk free”, non lascia intendere altro che l’inflazione potrebbe rimanere alta per un lungo periodo, con dei ribassi molto contenuti avendo in contemporanea un costo del denaro in aumento e di conseguenza una stretta del credito che potrebbe bloccare l’economia qualora l’inflazione non dovesse scendere come si spera. Nel frattempo, la Bce sembra non vedere o considerare il problema, visto che nelle ultime riunioni di politica monetaria non si è minimamente accennato al problema del cambio col dollaro.
leggi anche
Il trading e il pericolo delle emozioni
Mercati azionari sulla via del rimbalzo? Gli indicatori sul lungo periodo, prima la zona di supporto, poi l’RSI, potrebbero darci spunto per un rialzo del mercato azionario. Nel frattempo l’obbligazionario continua la sua discesa e aumentano i rendimenti su base decennale mentre l’euro rimane sotto pressione del dollaro.
Un aumento dei corsi azionari da qui fino a fine anno sarebbe utile al fine di vedere anche un rimbalzo sull’euro contro il dollaro e, magari, la fine della corsa dei rendimenti dell’obbligazionario, condizione utile all’Italia per raccogliere denaro dai mercati pur offrendo dei rendimenti che nel lungo periodo risulteranno comunque esosi per lo Stato italiano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA