Dal gas alle rotte marittime, perché la partnership tra il presidente russo Vladimir Putin e quello cinese Xi Jinping si rafforza sulla strada verso l’Artico.
Nel recente incontro tra Vladimir Putin e Xi Jinping, il presidente russo ha toccato un tema inaspettato: l’Artico. Mentre la maggior parte degli analisti si aspettava che i due leader parlassero prevalentemente di Ucraina, il dossier più scottante ha riguardato il rafforzamento della partnership tra Russia e Cina.
In questa cooperazione 2.0 rientra anche la volontà di approfondire i lavori, spalla a spalla, lungo la rotta artica. Per quale motivo i due leader hanno parlato della rotta artica? La notizia acquista un senso se colleghiamo l’Artico all’energia. Già, perché Mosca può contare su diversi progetti attivi ben lieti di ricevere eventuali ed ulteriori finanziamenti cinesi.
Yamal LNG e Arctic LNG 2, ad esempio, sono stati sviluppati in collaborazione tra Russia e Cina. I due progetti artici erano stati pensati per estrarre ingenti quantità di gas da rivendere ad acquirenti esterni. E adesso potrebbero ricevere un nuovo impulso, ovvero nuovi finanziamenti.
In ogni caso, da ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina, la Cina aveva iniziato ad incrementare la propria presenza nell’Artico attraverso una sempre più ampia partnership con la Russia, in aree che includevano porti e aeroporti multiuso, la citata estrazione di energia, per non parlare poi della ricerca scientifica e della condivisione di dati di intelligence, di sorveglianza e ricognizione.
Possiamo dunque sostenere che la Cina desidera un “Artico aperto” nel quale incastonare la Polar Silk Road, il vecchio braccio della Belt and Road che, nelle originarie intenzioni, era stato pensato da Pechino per garantire alla Repubblica Popolare Cinese una fornitura stabile di gas naturale liquefatto, oltre che una rotta marittima alternativa rispetto a quelle fin qui tradizionalmente utilizzate.
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