Il gas russo arriva in Europa, da vietare immediatamente

Luna Luciano

12 Gennaio 2025 - 11:40

Nonostante le sanzioni, l’UE compra ancora gas dalla Russia. Un’ambiguità che mal si coniuga con la volontà di diventare energeticamente indipendenti da Mosca. Ecco perché vietarlo immediatamente.

Il gas russo arriva in Europa, da vietare immediatamente

Le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dalla Russia in Europa hanno raggiunto livelli record nel 2024, nonostante le sanzioni imposte dopo l’invasione dell’Ucraina.

Questa situazione è il frutto di una contraddizione ritenuta allarmante dagli analisti: mentre l’Unione Europea dichiara di voler ridurre la dipendenza energetica da Mosca, i numeri mostrano che il legame persiste e, in alcuni casi, si intensifica.

Secondo i dati forniti da Rystad Energy - società di ricerca energetica con base ad Oslo - il continente ha acquistato 17,8 milioni di tonnellate di GNL russo nel 2024, un incremento significativo rispetto all’anno precedente. Questo gas, venduto spesso a prezzi scontati, è divenuto una merce ambita per i mercati europei, nonostante rappresenti una fonte di finanziamento per l’economia russa e, indirettamente, per la guerra in Ucraina.

L’Unione Europea ha annunciato l’obiettivo di eliminare le importazioni di combustibili fossili russi entro il 2027, ma le attuali lacune nelle sanzioni dimostrano quanto sia lontano il raggiungimento di questa meta. Per garantire coerenza politica, economica e climatica, un divieto immediato delle importazioni di GNL russo appare non solo necessario, ma urgente, per tale ragione è opportuno approfondire la questione: di seguito tutto quello che serve sapere sulle importazioni di gas russo e perché e come vietarlo.

L’Ue dipende da Mosca per il gas: storia di una contraddizione

Nonostante le intenzioni dichiarate di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, l’Europa continua a fare affidamento sul gas russo, sebbene in forma diversa rispetto al passato.

Se il flusso via gasdotto ha subito una drastica riduzione, le importazioni di GNL trasportato via mare hanno invece conosciuto un aumento record. La Russia si è affermata come 2° fornitore di GNL per l’Europa, superando il Qatar e posizionandosi appena dietro gli Stati Uniti. Complessivamente, nel 2024, i flussi di gas russo, considerando sia il GNL che il gas via gasdotto, hanno raggiunto i 73,7 miliardi di metri cubi, ben lontani dagli obiettivi europei.

Questa dinamica mette in luce una trasformazione piuttosto che un reale distacco dalle fonti energetiche russe. Le ragioni principali di questo incremento sono economiche: il GNL russo viene spesso offerto a prezzi scontati rispetto ai fornitori alternativi, rendendolo una scelta attraente per le aziende europee. Insomma, come sempre la logica del denaro vince su quella morale.

Inoltre, questo comporta conseguenze geopolitiche e ambientali significative. Dal punto di vista geopolitico, le importazioni di GNL rappresentano una fonte di entrate per Mosca - che si è trovata in gravi difficoltà economiche- alimentando l’economia di guerra del Cremlino. Sul fronte ambientale, il trasporto e la produzione di GNL comportano emissioni significative di CO₂, contrastando gli obiettivi climatici fissati dall’Accordo di Parigi. L’Europa, nonostante abbia accelerato la transizione verso le energie rinnovabili, non è ancora riuscita a colmare il vuoto lasciato dalla crisi del gasdotto ucraino. L’adozione di impianti solari ed eolici, sebbene incoraggiante, non basta a soddisfare il fabbisogno energetico del continente.

Vietare il gas russo in Europa: ecco perché è urgente

La necessità di un divieto immediato sulle importazioni di GNL russo è supportata da ragioni economiche, politiche e morali.

Innanzitutto, mantenere aperte le porte al gas russo mina gli sforzi europei per ridurre la dipendenza energetica da Mosca. L’Unione Europea ha introdotto quindici pacchetti di sanzioni contro la Russia, ma le lacune presenti nel regime sanzionatorio consentono al GNL di aggirare le restrizioni e continuare a finanziare il conflitto in Ucraina. Attivisti come Svitlana Romanko, fondatrice del gruppo per il clima Razom We Stand, sottolineano l’urgenza di colmare queste falle normative per fermare il flusso di risorse economiche verso il Cremlino.

Un divieto immediato sarebbe anche coerente con gli obiettivi climatici europei. Le emissioni legate alla produzione e al trasporto di GNL sono incompatibili con l’impegno dell’Europa a ridurre le emissioni di gas serra. Inoltre, la scelta di bloccare il GNL russo potrebbe accelerare ulteriormente gli investimenti nelle energie rinnovabili, spingendo i Paesi membri verso una vera autonomia energetica.

Infine, un’azione decisa invierebbe un chiaro messaggio politico. Dimostrerebbe che l’Europa è disposta a fare sacrifici per difendere i principi di sovranità e integrità territoriale, valori fondamentali che sono stati minacciati dall’invasione russa dell’Ucraina. Continuare ad acquistare GNL russo, invece, indebolisce la posizione europea e crea una narrativa di ambiguità che può essere sfruttata da Mosca per giustificare ulteriori azioni aggressive.

È quindi necessario agire con fermezza e urgenza, imponendo un divieto immediato. Solo così l’Europa potrà dimostrare coerenza nelle sue azioni, garantire la propria autonomia energetica e contribuire a porre fine al finanziamento del conflitto in Ucraina.

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