Secondo il Fmi in questo inverno per l’Italia ci sono meno rischi del previsto grazie alla diversificazione delle fonti e concorda con l’Ue che aiuti a famiglie e imprese ora devono essere limitati.
L’Italia, sul gas, non rischia tanto quanto inizialmente previsto in questo inverno difficile che ci aspetta. A dirlo è il Fondo monetario internazionale, secondo cui i rischi per l’approvvigionamento energetico “sono fortemente ridotti grazie alla forte risposta da parte delle politiche adottate, in particolare l’aumento delle forniture di gas ottenuto differenziando le importazioni”.
Secondo Alfred Kammer, direttore del Dipartimento europeo del Fmi, però, i costi delle bollette rimarranno alti, così come quelli dei beni di prima necessità. Per questo serve “un pacchetto di misure mirate ed efficienti, anche trovando compensazioni per finanziarlo”, tramite tagli di spesa “inefficiente”. Allo stesso tempo si dovrebbe intervenire sulla formazione del prezzo, “in modo che la domanda di gas sia compressa”.
Che gli interventi a favore di famiglie e imprese debbano essere mirati e a tempo è convinta anche la Commissione europea, secondo cui è necessario intervenire non alterando troppo le politiche di bilancio, in un momento delicato tra inflazione alle stelle e politiche monetarie restrittive.
Gentiloni: “non siamo più ai tempi del Covid”
Per il commissario all’Economia Paolo Gentiloni stiamo vivendo un rallentamento dell’economia che “coincide con livelli di inflazione che non conoscevamo da 40 anni”. La situazione non ha ancora prodotto conseguenze allarmanti in termini di occupazione, ma questo potrebbe accadere. Pertanto l’ex presidente del Consiglio italiano crede che bisogna “intervenire, appoggiare le famiglie vulnerabili e le imprese più soggette ai prezzi dell’energia, ma bisogna farlo in modo mirato e temporaneo. Non siamo più al tempo del Covid: siamo in un momento in cui inflazione e tassi devono invitarci alla prudenza”.
Insomma, i sostegni in questo frangente molto complesso sono assolutamente indispensabili, ma per l’Unione europea devono essere compatibili con una politica di bilancio prudente. “Un’equazione non facile - ammette lo stesso Gentiloni - ma indispensabile”.
“Difficile intervenire visto il debito italiano”
In ogni caso il Fondo monetario si dice convinto che in Europa, sotto la spinta della guerra in Ucraina e della crisi energetica, “le prospettive si sono fatte cupe con la crescita in discesa e l’inflazione destinata a restare elevata”. Quindi la previsione: i rischi per la crescita sono al ribasso e quelli per l’inflazione al rialzo, uno stop totale alle forniture russe di metano, combinato con un inverno freddo, darebbe luogo a perdite del Pil fino al 3% in alcune economie dell’Europa centrale e orientale.
In questo scenario, secondo Kammer, l’Italia avrà delle difficoltà rispetto alle politiche economiche da mettere in campo. Il numero uno del Fondo spiega che il nostro Paese “dovrà essere molto concentrato sulla sua situazione di bilancio, sulla riduzione del rapporto debito/Pil nel solco del precedente governo, e gli sviluppi più recenti richiederanno uno sforzo di bilancio più ambizioso”. D’accordo il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, secondo cui “non puoi avere una politica di bilancio ad ampio spettro quando hai un debito pubblico come quello che abbiamo noi”.
Sanzioni alla Russia, per Fmi e Commissione Ue funzionano
In ogni caso, però, Fmi e Commissione europea concordano anche sul fatto che, seppur dannose, le sanzioni dell’Europa alla Russia stanno funzionando, spingendo Vladimir Putin sempre più nell’angolo e prevenendo possibili sviluppi militari potenzialmente devastanti per tutto il mondo.
Per Kammer “in Russia quest’anno e il prossimo ci sarà crescita negativa e nel 2023 il Pil sarà inferiore del 10% a quanto ci aspettavamo prima della guerra, dunque sono in una recessione profonda”. Quindi l’Europa, che vede una lieve possibile recessione, sarebbe in una condizione economica evidentemente migliore nel 2023.
“Le sanzioni stanno erodendo l’economia Russia - aggiunge Gentiloni - con il loro Pil che si contrarrà in modo marcato sia quest’anno che il prossimo. La nostra risposta comune sta funzionando. I recenti abominevoli attacchi di Mosca sulle città ucraine non sono segnali di forza ma di debolezza e di crescente disperazione”.
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