Quali sono i rischi per l’economia italiana in caso di stop completo alle forniture russe di gas da ottobre? Nella Nadef si stima l’impatto che un azzeramento dei flussi potrebbe avere sul Pil.
Uno stop alle forniture di gas dalla Russia non è impossibile. E per questo anche il governo italiano uscente, guidato da Mario Draghi, ha provato a stimare gli effetti di un’eventuale interruzione dei flussi dal Cremlino. Una opzione che sembra sempre meno improbabile considerando anche i problemi conseguenti ai danni sui gasdotti del Nord Stream.
Non a caso, con i danni sui gasdotti russi il prezzo del gas è subito salito, per poi riscendere. Inevitabile, a questo punto, pensare a cosa potrebbe succedere in caso di stop definitivo alle forniture russe verso l’Europa e l’Italia. Cosa succederebbe se il Cremlino decidesse di usare il gas come arma chiudendo del tutto i rubinetti?
Una stima sull’impatto di uno scenario di questo tipo sull’economia italiana già c’è. Ed è stata inserita dal governo Draghi nella Nadef, la Nota di aggiornamento al Def. Cosa succederebbe, quindi, se il presidente russo Vladimir Putin decidesse di interrompere le forniture di gas all’Italia?
La Nadef e il gas russo
Nella Nadef si fa già riferimento alle ipotesi più estreme sul gas russo. Innanzitutto, però, si prevede uno scenario tendenziale in cui sul fronte approvvigionamenti c’è una discesa delle importazioni da Mosca, anche se non si considera un completo azzeramento. Ma poi viene presentata anche un’opzione più estrema, con un’interruzione completa dei flussi da ottobre.
Va ricordato che a marzo il Def aveva considerato due scenari: con e senza una particolare carenza di gas. Negli ultimi mesi, si legge nella Nadef, lo scenario più realistico assomiglia più a quello elaborato in primavera, con afflussi continui ma anche con forti rialzi dei prezzi. Lo scenario ritenuto più rilevante è comunque “quello di un completo arresto delle forniture dal mese di ottobre in poi”.
Stop al gas russo, l’impatto sull’Italia
Nella Nadef si ipotizza anche lo scenario più estremo, ovvero la fine delle forniture russe all’Italia a partire da ottobre. Si legge: “Si è ipotizzato che il completo venir meno degli afflussi dalla Russia porti a un aumento del 20% dei prezzi medi del gas naturale, dell’elettricità e del petrolio rispetto allo scenario tendenziale nel quarto trimestre di quest’anno e nel 2023”. Nel 2024 i prezzi sarebbero più alti del 10% e nel 2025 del 5%.
Gas russo, l’impatto di uno stop sul Pil italiano
Nella Nadef si ipotizza anche l’impatto sul Pil di uno stop alle forniture russe. La crescita del Pil sarebbe minore dello 0,2% nel 2022, fermandosi al 3,1%. Nel 2023 sarebbe invece di mezzo punto percentuale in meno, per un totale di crescita limitato allo 0,1% nell’anno. Sarebbe invece superiore, per l’effetto di un rimbalzo, dello 0,4% nel 2024 e dello 0,2% nel 2025.
Per quanto riguarda il tasso di crescita del Pil nominale la riduzione sarebbe più moderata, cioè -0,1% quest’anno rispetto al tendenziale e -0,3% nel 2023. Gli impatti sarebbero “molto inferiori a quelli stimati negli scenari di rischio al Def”. Soprattutto grazie al miglioramento della situazione sul fronte delle fonti alternative di approvvigionamento.
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