La Russia vuole tornare a puntare sulle forniture di gas all’Ue. Per farlo Gazprom sta pensando a diversi stratagemmi e ad accordi con la Turchia e altri Paesi.
La Russia non si arrende e rilancia la guerra del gas. In realtà il conflitto energetico con l’Ue ha cambiato forma e ora non è più uno scontro costante tra Bruxelles e Mosca. Le posizioni sono cambiate e adesso il Cremlino sembra voler tornare a trattare, con l’obiettivo di aumentare le forniture verso l’Europa.
Da una parte Gazprom, l’azienda di Mosca, punta ad aumentare la produzione di Gnl; dall’altra vuole aumentare i flussi tramite gasdotto, anche con percorsi diversi da quelli del passato. E lo vuole fare anche con stratagemmi che permettano di nascondere la reale provenienza delle forniture.
Il gas russo, quindi, potrebbe arrivare anche attraverso il Tap, il gasdotto che va dall’Azerbaijan a Italia. Insieme a quelli di altri Paesi. Mosca punta sul Tap che è proprio l’infrastruttura che l’Ue vuole sfruttare per diminuire l’indipendenza dalla Russia, con l’Italia che punta a raddoppiarne la portata entro il 2027.
Gas, cosa vuole fare Gazprom
Gazprom guarda alla Cina e in generale all’Asia per compensare il crollo dell’export verso l’Ue. Il problema è che Mosca sa quanto sia difficile sostituire il mercato europeo: servono molto tempo e tanti soldi. Non a caso il presidente russo, Vladimir Putin, continua a puntare sull’Ue. Già a ottobre, infatti, aveva lanciato un messaggio a Bruxelles proponendo un aumento delle forniture attraverso la Turchia.
La Russia punta sulla Turchia per arrivare all’Ue
Peraltro, come spiega il Sole 24 Ore, ha già iniziato a farlo, aumentando i flussi nel gasdotto TurkStream, che Mosca vuole addirittura raddoppiare. La Russia spera che per l’Ue possa sembrare accettabile comprare sul mercato turco o attraverso dei mediatori, come spiega Alexander Gryaznov, direttore S&P Global Ratings. Anche perché, alla fine, il gas è uguale e non si distingue quello russo da quello turco.
Inoltre con la Turchia la Russia vuole riaprire un varco in Bulgaria. In questo ambito rientra l’accordo commerciale tra turchi e bulgari che ha allertato l’Efet, la Federazione europea dei trader di energia. L’intesa riguarda l’import della Bulgaria tramite la Turchia e nasce con l’intenzione di diminuire la dipendenza dalla Russia.
Il sospetto, però, è che possa essere uno stratagemma per favorire Mosca, perché la porta di accesso utilizzata finora è sempre stata usata dalla Russia, con un’interruzione dall’arrivo del nuovo TurkStream2. Peraltro, sottolinea il Sole, la capacità in uscita dalla Bulgaria alla Turchia finora è stata riservata per più del 90% proprio a Gazprom, con un contratto che prevede questa quasi esclusiva fino al 2039. E non è detto che non valga anche per i flussi opposti, ovvero dalla Turchia alla Bulgaria.
leggi anche
Crolla il prezzo del gas, ma gli stoccaggi pieni possono essere un problema: quali rischi in primavera?
Gas, come la Russia vuole rientrare in Ue
La Russia, intanto, pensa a come tornare in Ue. E uno degli obiettivi del Cremlino è il Tap, su cui l’Ue vuole puntare e vuole investire per potenziarlo. Qui entra in gioco l’Azerbaijan, che rischia di non avere abbastanza gas per soddisfare gli impegni presi con l’Ue entro il 2027. Così per rispettare i patti potrebbe acquistare il gas da Russia e Turkmenistan. Non a caso la società azera Socar avrebbe già stipulato un contratto per l’import da Gazprom.
In più la Russia vuole rafforzare anche le relazioni con i Paesi ex sovietici. Di recente Putin ha incontrato il presidente turkmeno e ha proposta a Uzbekistan e Kazakistan un nuovo asse sul gas. I due Paesi hanno preso tempo, ma alla fine hanno firmato un accordo di cooperazione con Gazprom. Ora bisognerà capire cosa prevede e a cosa può portare per la Russia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA