Se la Russia ci ricatta, il mercato libero, occidentale e atlantista non disdegna di guadagnare su quella leva geopolitica. Ma il debito Usa pare aver avviato il countdown verso un 2008 «a tavolino»
Meglio chiarire subito il quadro: il calo del 20% dei futures sul gas naturale europeo trattati ad Amsterdam ha poco o niente a che fare con quanto sta avvenendo fra Berlino e Bruxelles. Più facilmente, quel tonfo delle quotazioni in area 270 euro per MWh ha dimestichezza con i trading desk.
![Andamento del prezzo dei contratti futures sul gas europeo (Dutch)](IMG/jpg/OAzOKwWlQaLtC3T2oVRK3OrOSyZ7ZZgpjjmxrHoU.jpg)
Perché quando un trader assiste a un’impennata dei prezzi come quella che la scorsa settimana ha spedito le valutazioni a 342 euro per MWh, può fare solo una cosa: guardare dritto negli occhi quella posizione, esattamente come si farebbe con la fidanzatina del liceo. E con altrettanta franchezza e cuore aperto, chiederle se all’orizzonte esista un evento catalizzante che possa operare da supporto a un rally ulteriore, a quel punto destinato a entrare in modalità auto-alimentante. Se non c’è, si vende. Presa di profitto, in gergo.
Perché quindi dovrebbe esserci necessità di chiarire i contorni dell’accaduto? Perché è terribilmente scomodo. E infatti, ecco che il miracoloso effetto sufflè sgonfio ha immediatamente assunto un paio di paternità differenti. In primis, la decisione dell’Ue di convocare un vertice straordinario sull’energia per il 9 settembre, addirittura con Ursula Von der Leyen intenta a preannunciare mosse concrete ed emergenziali per sganciare il prezzo dell’elettricità da quello del gas. Secondo, ce lo mostra questo grafico
![Andamento degli stoccaggi di gas naturale della Germania](IMG/png/uWI4DkYEyvXEYRrZm7mbt5ZqqsPv44wd3iGJ0EbA.png)
dal quale si evince come il livello degli stoccaggi di gas naturale con cui la Germania si appresta ad affrontare la stagione fredda sia decisamente migliore e riempito con maggiore rapidità di quanto si pensasse. Oggettivamente, due ottime ragioni per vedere il prezzo dei futures sul Dutch scendere nettamente. Almeno a livello formale.
Ma senza entrare nel merito di entrambe le dinamiche, l’una meno credibile dell’altra (ad esempio, perché sempre oggi il contratto energetico tedesco a 1 anno ha sfondato quota 1.000 euro MWh per la prima volta in assoluto?), basta guardare l’orologio per vedere come l’inizio della discesa e la sua parabola inversa apparentemente inarrestabile si siano consumati prima che le agenzie rendessero noto i due eventi spartiacque. Ecco quindi la scomodità da omettere alle opinioni pubbliche cui accennavo prima. Ovvero, il fatto che a generare la fine (temporanea) dell’incubo russo di un gas stabilmente sopra quota 300 euro MWh sia stata la decisione di traders occidentali, liberisti, atlantisti e forse anche russofobi di chiudere delle posizioni meramente speculative. Insomma, se Mosca ci ricatta con il gas, il fior fiore della finanza che dovrebbe aiutarci a piegare il Cremlino, isolandone conti, assets e commerci, è invece ben contenta di utilizzare quella manleva geopolitica come leverage per le sue scommesse.
Ma ci vorrà poco a far saltare il banco, se davvero tutto appare un gioco di ombre e di specchi. Basterà che il 9 settembre, esattamente come accaduto sul tetto al prezzo del gas. il vertice straordinario si concluda con un nulla di fatto. O con l’ennesimo rinvio, dopo consultazioni e riflessioni ulteriori. Basterà, ad esempio, che l’Ungheria si metta di traverso in qualche modo. E vedrete come i traders torneranno a guardare con occhi languidi quelle posizioni rialziste. Senza contare che il giorno precedente la Bce potrebbe aver alzato i tassi di 75 punti base: a quel punto, lo spread italiano già sotto pressione proprio per il caro bollette potrebbe esplodere. Mandando tutto in cortocircuito.
Ma ecco che questi due grafici
![Percentuale di esposizione del mercato dei prestiti a emittenti con rating differenti](IMG/jpg/jSyWqJxS44HDEHNpD7RqpbjNdJWREMHfypYmCZHO.jpg)
![Correlazione storica fra ciclo rialzista della Fed ed eventi di credito globali](IMG/jpg/BoRJbFKproxRTQt5v4IEEzgy2gmBq7ArtWt16PFo.jpg)
paiono volerci mettere in guardia con ampio anticipo su un qualcosa di paradossalmente ancora più grave della crisi energetica e dei suoi addentellati speculativi. Un qualcosa talmente da addetti ai lavori da non trovare spazio sui media e che proprio dalla permanenza ormai fissa del gas nelle headlines europee potrebbe cogliere il mercato Ue con la guardia pesantemente abbassata. Protagonista, nemmeno a dirlo, la Fed e il suo ciclo rialzista.
Se infatti la prima immagine mostra come il mercato Usa dei prestiti sia pesantemente esposto su emittenti con rating tale da generare un’esposizione immediata e diretta a rialzi eccessivi del costo del denaro, la seconda mette in prospettiva la correlazione storica fra cicli dei Fed Funds ed eventi di credito globali a essi correlati.
Bene, mentre oggi noi europei festeggiavano la presa di beneficio dei traders, spacciandola per speranza politica legata alle promesse di Ursula Von der Leyen, il Treasury statunitense a 2 anni ha visto il suo rendimento salire al 3,45%, il massimo dal novembre 2007. Tradotto? Il conto alla rovescia verso l’inevitabile e ciclico evento di credito è cominciato. Scommettiamo su dove sarà l’epicentro?
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