Generali sotto assedio torna a spiegare l’operazione con i francesi di Natixis. Le fake news sulla fine dei risparmi italiani e dei BTP.
Evidentemente tuttora incalzata dalla paura tutta italiana sul fato dei BTP e dei risparmi della Patria, Generali torna a chiarire anche oggi la ratio dell’accordo siglato con i francesi di Natixis, presentando sotto forma di domanda tutte le fake news che girano in Italia. Bufale che smentisce dando chiare risposte.
Sono passate soltanto poche ore da quando il Leone di Trieste ha dato rassicurazioni ufficiali sul dossier che sarebbe addirittura il motivo che avrebbe indotto MPS-Monte dei Paschi di Siena a lanciare a sorpresa una OPS su Mediobanca.
Il vero obiettivo di questa operazione sarebbe infatti, secondo le indiscrezioni che circolano a Piazza Affari proprio la compagnia di assicurazione di Trieste, a rischio di finire nelle mani di Parigi, e dunque di mettere a repentaglio - secondo il governo Meloni, ma anche secondo gli azionisti di MPS che compaiono anche tra i principali stakeholders di Mediobanca e di Assicurazioni Generali, ovvero Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio - addirittura la mole di quei BTP che ha in pancia, e che valgono 36 miliardi di euro circa.
Altra ansia degli italiani e del governo Meloni è il presunto rischio che i risparmi della Patria finiscano per essere sequestrati dalla cattiva Francia.
E così il gruppo assicurativo italiano si ritrova costretto anche oggi a risalire in cattedra. Ma stavolta lo fa presentando anche tutte le fake news che circolano in Italia.
Ecco alcune delle principali bufale a cui Generali risponde con un chiaro no.
Bufala: Con operazione Natixis, 650 miliardi di euro saranno gestiti da stranieri
Risposta Generali:
“No, l’affermazione è falsa e in contrasto con la disciplina assicurativa, legale (art. 37- ter Testo Unico delle Assicurazioni) e regolamentare (Regolamento IVASS n. 24/2016). Generali e il suo CdA oggi definiscono le linee guida strategiche di investimento e l’asset allocation dell’intero Gruppo. Generali e tutte le società assicurative del Gruppo stabiliscono – all’interno di quelle linee guida – i termini e le condizioni dei mandati di gestione che contengono limiti di rischio e obiettivi ben definiti cui si deve attenere il gestore (come l’indicazione dei paesi, delle asset class o, ad esempio, dei titoli di stato nei quali allocare gli investimenti). L’operazione con Natixis non modificherebbe in alcun modo questo assetto che continuerebbe ad essere implementato come accade oggi. Pertanto, Generali manterrebbe in modo assolutamente IDENTICO l’attuale grado di definizione e monitoraggio degli investimenti, che non verrebbero in alcun modo trasferiti ad altri”.
La risposta continua, facendo notare che “Generali, così come fatto da altri assicuratori, ha scelto di sviluppare internamente le competenze di asset management, al fine di diversificare l’attività e l’operatività del Gruppo lungo la catena del valore e internalizzare parte dei relativi margini”.
Ancora, “è importante notare come il progresso di Generali nell’asset management sia davvero notevole. I maggiori peer europei in Francia o Germania hanno lanciato il loro business in questo campo già 25-30 anni fa, mentre Generali solo 8 anni fa. Nonostante questo Generali, come primo assicuratore italiano, ha l’opportunità unica di controllare e guidare (congiuntamente al partner BPCE tramite Natixis IM) un leader mondiale nel settore ” .
Altra fake news: Operazione è di fatto una cessione di un asset come Generali all’estero
“No, va chiarito che la società Assicurazioni Generali non è oggetto dell’accordo, né lo sono le decisioni sugli investimenti di Generali. L’operazione prevedrebbe la creazione di una nuova società co-controllata destinata all’attività di asset management, con una governance bilanciata e paritetica al 50/50, e senza alcun diritto speciale di governance riservato a nessuno dei due soci. Creare una joint venture paritetica è cosa ben diversa rispetto a cedere un’attività e perderne il controllo. Piuttosto, vuol dire acquisire determinanti diritti di governance e di co-controllo su un’attività di gestione di masse triple rispetto a quelle attuali, e beneficiare di un ben maggior contributo “industriale” (i.e. abilità di servire meglio i propri clienti) e finanziario (i.e. partecipare ai maggiori utili derivanti dall’attività di gestione, rispetto agli attuali)”.
Di conseguenza, spiega ancora Generali, “ l’Italia acquisirebbe un ruolo determinante in un’industria mondiale altrimenti destinata ad essere dominata da – escludendo l’Asia - Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia”.
Praticamente, mette in evidenza il Leone, l’accordo con i francesi di Natixis “ creerebbe un gigante europeo, con forte matrice italiana, primo al mondo nella gestione di attivi assicurativi e nono al mondo tra gli asset manager”.
Per chi avesse ancoa dubbi, “una ulteriore controprova è legata all’elemento fiscale”, visto che “non si determinerebbe alcun trasferimento di valore fuori dall’Italia e non si avrebbe, come effetto, una riduzione delle imposte assolte in Italia; è anzi probabile che l’onere fiscale italiano aumenti, quantomeno per effetto di due fattori: la creazione di un altro livello nella catena societaria in Italia con conseguente ulteriore tassazione dei dividendi e l’aumento dei dividendi previsti per effetto della creazione di valore generato dalla joint venture”.
La grande bufala: A rischio la sottoscrizione dei BTP e gli investimenti in Italia
Risposta Generali:
No, non cambieranno i criteri di gestione e di risk management, che rimarranno sotto il controllo di Generali e il presidio delle società assicurative del Gruppo. Continueranno infatti ad essere Generali e le sue controllate a definire le linee guida strategiche di investimento e l’asset allocation dell’intero Gruppo, nonché a indicare i limiti di rischio e gli obiettivi ben definiti cui si deve attenere il gestore (come l’indicazione dei paesi, delle asset class o, ad esempio, dei titoli di stato nei quali allocare gli investimenti). Al contrario, a seconda dei bisogni dei clienti, potrebbe aumentare la quota degli attivi investibili nel nostro Paese, sia BTP, obbligazioni di società italiane o azioni, oppure Real Estate o Infrastrutture ESG: una piattaforma globale quale quella che si intende creare, permetterebbe infatti di offrire interessanti opportunità di investimento nel nostro Paese, a diversi investitori basati in Europa, America e Asia”.
In Francia BNP Paribas-AXA ha blindato risparmio nazionale. Perché Generali non investe in società italiane?
Risposta Generali:
“Come detto, Generali e il suo CdA continueranno a definire le linee guida strategiche di investimento e continueranno a decidere dove investire il risparmio nazionale italiano, come è stato fatto finora. Generali è già uno dei maggiori asset manager italiani, ed essendo un grande Gruppo internazionale, la crescita dell’Italia in questo settore non avviene attraverso la fusione tra realtà nazionali relativamente piccole, ma attraverso l’aggregazione con realtà internazionali di maggiori dimensioni”
Il gruppo assicurativo ha ricordato che, “ nel settore dell’asset management, solo la dimensione consente di rimanere competitivi, sostenere i costi necessari a sviluppare l’attività, acquisire nuovi clienti, attrarre talenti e investimenti ”. Al contrario, “gli asset manager di piccole dimensioni sono destinati ad avere un ruolo locale o a essere acquisiti da altri”.
Rimarcato l’obiettivo che Generali riuscirebbe a centrare con la partnership, e che farebbe bene a tutta l’Italia: “ L’opportunità di creare il primo asset manager AL MONDO per gestione di attivi assicurativi e il NONO al mondo è per l’Italia una straordinaria opportunità di leadership a livello globale difficilmente raggiungibile in altri settori ”.
L’altra fake news: In ogni caso è una operazione unfair in quanto decisa a fine mandato
Niente affatto, ha ricordato Generali, visto che i vertici e il CDA “hanno il dovere di agire nel best interest della società e dei suoi stakeholder per l’intera durata del loro mandato, dal primo all’ultimo giorno ”.
Non manca la precisazione: “La proposta joint venture con Natixis IM è peraltro perfettamente in linea con le priorità strategiche del Gruppo in materia di asset management”. Insomma, “Natixis IM è il partner perfetto per Generali per realizzare il suo obiettivo di crescere in un settore strategico per il Gruppo”.
Bufala: asimmetrie verso altri azionisti con advisor Mediobanca, principale azionista di Generali
“No, come in tutte le operazioni di M&A sin qui condotte, Generali si è avvalsa di numerosi advisor finanziari, legali e di comunicazione; almeno una decina. Il conferimento dell’incarico nell’interesse della controllata Generali Investments Holding a Mediobanca, primario advisor finanziario di assoluto standing e rigore, è stato peraltro vagliato dal Comitato per le Operazioni con Parti Correlate di Generali e ha seguito il percorso, le procedure e le regole previste per operazioni di questo genere”.
In JV Natixis al 50%, Generali al 42%, Cathay Life all’8% con squilibrio a favore della Francia
“No, perché l’accordo NON prevede la fusione tra Generali Investments Holding e Natixis, che porterebbe il socio Cathay a detenere l’8% circa del capitale della società post-fusione. L’operazione prevede invece la costituzione di una NUOVA società partecipata pariteticamente e DIRETTAMENTE dai due soci Generali Investments Holding e Natixis, senza la partecipazione di Cathay. L’asserito azionariato “in trasparenza” non esiste, come non esiste nessun squilibrio a favore dei francesi. Nella società Generali Investments Holding, le Generali – grazie alla quota detenuta largamente maggioritaria pari all’84% - posseggono TUTTI I DIRITTI DI CO-CONTROLLO senza alcuna riserva inerente alla governance della joint venture a favore di Cathay”.
Operazione simile a cessione di Pioneer da UniCredit a francese Amundi
Ed è una bufala, fake news, anche questa. Il colosso di Trieste ricorda che “Unicredit ha ceduto il 100% di Pioneer contro un prezzo, mentre Generali combinerebbe la propria piattaforma di asset management facente capo a Generali Investments con quella di Natixis IM, mantenendo il co-controllo ”.
Non solo. Generali puntualizza che “Unicredit non aveva rilevanti attivi (di sua proprietà) gestiti da Pioneer; quindi, non aveva il controllo (né era in condizione di porre vincoli) sugli investimenti compiuti da quest’ultima. La banca agiva sostanzialmente come distributore dei prodotti di Pioneer che venivano e vengono venduti presso i suoi sportelli. Generali ha e conserva in sua proprietà gli attivi gestiti e anche la gestione sottostà alle regole impartite dal Gruppo ”.
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