Per Paolo Gentiloni i big tech “escono vincitori” dal coronavirus e dovrebbero pagare più tasse
“I colossi tech dovrebbero pagare più tasse”. È questo il parere del Commissario europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni.
Nel corso di un’intervista rilasciata in mattinata alla CNBC, Gentiloni ha evidenziato come i cosiddetti Big Tech appartengano a quella ristretta cerchia di aziende che sono state in grado di “guadagnare dal coronavirus”, e anche per questo dovrebbero essere soggetti a una maggiore tassazione al momento:
“Accettare l’idea che questi colossi, i veri vincitori della crisi innescata dal covid, non stiano pagando un’adeguata proporzione di tasse in Europa rappresenta un grosso problema”,
ha riferito l’ex premier all’European House Ambrosetti Forum, riconoscendo tutta la difficoltà nel superare le divergenze con gli Stati Uniti in relazione a questa incongruenza.
Da ricordare come nel 2018 la Commissione europea aveva proposto un prelievo digitale del 3%, sostenendo che il sistema fiscale necessitava di un aggiornamento all’era digitale in corso. In tutta risposta, la Casa Bianca replicò che una tassa digitale sarebbe stata ingiusta, perché avrebbe un “impatto sproporzionato” sulle aziende americane.
Gentiloni: “Colossi tech devono pagare più tasse”
Nel 2008 proprio la Commissione Ue evidenziò che le aziende digitali, in media, pagano un’aliquota fiscale effettiva del 9,5%, rispetto al 23,2% delle imprese tradizionali.
Ora, sulla scia della pandemia di coronavirus, i cosiddetti Big Tech hanno avuto una decisa spinta, con una percentuale enorme di consumatori che ha fatto affidamento su colossi del calibro di Apple, Microsoft, Intel e altri per il telelavoro, lo shopping a distanza e più in generale la connessione:
“I colossi delle piattaforme digitali sono i veri vincitori di questa crisi dal punto di vista economico, lo sperimentiamo tutti nella nostra quotidianità”,
ha evidenziato Gentiloni.
Nel frattempo, i governi di tutto il mondo hanno un disperato bisogno di liquidità per rispondere all’emergenza sanitaria, e l’imposizione di nuove tasse è un modo cruciale per raggiungere quest’obiettivo.
Esattamente in quest’ottica, l’Ue sta cercando di proporre un nuova tassa digitale nel 2021, se i negoziati a livello OCSE dovessero fallire entro la fine dell’anno.
Assestando un duro colpo ai negoziati, gli Stati Uniti hanno abbandonato i colloqui a giugno, sollevando dubbi sul raggiungimento effettivo di progressi già da quest’anno.
Gentiloni sostiene che a livello tecnico sono stati fatti passi avanti, ma le imminenti elezioni presidenziali negli Stati Uniti influenzano notevolmente il processo:
“È un anno di elezioni per gli Stati Uniti, e penso che questo avrà un’influenza. Tuttavia, l’Unione europea deve insistere sulla necessità di arrivare a una soluzione su scala globale”,
ha concluso l’ex premier.
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