Germania, esplode la crisi di governo: Scholz caccia il ministro delle Finanze, la maggioranza collassa. E ora?

Laura Naka Antonelli

7 Novembre 2024 - 11:26

Esplode la crisi di governo in Germania, con il cancelliere Olaf Scholz che silura Christian Lindner. La coalizione semaforo va a pezzi. Elezioni anticipate?

Germania, esplode la crisi di governo: Scholz caccia il ministro delle Finanze, la maggioranza collassa. E ora?

È ufficiale: in Germania è esplosa la crisi di governo. Ad annunciarlo è stato, nella giornata di ieri mercoledì 6 novembre, il cancelliere Olaf Scholz che, dopo aver messo alla porta il ministro delle Finanze Christian Lindner, ha reso nota l’intenzione di chiedere il voto di fiducia del Parlamento il prossimo 15 gennaio, aprendo la strada alla fine dell’attuale esecutivo e, dunque, alle elezioni anticipate.

Così facendo, i membri del Parlamento potranno decidere se aprire la strada alle elezioni anticipate”, ha detto il cancelliere.

Il voto di fiducia, fissato al 15 gennaio 2025, vedrà dunque i parlamentari tedeschi decidere se decretare la fine ufficiale del governo tedesco, e dunque optare per le elezioni anticipate, oppure se mantenere in vita un esecutivo che a mala pena si regge in piedi e che nelle ultime ore è diventato, di fatto, un governo di minoranza.

Crisi di governo in Germania: il cancelliere Scholz caccia il ministro delle Finanze Lindner

La crisi, che stava montando già da un bel po’ di mesi in Germania, è diventata conclamata dopo la scelta del cancelliere Olaf Scholz di silurare Christian Lindner, a causa di quel documento che il leader del Partito dei liberaldemocratici tedeschi (FDP) ha presentato nelle vesti di ministro delle Finanze per cercare di rilanciare l’economia tedesca: un documento pieno di proposte che i socialdemocratici e i Verdi, gli altri due partiti che insieme ai liberali hanno composto fino a oggi la coalizione di governo, hanno considerato subito inaccettabili.

La cacciata di Lindner ha portato la maggioranza parlamentare costituita dai socialdemocratici di Scholz (SPD), dai Verdi e dal partito liberale FDP guidato dallo stesso Christian Lindner a collassare.

La scelta del cancelliere di defenestrare Lindner ha scatenato infatti subito l’ira del partito FDP e dunque l’annuncio, da parte del leader del gruppo al Bundestag Christian Dürr, del ritiro di tutti i ministri liberaldemocratici dal governo.

Risultato: il governo di Olaf Scholz, che non ha più la maggioranza in Parlamento, è diventato un governo di minoranza.

Ma è stata la crisi economica tedesca a far collassare la maggioranza di governo

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz non ha fatto sconti al ministro ormai ex delle Finanze Christian Lindner, dopo la presentazione di quelle proposte che hanno fatto saltare sulla sedia i socialdemocratici dell’SPD e i Verdi - a causa di misure improntate all’austerity, in linea con lo spirito rigorista sui conti pubblici del partito FDP.

Scholz ha accusato Lindner di aver “tradito” la sua fiducia e di aver messo gli interessi del suo partito al di sopra di quelli della Germania.

Nel discorso proferito ieri, il cancelliere ha rimarcato inoltre la necessità che gli altri Paesi abbiano fiducia nel governo di Berlino, soprattutto a seguito dell’esito delle Elezioni USA, che hanno consacrato la vittoria del candidato repubblicano Donald Trump:

Chiunque faccia parte di un governo deve agire in modo responsabile e affidabile ” - ha tuonato Scholz - “Deve essere disposto a scendere a compromessi nell’interesse di tutti i cittadini..Ma non è su questo che Christian Lindner si sta concentrando, lui si sta concentrando sulla propria clientela”.

Dal canto suo Lindner ha accusato il cancelliere di star portando la Germania “in una fase di incertezza”.

In realtà, la crisi di governo in Germania non desta stupore tra chi monitora il Paese da un po’.

Non stupisce sicuramente i mercati e la platea degli economisti e degli analisti, che da un bel po’ di tempo assistono alla pubblicazione, dal fronte macroeconomico tedesco, di dati da bollettino di guerra.

Lo stesso governo di Olaf Scholz, qualche settimana fa, è stato costretto ad annunciare di aver rivisto l’outlook sul PIL al ribasso, stimando una recessione, per la Germania, per il secondo anno consecutivo.

Lo shock Volkswagen e l’imbarazzo UniCredit-Commerzbank

Basta la parola Volkswagen per capire cosa sta succedendo in Germania, e per avere un’idea della forte tensione che si respira nel Paese, economia numero uno dell’Europa che da tempo si porta dietro l’appellativo di “Sick Man of Europe”.

Proprio oggi, si è appreso tra l’altro che un altro indicatore macro è collassato, a conferma della grave crisi che ha colpito il tessuto industriale del Paese.

Oltre alla crisi economica, il governo di Olaf Scholz ha fatto fronte nelle ultime settimane anche alle forti polemiche scoppiate per la gestione, alquanto miope, della partecipazione detenuta dallo Stato nella seconda banca tedesca Commerzbank, che ha consentito alla banca italiana UniCredit di cogliere l’occasione e di puntare perfino a inglobare l’istituto teutonico: una mossa che ha messo in evidente imbarazzo il governo Scholz, che ha risposto con rabbia alle ambizioni del CEO di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel.

Ma cosa farà a questo punto il cancelliere tedesco? È stato lui stesso nella serata di ieri che il piano del governo, in attesa del voto di fiducia del prossimo 15 gennaio, è cercare di trovare un accordo con il partito principale di opposizione, ovvero con i cristiano-democratici guidati in Parlamento da Friedrich Merz, al fine di garantire la continuità, per cercare di rafforzare sia l’economia che la difesa del Paese.

Ma proprio stamattina Merz ha risposto criticando in primis la decisione di Scholz di aspettare il mese di gennaio per il il voto di fiducia in Parlamento.

La coalizione non ha più la maggioranza nel Bundestag tedesco, e dunque noi chiediamo al cancelliere di presentare immediatamente un voto di fiducia, o al massimo all’inizio della prossima settimana”.

Secondo Merz, le elezioni anticipate potrebbero a quel punto tenersi già nel mese di gennaio:

Semplicemente, non possiamo permetterci di avere un governo senza una maggioranza, in Germania, per diversi mesi, e poi di indire una campagna elettorale per molti altri mesi, e poi avviare trattative per la formazione di una coalizione per altre diverse settimane”, ha detto ancora il leader del gruppo dei cristiano-democratici al Parlamento tedesco.

La reazione dei mercati alla crisi di governo tedesca

Come stanno reagendo i mercati, e in particolare gli asset tedeschi, alla notizia del caos politico made in Germany, che arriva proprio in concomitanza con la notizia della vittoria di Donald Trump alle Elezioni USA?

Niente shock alla borsa di Francoforte, che vede oggi l’indice DAX riportare un solido rialzo, superiore all’1%, attorno a quota 19.282 punti circa.

Per ora la minaccia dei dazi che il prossimo presidente USA ha intenzione di infliggere alle importazioni USA non solo di prodotti cinesi ma anche europei non sembra condizionare il sentiment di chi punta sull’azionario tedesco.

Anzi, Robert Halver, responsabile della divisione di analisti dei mercati dei capitali di Baader Bank, ha fatto notare che l’elemento positivo, con la vittoria di Trump, è che i titoli tedeschi, inclusi quelle delle aziende esportatrici, potrebbero addirittura beneficiare della nuova presidenza USA, dal momento che “la Germania è ancora ben posizionata in un settore industriale che potrebbe aiutare l’America a tornare a essere grande”. Halver ha fatto riferimento all’espressione “Make America Great Again”, slogan sbandierato dal tycoon repubblicano.

D’altronde, “Trump imporrà sicuramente dazi almeno contro la Cina”, ha spiegato Halver, il che significa che, a soffrire, sarà soprattutto l’export made in China, più che le esportazioni di altri Paesi. Ma non tutti sono d’accordo.

Il commento di Halver sembra, di fatto, piuttosto contrarian.

Moritz Schularick, numero uno di Kiel Institute for the World Economy, si è allineato invece a quanto è stato scritto nelle ultime ore, avvertendo che la vittoria di Trump inaugura probabilmente l’inizio del momento economico più difficile della storia della Repubblica Federale della Germania.

E questo perché, “oltre alla crisi strutturale domestica, il Paese ora fa fronte a sfide enormi sia sul fronte del commercio internazionale che della sicurezza, nei confronti delle quali non è preparata”.

Occhio intanto alla reazione dei titoli di Stato tedeschi, ovvero sui Bund, alla crisi di governo: i rendimenti dei Bund a 10 anni salgono di 6 punti base al 2,47%. Ad avanzare sono tuttavia di circa 5 punti base anche i rendimenti dei BTP e degli OAT a 10 anni.

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