Giappone in recessione. Ora la Germania è la terza economia mondiale

Violetta Silvestri

15/02/2024

Recessione in Giappone, con la Germania che diventa la terza economia del mondo. Perché la nazione asiatica è in contrazione e cosa aspettarsi? A rischio l’uscita dai tassi negativi.

Giappone in recessione. Ora la Germania è la terza economia mondiale

Il Giappone è scivolato in recessione a sorpresa, promuovendo così la Germania come terza economia mondiale.

L’economia della nazione asiatica si è inaspettatamente contratta per un secondo trimestre consecutivo alla fine del 2023 e ha messo in dubbio il percorso della Banca del Giappone verso la fine della sua politica di tassi di interesse negativi.

In risposta all’ultimo rilascio del Pil, il benchmark Nikkei 225 è salito e ha superato brevemente la soglia dei 38.000 nella sessione mattutina. Gli investitori hanno visto la debole lettura economica come un segnale che la banca centrale potrebbe ritardare l’uscita dal Paese dalla strategia accomodante che accompagna da ormai lungo tempo la politica monetaria. Il Giappone è attualmente l’unica nazione a mantenere un costo del denaro negativo, mentre tutte le principali potenze mondiali hanno alzato i tassi per affrontare l’alta inflazione.

Il Giappone, un tempo la seconda economia più grande del mondo, si è ora posizionata al quarto posto a livello globale in termini di valore economico in dollari. La Germania, quindi, è attualmente la terza economia più grande del mondo.

Il Pil del Giappone si contrae a sorpresa: è recessione, i numeri

Il Giappone ha registrato due trimestri consecutivi di contrazione, perdendo lo 0,4% su base annualizzata nel quarto trimestre dopo una contrazione rivista del 3,3% nel terzo trimestre. Il Pil del quarto trimestre ha ampiamente deluso le previsioni di una crescita dell′1,4% in un sondaggio Reuters condotto tra gli economisti.

Su base trimestrale, il Pil è sceso dello 0,1%, rispetto ad un aumento dello 0,3% previsto nel sondaggio Reuters. (Una recessione è generalmente definita come due trimestri consecutivi di contrazione).

Per l’intero 2023, il Pil nominale della nazione è cresciuto del 5,7%, attestandosi a 591,48 trilioni di yen, ovvero 4,2 trilioni di dollari in base al tasso di cambio medio nel 2023. La Germania, d’altro canto, ha visto il suo Pil nominale crescere del 6,3% per raggiungere 4,12 trilioni di euro, ovvero 4,46 trilioni di dollari in base al tasso di cambio medio dello scorso anno. (Il Pil nominale misura il valore della produzione in dollari correnti, senza aggiustamento per l’inflazione).

Cosa può accadere all’economia giapponese?

Alcuni analisti avvertono di un’altra contrazione nel trimestre in corso a causa della debole domanda in Cina, del rallentamento dei consumi e dell’arresto della produzione in un’unità della Toyota Motor Corp. Tutti gli osservatori sono più o meno concordi nell’indicare un percorso impegnativo verso la ripresa economica e la definizione delle politiche da intraprendere.

“Ciò che colpisce particolarmente è la lentezza dei consumi e delle spese in conto capitale, che sono i pilastri fondamentali della domanda interna. L’economia continuerà a mancare di slancio per il momento senza fattori chiave di crescita”, ha affermato Yoshiki Shinke, economista senior del Dai-ichi Life Research Institute.

Mentre molti analisti si aspettano ancora che la Banca del Giappone elimini gradualmente il suo massiccio stimolo monetario quest’anno, i dati deboli potrebbero mettere in dubbio la previsione secondo cui l’aumento dei salari sosterrà i consumi e manterrà l’inflazione stabilmente attorno al suo obiettivo del 2%.

“Due cali consecutivi del Pil e tre consecutivi della domanda interna sono una cattiva notizia, anche se le revisioni potrebbero modificare marginalmente i numeri finali”, secondo Stephan Angrick, economista senior di Moody’s Analytics.

La BoJ ha gettato le basi per porre fine ai tassi negativi entro aprile e rivedere altre parti del suo quadro monetario ultra-espansivo, ma è probabile che si muoverà gradualmente con qualsiasi successivo inasprimento della politica a causa dei rischi persistenti, hanno detto fonti a Reuters.

L’uscita dalla politica accomodante avverrebbe in un momento in cui la Federal Reserve - così come la Bce - sta facendo una pausa dopo i rialzi aggressivi dei tassi di interesse, e si prevede che quest’anno ridurrà i costi di finanziamento.

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