Nel Decreto Dignità è prevista una stretta per la pubblicità del gioco d’azzardo: lo Stato però ogni anno incassa dal settore più di tutti in Europa.
Da un lato c’è una forte volontà di combattere la dipendenza dal gioco d’azzardo con provvedimenti ad hoc presenti nel Decreto Dignità, dall’altro però c’è una sempre maggiore offerta legale di tipologie di gioco che portano nelle casse dello Stato introiti da primato in Europa.
Il paradosso quindi è presto servito: fa bene il ministro Luigi Di Maio a dichiarare guerra contro la ludopatia, 7.000 in totale le persone in Italia attualmente in cura, ma è evidente come il settore sia un’autentica manna per i balbettanti conti pubblici.
Il Decreto Dignità contro la ludopatia
Quella del contrasto alla dipendenza nei confronti del gioco d’azzardo è una battaglia da tempo portata avanti dal Movimento 5 Stelle. Ora che i pentastellati sono al governo, nel primo atto ufficiale dell’esecutivo subito sono stati presi dei provvedimenti a riguardo.
Una parte importante del Decreto Dignità, approvato dal Consiglio dei Ministri e prossimo all’approdo in Parlamento, è rappresentata da norme per regolamentare la pubblicità relativa ai giochi d’azzardo.
Fatta eccezione per i contratti in vigore che saranno rispettati, le lotterie a estrazione differita (Lotteria Italia per esempio) e ai loghi sul gioco sicuro, sarà vietato fare pubblicità pena sanzioni pari al 5% del contratto di sponsorizzazione partendo da un minimo di 50.000 euro.
Un giro di vite questo voluto per contrastare il dilagante fenomeno della ludopatia nel nostro paese. In Italia infatti si stima che siano 2,5 milioni i giocatori abituali, quindi potenzialmente a rischio, per una spesa media annua di 420 euro per ogni cittadino maggiorenne.
Lo scorso anno durante la conferenza Stato-Regioni è stato preso l’impegno di dimezzare entro tre anni i punti scommessa nel paese. Al momento però l’Italia può contare sul primato europeo di 1 slot machine presente ogni 143 abitanti: in Spagna il rapporto è di 1 slot machine ogni 245 e in Germania 1 ogni 261.
Gli incassi dello Stato dal gioco d’azzardo
L’Italia in Europa però può vantare anche altri primati: il nostro paese infatti è quello che nel Vecchio Continente incassa di più dal gioco d’azzardo e quello dove ci sono le tasse più alte in materia (al momento non sono state ritoccate nel Decreto Dignità come ipotizzato in passato).
La raccolta complessiva del settore in Italia era nel 2000 di 20 miliardi, nel 2008 di 47,5 miliardi, nel 2016 di 96,1 miliardi e si stima che nel 2017 il totale abbia superato il muro dei 100 miliardi.
Nel complesso prendendo in esame i dati del 2016, quelli ufficiali del 2017 devono essere ancora diramati, vediamo come è la ripartizione riguardante gli incassi delle varie tipologie di giochi.
- Slot Machine - 26,3 miliardi
- Videolottery - 23,1 miliardi
- Giochi di carte - 16 miliardi
- Gratta e Vinci - 8,9 miliardi
- Lotto - 8 miliardi
- Scommesse sportive - 7,5 miliardi
- Altri giochi (Bingo, scommesse a totalizzatore, ippica) - 6,3 miliardi
Del totale riguardante il giro d’affari del 2016 di 96,1 miliardi, l’80% è stato distribuito in vincite (payout), con l’introito netto che è del 20% e pari quindi a quasi 20 miliardi. Di questi tramite la tassazione lo Stato ne ha incassati 9 miliardi, con il resto che è stato diviso poi tra i vari operatori del settore.
Visto l’aumento che è stato previsto per lo scorso anno, probabile che nel 2017 l’introito statale sia stato intorno ai 10 miliardi. Una somma molto alta se pensiamo che l’ultima legge di Bilancio è stata di 20 miliardi: in pratica il guadagno complessivo (Stato + operatori) derivante dal gioco d’azzardo nel nostro paese ha lo stesso peso di una Finanziaria.
Con i numeri in costante crescita, sia quelli delle spese che delle persone finite in dipendenza, una campagna contro la ludopatia è una battaglia nel nostro paese più che necessaria.
Se però di pari passo non si porta avanti anche una concreta azione di riduzione dei giochi attualmente certificati e dei punti gioco come previsto dalla conferenza Stato-Regioni, difficile poter avere dei risultati concreti e la stretta sulla pubblicità potrebbe rivelarsi come un rimedio del tutto inefficace.
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