Gli italiani? Spendono poco ma puntano al benessere

Marco Ciotola

08/02/2019

Resta povera la spesa media degli italiani, eppure qualcosa è cambiato: si compra più per soddisfare se stessi e vivere meglio. L’analisi targata Censis-Conad

Gli italiani? Spendono poco ma puntano al benessere

Gli italiani spendono di più per il proprio benessere.
È questo il dato più interessante dello studio “Miti dei consumi, consumo dei miti”, in grado di porre in secondo piano persino la grande fatica mostrata ancora una volta dai consumi del Belpaese, che - di fatto - non ripartono.

Eppure, a fronte di una prudenza evidenziata da numeri che segnano ancora un abbondante -2% rispetto ai livelli pre-crisi, a saltare all’occhio è la notevole crescita dei dati relativi a tutta una serie di prodotti, un tempo residuali e persino ascrivibili a fasce di reddito alte o altissime.

L’analisi - targata Censis e Conad - fa luce infatti sull’importante balzo delle vendite di prodotti destinati al benessere personale, alla cura della propria alimentazione, della propria salute. Più in generale, della gratificazione di chi acquista.

Utenti più innamorati di sé quindi? Forse in parte sì, ma probabilmente quell’amore è il risultato di una maggiore informazione sul fronte alimentare, combinata con la voglia sempre crescente di affermare la propria personalità.

Come sottolineato dal direttore del Censis, Massimiliano Valerii, il consumatore va verso i prodotti che lo rappresentano, si spegne gradualmente l’abitudine a una spesa ’di sopravvivenza’. E - anche in un atto di una tale quotidianità - l’obiettivo è puntare a migliorarsi:

“Conta l’immaginario collettivo, in cui vince la potenza della soggettività. Si scelgono sempre più i prodotti in grado di migliorare la qualità quotidiana della vita e che incarnano l’idea che il consumatore ha di se stesso e del mondo, che vorrebbe poter migliorare”.

Gli italiani? Spendono poco, ma per stare meglio

Si spende dunque per migliorare il mondo? In un certo senso sì, sempre nell’ottica però di un miglioramento che parta da se stessi.

A testimoniarlo il +8,5% dei prodotti senza lattosio nel biennio 2017/2018, il +30,2% della pasta vegetale, il +12,3% di integratori a base di vitamine e minerali.

Da notare poi il +23,8% negli acquisti di bevande biologiche, il +17,2% dell’ortofrutta, oltre alle vere impennate per quel che riguarda i prodotti di origine certificata (Doc o Docg ben oltre il +25%).

Una spesa però ancora timida per quel che riguarda le cifre, come spiega bene Valerii, ricordando che le famiglie avevano previsto la recessione, per questo “i consumi non sono ripartiti”.

7 italiani su 10 pensano che le loro possibilità d’acquisto non cresceranno nel corso di tutto il 2019 (70,5%). Il dato è una media tra un Nord più disilluso (75,9% preparati a possibilità di spesa deboli al Nord-Ovest, 69,4% al Nord-Est) e un Sud e un Centro Italia - si fa per dire - più fiduciosi (68,8% sicuro di possibilità d’acquisto bloccate al Sud, 67,3% al Centro).

In reazione a questa consapevolezza, aumentano le cifre ferme sui conti corrente degli italiani, in crescita del 17,1% nel decennio 2008-2018.

A mutare è un aspetto di carattere personale, intimo, che porta i consumatori a selezionare con molta più cura quello che comprano, a non accumulare come in passato, piuttosto a sfruttare momenti come quello della spesa allo scopo di elevare i propri acquisti e di rimando se stessi.

Secondo Francesco Pugliese, ad Conad, lo studio si è rivelato cruciale per scoprire di più “sugli stati d’animo e i sentimenti che influenzano le scelte di consumo degli italiani”.

La crisi - ha evidenziato Pugliese - è economica ma prima di tutto sociale, e l’analisi sembra dipingere un blocco di consumatori intento a chiudersi, ripiegarsi su se stesso:

“Compito delle imprese è remare in direzione opposta, dando spazio ai valori positivi attraverso una narrazione in cui emergono principi come condivisione e comunità. E adottando un modello di impresa improntato alla sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale ed economica”.

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