Analisi ex post dei dati di IDE del «Global Investment Trends Monitor», No.36, 2020, UNCTAD
Negli ultimi anni, il fenomeno della globalizzazione ha offerto ai diversi attori economici una molteplicità di nuove opportunità da sfruttare ai fini di una crescita economica. A tal proposito, è all’interno di un tale contesto giuridico ed economico che sempre più società provenienti da diversi paesi, compresi quelli in via di sviluppo, si inseriscono nel panorama economico internazionale al fine di scalzare la concorrenza e trarre vantaggio dalla diversificazione delle conoscenze e delle competenze che possono essere acquisite.
In tal senso, si è reputato utile procedere ad analizzare le dinamiche in Asia, per poi passare a quello che è stato e continua a essere il numero uno nelle classifiche dei mercati mondali per numero e valore di operazioni di M&A cross border: gli Stati Uniti d’America.
L’Asia e il Giappone
Il rapporto UNCTAD «Global Investment Trends Monitor 2020» ha rilevato che i flussi di IDE (Investimenti Diretti Esteri) nelle economie mondiali (sviluppate) sono stati pari a 98 miliardi di dollari, un quarto del valore di 397 miliardi di dollari osservato nel 2019. Il calo di queste transazioni, comprese le operazioni di M&A cross border, ha interessato, in misura diversa, tutte le regioni geografiche. A tal riguardo, in Asia (parte sviluppata), nella prima metà del 2020 si è registrato un calo del 12% del valore totale di 217 miliardi di dollari.
Tuttavia, nonostante l’impatto iniziale della pandemia e i suoi effetti negativi sulle economie, l’Asia (parte sviluppata) ha registrato un calo minore (-12%) nelle transazioni di IDE rispetto ad altre regioni (quali, ad esempio l’Africa -28% e l’America Latina e Caraibi -25%), probabilmente grazie alla ripresa degli investimenti in Cina.
Inoltre, è emerso che il valore globale delle operazioni di M&A cross border è salito a 319 miliardi di dollari all’inizio del terzo trimestre del 2020, registrando un calo del 15% rispetto al 2019 e, per quanto concerne l’Asia, nel 2020 il valore delle operazioni di M&A è aumentato del 60%, compensando il calo di queste in Africa (-44%) e in America Latina e Caraibi (-73%).
Per quanto concerne le operazioni di fusione e acquisizione in Giappone, una vera e propria liberalizzazione è iniziata negli anni Novanta. A tal proposito, si segnala che le procedure societarie non differiscono da quelle conosciute e già implementate in Europa e altrove. In tal senso, esse ricomprendono la fusione per incorporazione (nota come «Shinsetsu Gappei»), la fusione per assorbimento (nota come «Kyushu Gappei»), la scissione (nota come «Kaisha bunkatsu») e altre ancora.
In particolare, le operazioni di fusione richiedono analoghi passaggi da parte degli organi societari, ossia l’adozione di una decisione ad hoc da parte del Consiglio di Amministrazione o dell’Amministratore Unico e una decisione a maggioranza qualificata da parte dell’Assemblea dei soci. A tal proposito, gli azionisti contrari devono vedersi riconosciuta la possibilità di poter cedere le loro partecipazioni secondo procedure specifiche e i creditori sono titolari del diritto di sollevare obiezioni all’operazione proposta qualora i loro interessi siano suscettibili di essere lesi. L’impatto fiscale e l’attenzione alle diverse culture della nuova società risultante dalla fusione sono gli aspetti più importanti da considerare in vista del risultato di tale operazione.
Gli Stati Uniti d’America
In Nord America, secondo l’analisi dei dati forniti dall’UNCTAD nel rapporto «Investment Trends Monitor», nei primi tre trimestri del 2020 si è registrato un calo del 32% delle operazioni di M&A cross border (al pari dei finanziamenti per progetti internazionali; -34%) rispetto al 2019. A livello globale, il valore delle operazioni di M&A nell’industria farmaceutica è diminuito del 46%, anche se lo stesso settore rimane al secondo posto sul podio delle operazioni di M&A in Nord America.
Inoltre, secondo le considerazioni di KPMG International del 2021, il sistema legale per la tassazione delle operazioni di M&A negli Stati Uniti è complesso ed esteso e ciò potrebbe rendere difficile la realizzazione di tale operazione.
Tuttavia, occorre segnalare come ciò non abbia scoraggiato la realizzazione di tali operazioni. Infatti, secondo i dati raccolti da FACSET, nel 2021 le operazioni di fusione e acquisizione negli Stati Uniti sono aumentate del 13,3% a marzo con 1.523 annunci rispetto ai 1.344 di febbraio. Oltre a ciò, si può notare anche un aumento della spesa volta alla realizzazione di tali operazioni; sintomatica della fiducia riposta in tale strumento quale mezzo di espansione economica per una società. A marzo è stato speso il 2,7% in più per le transazioni rispetto a febbraio.
Inoltre, occorre sottolineare che, a differenza dell’Europa, negli Stati Uniti d’America la regolamentazione del diritto societario è di competenza di ciascuno Stato, essendo gli Stati Uniti uno Stato federale.
La scelta di optare per una fusione che dia luogo a una società soggetta a una legge completamente diversa può dunque risultare interessante sotto diversi profili, quali la flessibilità del regime giuridico dello Stato del Delaware o la tassazione nello Stato del Nevada, che non prevede l’applicazione di un’imposta aggiuntiva (nota come «franchise tax») al fine di operare come società in tale Stato.
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