Google è stata denunciata dal Dipartimento di Giustizia statunitense e da 8 Stati per abuso di posizione dominante per aver monopolizzato il mercato della pubblicità online.
Google è di nuovo su tutti i giornali: la società controllata da Alphabet.inc è stata denunciata all’antitrust statunitense dal Dipartimento di Giustizia e da 8 Stati federati.
Gli Stati che hanno sporto denuncia attraverso i loro procuratori generali sono California, Colorado, Connecticut, New Jersey, New York, Rhode Island, Tennessee e Virginia.
Google ha monopolizzato il mercato della pubblicità online?
Ma perché il governo statunitense ha denunciato il colosso tech all’antitrust? Secondo l’accusa, Google sarebbe colpevole di abuso di posizione dominante, cercherebbe infatti di esercitare il monopolio sul mercato della pubblicità online, violando lo Sherman Act.
L’obiettivo della denuncia è quello di portare alla luce eventuali comportamenti illeciti da parte di Google, in particolare in relazione alle modalità con cui l’azienda gestisce le inserzioni pubblicitarie.
Sul comunicato stampa rilasciato dal Dipartimento di Giustizia statunitense si legge che, secondo l’accusa, Google avrebbe monopolizzato il mercato della pubblicità online negli ultimi 15 anni, da quando cioè ha acquistato DoubleClick.
Ciò sarebbe stato fatto eliminando dal mercato della pubblicità online i competitor, per lo più attraverso acquisizioni. Come risultato di questo - di fatto - gli editori e gli inserzionisti sono stati costretti a utilizzare i suoi servizi.
All’interno della denuncia, è spiegato che attualmente Google controlla tre strumenti digitali di fondamentale importanza per la gestione della pubblicità online, che gli hanno permesso di collocarsi in una posizione intermedia tra editore e inserzionisti.
Il primo è utilizzato dagli editori per vendere spazi pubblicitari sui loro siti web; il secondo è utilizzato dagli inserzionisti per comprare gli stessi; mentre il terzo è un exchange che permette di gestire le aste in tempo reale.
Secondo l’accusa, la condotte scorrette di Google sono quattro:
- Nel corso degli ultimi anni, Google ha ripetutamente acquistato tutti i competitor sul mercato che avevano la possibilità di mettere in discussione la sua posizione di leader nel mercato della pubblicità online.
- Google obbligherebbe gli inserzionisti a utilizzare i propri strumenti.
- L’azienda avrebbe poi distorto la competizione per ostacolare gli altri exchange.
- Avrebbe infine manipolato le aste per favorire i suoi prodotti.
Per rimediare alla condotta anticoncorrenziale di Google, il Dipartimento ha chiesto sia un equo risarcimento per conto del pubblico americano, sia il triplo dei danni per le perdite subite dalle agenzie del governo federale che hanno pagato in eccesso per la pubblicità sul web.
Google respinge ogni accusa
La risposta di Google non si è fatta attendere, l’azienda ha infatti negato le accuse. In primo luogo, il comunicato afferma che il Dipartimento di Giustizia gli abbia chiesto di «sciogliere due acquisizioni precedentemente approvate» (DoubleClick e AdMeld), cosa di fatto non vera.
L’azienda guidata da Sundar Pichai ha poi aggiunto che il governo non dovrebbe occuparsi di «scegliere chi sono i vincitori e i vinti in un settore così competitivo». Il comunicato di Google prosegue poi citando altre Big Tech che negli ultimi anni hanno investito nel settore della pubblicità online con acquisizioni, come ad esempio Amazon e Microsoft.
Google ha infine sottolineato che i suoi servizi sono fondamentali per dare maggiori possibilità di scelta agli attori del settore e che, se il Dipartimento di Giustizia dovesse intromettersi, non farebbe altro che danneggiare il settore della pubblicità online.
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