Lega e Forza Italia mettono in discussione la tenuta del governo sulla delega fiscale: ma tra catasto, risparmi e patrimoniale c’è davvero rischio di un aumento delle tasse come dice il centrodestra?
Lo scontro si è aperto sulla delega fiscale. La maggioranza si spacca e il governo guidato da Mario Draghi sembra essere a rischio. Tema del contendere è l’aumento delle tasse. O, quantomeno, un presunto aumento delle tasse. Da una parte Lega e Forza Italia chiedono di scongiurarlo, per ora e per il futuro. Dall’altra Palazzo Chigi assicura che non ci sarà alcun aumento.
Ma allora come stanno le cose? Si sta realmente discutendo di un aumento delle tasse per i cittadini o si tratta principalmente di giochi politici o elettorali? La questione è diventata centrale con lo stop di Lega e Forza Italia sulla delega fiscale.
Per il Carroccio non ci sono le condizioni per approvarla, per gli azzurri serve aprire un confronto per evitare che il governo ricorra alla fiducia, ma per ora dice no (restando comunque più possibilista della Lega). Di fatto entrambi chiedono garanzie per evitare qualsiasi aumento delle tasse. Proviamo a capire se questo rischio ci sia davvero e se possa innescare anche una crisi di governo.
Lo scontro sulla delega fiscale
Lo scontro sulla delega fiscale è nato in commissione Finanze alla Camera. Soprattutto per due questioni. La prima riguarda il percorso verso il sistema duale, con il quale verrebbero divisi i redditi da lavoro ad aliquota progressiva da tutti quelli con tassazione proporzionale, introducendo due aliquote.
Attualmente per i risparmiatori che scelgono di investire in titoli di Stato la tassazione prevista è del 12,5%. Il governo, invece, punterebbe a due aliquote, al 15% e al 26%, sui redditi derivanti da investimenti, alzando la tassazione sui titoli di Stato e sulla cedolare secca per canoni concordati che ora è al 10%. Con la nuova tassazione si metterebbe fine anche alla cedolare secca sugli immobili.
Poi c’è un secondo tema che viene posto da Lega e Forza Italia: il loro obiettivo è quello di rendere vincolanti i pareri delle commissioni sui decreti attuativi. Una mossa che servirebbe, a loro giudizio, a evitare che qualche tecnico possa infilare aumenti di tasse in futuro. La richiesta è stata respinta dal governo e dal relatore, il presidente della commissione Finanze Luigi Marattin.
Marattin ha rimesso tutto in mano a Palazzo Chigi, decidendo di chiudere la discussione in commissione e rinviando tutto all’Aula. A Draghi spetterà quindi la mediazione. Innanzitutto con Matteo Salvini: il segretario della Lega ha chiesto al presidente del Consiglio un incontro per poter evitare gli aumenti delle tasse sulla casa, sugli affitti e sui risparmi.
Le richieste di Salvini a Draghi
Salvini ha ribadito la sua richiesta di un incontro, inviata a Draghi, a nome del centrodestra. Il leader della Lega ribadisce che il problema della delega fiscale riguarda il sistema duale “delle tasse sui bot, sui titoli di Stato e quindi sui risparmi, sulla cedolare secca, sugli affitti” e anche la riforma del catasto.
Salvini sottolinea che nel provvedimento si ipotizza quello che lui definisce come un aumento delle tasse, anche in riferimento al catasto, perché “se aumenta il valore di una casa aumentano le tasse che i cittadini pagano e ci sono ripercussioni sull’Isee, sui contributi pubblici e sul portafoglio delle famiglie”.
La parte sul catasto non convince neanche Forza Italia, come spiega Licia Ronzulli. Che teme un aumento delle tasse anche se a partire solamente dal 2026. Per questo la richiesta di Fi è di non porre la fiducia sulla delega fiscale: “Non si può rischiare di bloccare il mercato immobiliare o di mettere un’ipoteca sulle famiglie e vogliamo che questo venga messo nero su bianco”.
La risposta di Palazzo Chigi: nessun aumento di tasse
La risposta di Draghi arriva attraverso una nota ufficiosa di Palazzo Chigi: “Il governo non aumenta le tasse e non ha alcuna intenzione di aumentare le tasse”. Dalla presidenza del Consiglio viene sottolineato come Draghi abbia più volte ricordato che la delega fiscale “non porta incrementi sull’imposizione fiscale degli immobili regolarmente accatastati”.
A questo punto si aprirà qualche giorno di trattativa. Draghi potrebbe anche concedere qualcosa al centrodestra di governo, ma probabilmente parliamo di ritocchi marginali sulle aliquote sul risparmio e sugli affitti, per esempio. Sempre che basti per evitare lo scontro con il voto di fiducia.
Draghi dice no alla patrimoniale
L’altra tassa messa sul tavolo di Palazzo Chigi, invece, sembra sicuramente da escludere. La proposta è arrivata da Maurizio Landini, segretario della Cgil, che ha incontrato Draghi chiedendo un intervento sui redditi e i patrimoni più alti.
Landini parla di “prelievi di solidarietà”, pari all’1%, per aiutare chi è più in difficoltà, ipotizzando di applicare questa patrimoniale a chi ha un Isee superiore al milione di euro. Netta la risposta del presidente del Consiglio: non se ne parla. L’ipotesi di una patrimoniale non verrà neanche presa in considerazione.
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