Tra le caselle chiave del prossimo governo ce n’è una (a ragione) a cui Giorgia Meloni dedica particolare attenzione, quella del ministro dell’Economia: ecco perché e chi sono i favoriti.
Il nuovo governo, quasi certamente guidato da Giorgia Meloni, ha già un duro banco di prova che l’aspetta. E la presidente del Consiglio in pectore lo sa bene. Parliamo del futuro ministro dell’Economia, una casella chiave da riempire con un nome autorevole che possa rassicurare i mercati e gli alleati internazionali dell’Italia.
Meloni sa bene che il suo governo verrà visto con molta diffidenza in Europa e in tutto l’Occidente e per questo vuole garantire da subito che gli alleati storici di Roma potranno continuare a fidarsi. La leader di Fratelli d’Italia ha da subito fatto capire che per l’Economia vuole puntare a una persona sì di fiducia, ma soprattutto autorevole.
La casella di via XX settembre la vuole scegliere lei, non lasciando il Mef in mano agli altri partiti della coalizione di centrodestra. Si tratta di un ruolo chiave e, nell’idea di Meloni, serve quindi una figura che sia non solo competente e autorevole ma anche inattaccabile, in Italia e all’estero.
Perché è difficile trovare un ministro dell’Economia adatto
Come spiega una fonte non politica all’Adnkronos, nella scelta del nuovo ministro bisogna evitare due errori. Da una parte non si deve puntare su un profilo più politico a scapito della competenza. Dall’altra non si deve inserire nel governo quello che viene definito come un “corpo esterno”, ovvero una figura che possa entrare in un eventuale conflitto tra le diverse anime della maggioranza.
L’esempio che viene fatto riporta al primo governo Conte, quando si scelse Paolo Savona, su cui arrivò il veto del Quirinale, e poi Giovanni Tria, un accademico che non è stato in grado di gestire i conflitti interni alla maggioranza.
Ministro Economia, serve figura con prestigio internazionale
Che Fratelli d’Italia abbia chiare queste preoccupazioni è evidente, come emerge anche dalle parole di Guido Crosetto, secondo cui è necessario trovare una persona autorevole. Soprattutto agli occhi dei mercati internazionali, in modo da evitare qualsiasi rischio di speculazione.
Inoltre è fondamentale avere dalla propria parte, per il prossimo governo, una figura che abbia buoni rapporti e un’ottima considerazione in Ue: serve, sicuramente, un esponente in grado di negoziare con Bruxelles senza pregiudizi, che in realtà sono già stati espressi da più parti. Proprio per questo motivo è più probabile che si tratta di un ministro non appartenente ai partiti, considerando che almeno due (Fdi e Lega) non fanno parte della maggioranza in Ue e sono considerati più lontani dalla politica comunitaria.
Chi sarà il prossimo ministro dell’Economia
Chi sarà, allora, il prossimo ministro dell’Economia? L’obiettivo di Meloni è senza dubbio Fabio Panetta, che fa parte del board della Bce, ma che non sembra convinto di voler andare al Mef, puntando invece alla guida di Bankitalia. In generale convincere un tecnico non d’area a entrare in questo governo non sembra facile, considerando che viene già definito come quello più a destra della storia repubblicana.
Un altro nome che circola è quello di Domenico Siniscalco, già ministro dell’Economia con Berlusconi a Palazzo Chigi. C’è anche chi ritiene plausibile una conferma di Daniele Franco, attuale titolare del Mef, anche se sembra davvero difficile. Un altro nome che circola, ma sembra in realtà più probabile per un ministero come lo Sviluppo economico, è quello di Antonio D’Amato, ex presidente di Confindustria.
Tra i nomi circolati in queste settimane ce ne sono stati anche alcuni più politici e legati a Fratelli d’Italia. Si tratta di opzioni più remote, come nel caso di Giulio Tremonti, ex ministro durante la crisi economica e di certo poco gradito all’Ue. L’altro nome è quello di Maurizio Leo, responsabile economico di Fdi: nel suo caso una nomina sembra più facile solo in caso di sdoppiamento tra Economia e Finanze, proprio per ricoprire quest’ultimo ruolo.
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