La Gran Bretagna ha una fortuna migliore dell’oro nel proprio territorio e sembra aver deciso di utilizzarla.
La Gran Bretagna è seduta su una fortuna migliore dell’oro, con riserve di minerali senza paragoni che potrebbero rivelarsi particolarmente utili nell’attuale panorama geopolitico. Mentre crescono le tensioni tra Cina e Taiwan sull’industria dei semiconduttori, che vedono prevalere nettamente Pechino, le risorse naturali britanniche assumono una rinnovata importanza. Muta la sensibilità sullo sfruttamento di metalli come il litio, la monazite, il cesio e il rubidio, guardando a nuovi metodi di lavorazione per non rischiare più di rimanere indietro. Fino a questo momento, infatti, le proteste ambientaliste e l’orientamento della politica hanno impedito in maniera importante lo sfruttamento delle risorse minerarie locali. Ora, però, pare che qualcosa stia cambiando.
La Gran Bretagna è seduta su una fortuna migliore dell’oro
Le testate londinesi riportano con sicurezza un cambiamento di indirizzo profondo da parte del governo, che rivaluta - finalmente a detta di alcuni - l’utilizzo delle materie minerali disponibili nel territorio. La questione resta sempre controversa, trovando difficoltà soprattutto dal punto di vista della sostenibilità e della salvaguardia ambientale. Secondo alcuni esperti, tuttavia, lo sfruttamento dei giacimenti minerari potrebbe avvenire senza compromettere eccessivamente gli habitat naturali che li ospitano.
Il Critical mineral intelligence centre (Cmic) del British geological survey è al lavoro per capire come beneficiare dell’innovazione scientifica raggiunta negli ultimi anni e attingere ai giacimenti. Il problema resta il fatto che per decenni la materia è stata completamente trascurata, tanto che le ultime indagini geofisiche a livello nazionale sono state effettuate tra gli anni ‘50 e ‘60, come chiarito dal direttore del Cmic, Gavin Mudd. Quest’ultimo è piuttosto fiducioso, tanto nella disponibilità del suolo inglese quanto nella capacità di attingervi raggiungibile con i nuovi metodi all’avanguardia a disposizione.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Jeremy Wrathall del Cornish lithium, che è stato recentemente autorizzato dal Consiglio della Cornovaglia all’apertura di un impianto dimostrativo per lavorare sulle acque geotermiche, contemplando anche l’impiego di campioni di metallo per la produzione di batterie e in seguito auto elettriche. In questa prima fase si è lontani ancora dall’iniziativa commerciale vera e propria, ma si tratta sempre del primo vero impianto di estrazione del litio dalle acque ammesso in Gran Bretagna, supportato da lunghe e complesse indagini preventive. Proprio queste hanno portato alla luce una quantità impressionante di minerali nel suolo, tra cui il più importante resta senza dubbio la monazite, considerata ormai da tutto il mondo come l’apripista per le terre rare.
Proprio attraverso questo materiale è difatti possibile ottenere cerio, lantanio e neodimio, tre dei metalli del gruppo delle terre rare, indispensabili nella produzione tecnologica, energetica e militare. È il Galles, in particolare, a nascondere grandi quantità di monazite, che secondo le ultimi analisi potrebbe essere sfruttata in modo del tutto sicuro e conveniente. Nel complesso, c’è un’impressionante quantità di metalli importanti in varie zone del Regno Unito e della Gran Bretagna, il cui utilizzo sapiente garantirebbe una posizione di rilievo nel panorama internazionale. Senza contare che la Gran Bretagna potrebbe allentare la stretta dipendenza dalla Cina, dovuta principalmente alla scarsa attenzione riservata alle materie prime locali, nonostante l’ampia disponibilità di litio, stagno, rame, oro, nichel e cobalto.
Il luogo più ricco dal punto di vista delle terre rare è invece la Scozia, che ha tutte le carte per dare il via a una vera e propria rinascita industriale. La crescente richiesta di minerali dovuta al progresso tecnologico e, innegabilmente, alle nuove sfide belliche, è un terreno su cui Londra può investire in modo intelligente e lungimirante. Restando nell’argomento dell’industria della difesa, nel dettaglio, secondo Mudd i nuovi mezzi consentirebbero di estrarre tungsteno in sufficienza per coprire il 20% della produzione mondiale.
Dal punto di vista strategico, le ostilità commerciali tra gli Stati Uniti e Pechino hanno rappresentato un segnale fondamentale per la Gran Bretagna, costretta a prendere atto della fortuna del proprio territorio. I primi, sperimentali, progetti governativi stanno dando i loro frutti, con ritorni economici senza paragoni. Sembrano quindi esserci tutti gli elementi per un profondo cambiamento dell’industria mineraria inglese, inevitabilmente portato a riflettersi su tutti i mercati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA