Il grattacielo più alto del mondo sarà pronto nel 2028. Con i suoi 1.000 metri d’altezza, c’è da chiedersi quali siano i suoi veri scopi. Vuoi saperne di più?
In un contesto geopolitico complesso, l’Arabia Saudita fa parlare di sè con il progetto di costruzione della Jeddah Tower. Si tratterà infatti del grattacielo più alto del mondo, che raggiungerà l’incredibile altezza di 1.000 metri (quindi 1 kilometro di altezza). Il principe saudita Al Waleed bin Talal ha recentemente rilanciato questa ambiziosa iniziativa. Questa “sfida” monumentale ha come obiettivo quello di superare il record attualmente detenuto dal Burj Khalifa di Dubai. Con un investimento previsto di 1,23 miliardi di dollari e una data di completamento fissata per il 2028, questo progetto rappresenta non solo un traguardo architettonico. In questo grattacielo si cela infatti anche un simbolo della trasformazione economica e culturale del regno saudita.
Il contesto geopolitico
Il rilancio della Jeddah Tower arriva dopo un periodo di incertezze politiche ed economiche. Nel 2017, Al Waleed bin Talal fu “detenuto” nel lussuoso Ritz-Carlton Hotel di Riad durante una vasta operazione anticorruzione condotta dal principe Mohammed bin Salman. Durante la sua detenzione, che durò soltanto tre mesi, il piano per la torre fu bloccato. Tuttavia, dopo aver raggiunto un accordo con il governo, in cui cedette quote significative delle sue aziende al fondo sovrano saudita, il principe ha annunciato su X (ex Twitter):
Siamo tornati!
La torre avrà una forma affascinante e futuristiche: avrà infatti le sembianze di un fascio di foglie che sorgono dal terreno. Essa non solo rappresenta una nuova era di crescita per l’Arabia Saudita, ma potrebbe anche diventare un simbolo di stabilità in una regione segnata da conflitti tra Israele, Hamas, Hezbollah, gli Houti dello Yemen e l’Iran.
Le sfide che affronterà la Jeddah Tower
Costruire un grattacielo di tali dimensioni presenta numerose sfide ingegneristiche. La Jeddah Tower è progettata per affrontare difficoltà legate alla sostenibilità della costruzione, al trasporto idraulico verticale e alla stabilità degli ascensori. La base della torre avrà una forma triangolare per ridurre al minimo l’impatto delle raffiche di vento, e la struttura esterna sarà inclinata e liscia, fornendo maggiore protezione dalle oscillazioni rispetto a strutture a gradoni come il Burj Khalifa.
La torre, che è in costruzione dal 1° aprile 2013, dovrà affrontare le problematiche economiche e il congelamento di conti correnti che ha colpito molte figure di spicco dell’amministrazione saudita durante la grande epurazione politica avvenuta tra il 2017 e il 2019. In questo periodo, oltre 500 persone, tra cui principi, ministri e uomini d’affari, furono arrestate. Inoltre, le banche congelarono conti per un totale di quasi 800 miliardi di dollari. In questa situazione spinosa, si fa largo il progetto.
Jeddah Economic City: un progetto di dimensioni colossali
La Jeddah Tower è destinata a diventare il fulcro di un più vasto progetto urbanistico: la Jeddah Economic City, che sorgerà sulle rive del Mar Rosso. Questo sviluppo, che si estenderà su 23 milioni di metri quadrati, mira a diventare una delle mete economiche e ricreative più famose al mondo, attirando turisti e imprenditori da ogni parte. Questo progetto ambizioso è parte integrante della Vision 2030 di Mohammed bin Salman, che punta a diversificare l’economia saudita, tradizionalmente basata sul petrolio, puntando sempre di più sul turismo e sui servizi. Quest’anno, 517 aziende internazionali, il 30% delle quali fanno parte di Fortune 500, hanno ricevuto licenze per stabilire la propria sede a Riad, segno di un cambio di rotta nell’attrarre investimenti esteri.
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La Jeddah Tower non rappresenta solo un’avventura architettonica, ma ha un forte messaggio politico dietro: simboleggia la determinazione dell’Arabia Saudita di affermarsi nel panorama globale. Concludendo i lavori entro il 2028, questo grattacielo non sarà solo un record di altezza, ma un simbolo del cambiamento e della crescita economica del regno. In un contesto geopolitico instabile, il rilancio di questo progetto ha il chiaro intento di costruire un futuro prospero, nonostante le sfide. La Jeddah Economic City, accompagnandosi alla costruzione della torre, vuole avere un ruolo cruciale nel posizionare l’Arabia Saudita come un hub economico e culturale nel Medio Oriente.
Abbiamo davvero bisogno di questa “torre d’avorio”?
Il progetto della Jeddah Tower solleva interrogativi legittimi sul reale bisogno che ne giustifichi la costruzione. Mentre si tratta di un’impresa architettonica ambiziosa, il suo scopo sembra rispondere più a una necessità di affermazione e di potere piuttosto che a una reale esigenza abitativa per la popolazione saudita (considerato che è un progetto riguardante persone facoltose e abbienti nel panorama mondiale). Si può osservare un parallelismo con la storia: opere come il Taj Mahal in India (o in un certo senso anche la Torre di Pisa in Italia) sono state costruite non solo per motivi pratici, ma anche come simboli di potere e status dei rispettivi sovrani. Queste strutture, pur essendo maestose, riflettevano spesso la volontà di un leader di lasciare un’impronta indelebile nella storia, a volte a spese del benessere della propria gente.
In un contesto in cui disuguaglianze sociali e difficoltà economiche sono sempre più lampanti, il tentativo di costruire un grattacielo di mille metri può apparire come un uso improprio di risorse che potrebbero essere destinate a scopi ben più urgenti, come il welfare o gli aiuti umanitari, in particolare in aree critiche come Gaza. L’idea di “progresso” tecnologico e architettonico, in questo caso, rischia di diventare un mero pretesto per dimostrare la forza e l’influenza di un regime, senza realmente apportare benefici tangibili alla popolazione, meno che mai ai più bisognosi. In un momento storico in cui l’umanità affronta sfide come povertà, conflitti e crisi umanitarie, c’è da domandarsi se costruire gigantesche torri nel deserto sia davvero una priorità.
Sembra proprio di osservare, in questo caso, una “torre d’avorio”, per via della disconnessione tra la grandiosità del progetto architettonico e le necessità quotidiane delle persone. La Jeddah rischia di rappresentare non solo un simbolo di potere, ma anche un segno di indifferenza e distanza rispetto ai problemi più urgenti che affliggono la società.
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