Da venerdì 15 ottobre, il green pass diventa obbligatorio per tutte le tipologie di lavoratori: pubblici, privati, autonomi e con contratti di somministrazione. Regole e sanzioni
Il conto alla rovescia è partito. Da venerdì 15 ottobre, il green pass sarà obbligatorio per tutte le tipologie di lavoratori (pubblici, privati, autonomi o con contratti di somministrazione).
Non è tutto. Anche volontari, collaboratori e fornitori che accedono ai locali dell’azienda dovranno essere minuti di green pass, avendo quindi ricevuto almeno una dose di vaccino, essendo guariti da Covid-19 negli ultimi sei mesi o avendo effettuato un tampone nelle ultime 48 ore.
L’obbligo di green pass resterà in vigore fino al prossimo 31 dicembre, termine dello stato di emergenza. Alcune delle norme, però, potrebbero cambiare nel frattempo. Il decreto potrebbe subire modifiche nel corso della fase di conversione in legge in parlamento. Ma cosa cambierà esattamente da venerdì 15 ottobre sul posto di lavoro? Entriamo nel dettaglio.
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Green pass al lavoro: guida completa
- Green pass obbligatorio: per quali lavoratori
- Controlli green pass al lavoro
- Sanzioni per i lavoratori senza green pass
- Cosa rischia il datore di lavoro che non controlla?
- Come avviene la verifica in azienda?
- Si può sostituire il dipendente assente?
- Serve il green pass anche per i trasportatori?
- Cambieranno i protocolli sicurezza in azienda?
- Come funziona per colf e badanti
Green pass obbligatorio: per quali lavoratori
Da venerdì 15 ottobre, il green pass sarà obbligatorio per tutti i lavoratori: dipendenti pubblici, privati, autonomi o con contratti di somministrazione. Discorso a parte va fatto per lo smart working. L’obbligo di certificato verde è stato concepito per l’accesso al luogo di lavoro. Chi è in smart working può, dunque, non avere il green pass. Ma chi non ha il green pass non è detto che possa avere lo smart working. Nelle aziende private, è a discrezione del datore di lavoro scegliere se concedere il lavoro agile a chi è sprovvisto di certificato verde. Per la pubblica amministrazione la situazione è diversa. Non è consentito scegliere i lavoratori per il lavoro da casa sulla base del possesso del green pass.
Controlli green pass al lavoro
Da venerdì 15 ottobre, i lavoratori per entrare in azienda dovranno essere muniti di green pass. L’imprenditore sceglierà un responsabile al controllo certificati verdi e la verifica potrà avvenire sia al momento dell’ingresso in azienda che successivamente. Il decreto prevede anche la possibilità di controlli a campione. La verifica può avvenire tramite la scansione del QR code.
Sanzioni per i lavoratori senza green pass
Per quanto riguarda le sanzioni per i lavoratori senza green pass, si possono verificare due casi diversi. Il lavoratore che dichiara di non avere il certificato verde e chi invece omette di non averlo ed entra in azienda.
- Il lavoratore che dichiara subito di non possedere il green pass non potrà lavorare. La sua sarà considerata un’assenza ingiustificata e sarà sospeso lo stipendio. In questo caso, però, non è prevista alcuna sanzione disciplinare. Ovviamente l’obbligo di green pass non si applica a coloro che non possono vaccinarsi. In questo caso il lavoratore potrà esibire il certificato medico in cui si spiega la sua situazione sanitaria. Il certificato può essere rilasciato dai servizi vaccinali e dai medici di base.
- Per chi accede in azienda in maniera «fraudolenta» ovvero senza avere il certificato verde sono previste sanzioni amministrative che vanno dai 600 ai 1.500 euro. L’ingresso sul posto di lavoro senza green pass può avvenire in modi diversi, tramite un pass falso oppure omettendo di non possedere il certificato verde, dal momento che il decreto permette anche controlli a campione. In entrambi i casi, il lavoratore rischia sanzioni disciplinari che, nei casi più gravi, possono arrivare al licenziamento.
Cosa rischia il datore di lavoro che non controlla?
È al datore di lavoro che spetta il controllo del green pass dei dipendenti. L’omesso controllo prevede una sanzione amministrativa che va dai 400 ai mille euro. La verifica da parte del datore di lavoro - che avrà incaricato un responsabile al controllo - non può comportare una raccolta dati del dipendente. Dunque l’imprenditore non saprà se si tratta di un green pass da vaccino, guarigione da Covid-19 o tampone.
La verifica in azienda del green pass può avvenire a campione?
Secondo il decreto 127 del 21 settembre, il controllo in azienda può avvenire a campione. Ma è altamente sconsigliato dalla stessa Confindustria. Secondo l’articolo 2087 del Codice civile è l’imprenditore il responsabile della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Se scoppiassero focolai dovuti all’accesso in azienda di dipendenti non controllati, l’imprenditore dovrebbe giustificare la sua scelta.
Stessa situazione per la parte del decreto da cui si evince che i controlli possono essere anche successivi al momento dell’ingresso al lavoro. Anche in questo caso, per l’imprenditore è più sicuro che i pass dei dipendenti siano controllati prima di entrare. Le aziende con un grande numero di dipendenti dovranno anche far in modo che non si creino assembramenti al momento del controllo del green pass.
Il dipendente assente sprovvisto di green pass può essere sostituito?
Il lavoratore a casa senza stipendio, perché sprovvisto di green pass, non può essere sostituito nelle aziende con più di 15 dipendenti. Mentre in quelle sotto i 15, può essere sostituito per un periodo di dieci giorni, prolungabile ad altri dieci giorni. Per un totale di venti giorni, da utilizzare tra il 15 ottobre e il 31 dicembre.
Irrisolta la questione legata al tipo di contratto per il «sostituto». La scelta obbligata sembrerebbe quella del contratto a tempo determinato, ma in questo caso ci sarebbe un aggravio per l’azienda sui contributi da versare.
Il certificato verde è necessario per i trasportatori che entrano in azienda?
Anche i trasportatori, italiani o stranieri, che entrano in azienda devono avere il green pass. «Si consiglia - si legge su una circolare di Confindustria - di informare il mittente del nuovo requisito legale posto dal decreto legge 127/2021». Amazon fa sapere che il controllo del green pass sarà effettuato su tutti gli autisti dei fornitori di servizi di consegna. "In caso non dovessero essere provvisti di certificato - continua l’azienda - l’ingresso per il carico e lo scarico non sarà consentito. Per evitare disagi abbiamo provveduto per tempo a informare i nostri fornitori europei».
Green pass, cambieranno i protocolli di sicurezza aziendali?
Gli attuali protocolli aziendali adottati con il Covid discendono dal protocollo nazione del 6 aprile 2021 firmato dalle parti sociali. Al momento, è prevista una presenza massima del 30-40%. L’entrata in vigore del green pass obbligatorio non comporterebbe in automatico la possibilità di rientrare in presenza al cento per cento, senza rispettare i protocolli. Il principio di massima tutela della salute e della sicurezza rimane.
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Green pass per colf e badanti?
In questo caso, sono le famiglie - datrici di lavoro - che devono occuparsi del controllo del green pass dei collaboratori domestici. Diversa è la situazione per idraulici, muratori, elettricisti. In questo caso, le famiglie rivestono il ruolo di clienti e non di datrici di lavoro. Per questa ragione, non sono tenute al controllo.
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