Guerra tra Turchia e curdi, le condizioni per la tregua in Siria: i motivi del conflitto

Alessandro Cipolla

23/10/2019

A Sochi Putin ed Erdogan hanno sancito il cessate il fuoco nella guerra tra la Turchia e le milizie curde nel Nord della Siria: Ypg rimarrà 30 km fuori dal confine, con la zona cuscinetto che sarà pattugliata da militari turchi e russi.

Guerra tra Turchia e curdi, le condizioni per la tregua in Siria: i motivi del conflitto

La guerra della Turchia contro i curdi nel Nord della Siria si ferma, con lo stop alle operazioni militari che è stato sancito in un vertice a Sochi alla presenza di Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan.

Dopo l’intesa per il cessate il fuoco trovato tra Ankara e la Casa Bianca, le condizioni sono state confermate anche a Sochi con le milizie del Ypg che hanno rispettato l’impegno di ripiegare ad almeno 30 chilometri dal confine.

Si verrà così a creare come voluto da Ankara quella sorta di zona cuscinetto lungo il confine tra Turchia e Siria, pattugliato dall’esercito turco insieme a reparti di quello russo, in una parte di quel territorio ricco di petrolio al momento controllato dalle milizie curde dopo la fine del califfato dell’Isis.

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Da tempo Recep Erdogan parla della necessità di realizzare una safety zone per difendere la Turchia dalla minaccia terroristica dei curdi, che si erano detti disposti a tutto pur di difendere il loro territorio ma che alla fine hanno dovuto cedere evitando così una carneficina per il loro popolo.

Nel frattempo rimane alta la polemica su quanto nei giorni scorsi era stato fatto trapelare da fonti del Ypg, che hanno parlato di utilizzo di armi non convenzionali al fosforo bianco e al napalm da parte della Turchia durante l’assedio alla città di Ras al-Ayn, accuse queste respinte da parte di Ankara che ha sottolineato come il proprio esercito non sia in possesso si armi chimiche.

Guerra Turchia-curdi nel Nord della Siria

Dopo l’abbandono delle truppe americane dalla zona, hanno preso il via le operazioni militari da parte di Ankara che subito hanno conquistato la città siriana di Ras al-Ayn che si trova al ridosso del confine con la Turchia.

Fonte CNN

L’avanzata turca puntava poi a prendere il controllo delle strategiche città di Manbij e Kobane, anche se le milizie del Ypg prima della tregua aveva iniziato una controffensiva riconquistando alcuni villaggi in attesa dell’aiuto dell’esercito siriano.

Con il cessate il fuoco che è stato annunciato, si dovrà adesso ultimare la partenza delle milizie Ypg rimaste in quella safety zone, da dove è stata esclusa la città di Qamishli principale centro curdo di quella zona, che sarà poi pattugliata dall’esercito turco e russo.

Tragico bilancio delle vittime: al momento sarebbero circa 500 i miliziani uccisi con anche la Turchia che avrebbe riportato diverse perdite, mentre ancora non è stato possibile calcolare quanti civili (anche turchi) siano morti durante i bombardamenti.

Oltre all’accusa dell’utilizzo di armi chimiche, i bombardamenti da parte dell’aviazione turca hanno reso difficile anche l’arrivo di medici e personale sanitario, visto che quello delle Ong è stato costretto ad abbandonare le zone di guerra.

Più di 250.000 sono invece gli sfollati curdi che si stanno spostando soprattutto verso la città di Raqqa, ex capitale dello Stato Islamico dell’Isis che ora è invece controllata dai curdi.

A riguardo sarebbero diverse centinaia i jihadisti fuggiti dalle prigioni curde, si parla al momento di circa 700 terroristi, visto che le guardie sono andate al fronte per cercare di arrestare l’avanzata di Ankara.

Con la decisione di Assad di inviare il proprio esercito regolare siriano nel Nord del paese per dare manforte ai curdi, scelta avallata dalla Russia, c’era il rischio che questa guerra potesse allargarsi ulteriormente.

Mentre la comunità internazionale è stata unanime nel condannare l’invasione ordinata da Erdogan, con l’Unione Europea che ha deciso di limitare fortemente la vendita di armi alla Turchia, ha fatto scalpore la notizia della decapitazione di Hevrin Khalaf, nota attivista curda che è stata giustiziata dai miliziani filo-turchi insieme ad altri otto civili.

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Perché è scoppiata la guerra

Se non è un tradimento vero e proprio poco ci manca. Durante la guerra in Siria contro lo Stato Islamico, sono state principalmente le milizie curde ad affrontare militarmente l’Isis liberando diverse città che erano nelle mani del Daesh.

Mentre negli anni scorsi si è data la precedenza alla lotta contro il califfato, ora che l’Isis in Siria è stato sostanzialmente sconfitto anche se rimangono ancora delle sacche di resistenza, nella zona tornano ad affiorare tutte le vecchie problematiche esistenti prima dell’avvento dello Stato Islamico.

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Tra i vari conflitti quello tra la Turchia e i curdi è uno di quelli che affonda maggiormente le proprie radici nel tempo, con la loro questione che non è stata mai veramente risolta fin dai tempi del primo dopoguerra.

Con il Trattato di Losanna è stata cancellata la prerogativa della creazione di uno Stato autonomo del Kurdistan: dopo essere stati a lungo discriminati, negli ani ’80 con la nascita del PKK i curdi hanno iniziato una rivolta armata durata fino al 2001 che ha provocato decine di migliaia di vittime su entrambi i fronti.

Parte del Nord della Siria al momento è in mano alla Ypg, milizie curdo-siriane dell’Unità di protezione popolare che sono in trattativa con Damasco per rendere il Paese una sorta di Stato federale ottenendo così una sostanziale autonomia dal governo centrale di Assad.

Una ipotesi questa che spaventa la Turchia, che non vorrebbe la creazione di un territorio riconosciuto in mano ai curdi lungo il suo confine. Ogni velleità di invasione finora era stato però stoppato dal veto degli Stati Uniti.

Dopo che la Casa Bianca ha annunciato il ritiro delle proprie truppe della zona, circa 1.000 unità, Donald Trump è come se avesse dato il suo personale via libera alle operazioni militari da parte di Ankara che puntualmente sono iniziate.

Gli Stati Uniti ora che il califfato è dato per sconfitto si sono tirati indietro, lavandosi le mani delle conseguenze di quelle che il Presidente americano ha definito come “guerre ridicole e tribali”.

Con la scelta da parte del Ypg di chiedere aiuto all’esercito regolare siriano, che è già entrato nel territorio controllato dai curdi, i miliziani si sono consegnati nelle mani della Russia rinunciando a delle velleità di indipendenza ma sperando così di evitare una carneficina per il proprio popolo.

Bisogna sempre ricordare come nella zona curda della Siria siano presenti la quasi totalità delle riserve petrolifere del Paese, il cui controllo potrebbe ora in parte passare direttamente a Damasco sempre che si riesca ad arrestare l’avanzata della Turchia.

Con l’intesa per il cessate il fuoco raggiunta tra la Turchia e gli Stati Uniti e poi ratificata a Sochi con la benedizione di Putin, ci sarà adesso la tanto voluta creazione di una zona cuscinetto da parte di Ankara mentre ai curdi potrebbe rimanere il controllo di una buona parte del loro territorio.

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