Ultimi aggiornamenti sulla Guerra in Ucraina. Gli obiettivi colpiti dai russi e la risposta del presidente, riassunti. La palla ora passa alla Nato.
Il Kyiv Independent, sabato 26 marzo, ha lanciato per primo l’annuncio: il reattore nucleare di ricerca a Kharkiv è stato colpito dai bombardamenti russi.
A confermarlo non è solo l’agenzia stampa LaPresse, ma lo stesso Parlamento ucraino in un tweet. La Rada ha infatti verificato quanto accaduto tramite l’ispettorato statale per la regolamentazione del nucleare e, stando a queste ricostruzioni ormai rese pubbliche, al momento “è impossibile stimare l’entità dei danni causati dalle ostilità che non si fermano nell’area del sito nucleare”.
Se comprendere e misurare l’entità del danno non è per ora possibile, è comunque utile ricostruire la dinamica per capire cosa potrebbe succedere da qui a pochi giorni. La risposta della Nato ad attacchi di questa portata infatti non tarda ad arrivare. Confermata infatti la volontà degli Alleati di continuare a sostenere la resistenza di Kiev.
Le modalità attraverso le quali questo supporto avverrà sono state concordate in questi giorni d’intense riunioni dei leader occidentali. Notizie di rilievo ci arrivano anche dalla riunione del G7 svoltosi grazie alla presenza sul territorio europeo del capo di Stato americano Joe Biden.
Colpito reattore nucleare a Kharkiv: la dinamica
La centrale colpita a Kharkiv è il centro di ricerca dell’Istituto di Fisica e di tecnologia. Nel sito venivano prodotti radioisotopi per scopi medici e industriali. Come ricorda lo stesso The Kyiv Independent sul suo profilo social, il reattore era già stato bersaglio del fuoco russo.
⚡️ Kharkiv nuclear research reactor hit by Russian shelling.
The nuclear research reactor at the Kharkiv Institute of Physics and Technology has come under renewed Russian fire.
Ukrainian authorities have not yet been able to assess damage to the site, due to constant shelling.
— The Kyiv Independent (@KyivIndependent) March 26, 2022
L’impianto era infatti già stato colpito nei primi giorni di marzo senza che però i bombardamenti avessero causato alcun aumento dei livelli di radiazioni nel sito. A differenza di oggi, il monitoraggio si era rivelato meno complesso.
Per gli esperti e gli addetti ai lavori è pressoché impossibile addentrarsi in sicurezza e in breve tempo nell’area da indagare a causa delle ostilità che si perpetrano senza sosta nella zona dell’installazione nucleare. Quando e se i continui colpi delle bombe renderanno possibile l’accesso al sito ci sarà modo di stimare i danni. A livello di rischi però, al momento non è stato lanciato un vero e proprio allarme.
Zelensky chiede armi, cosa dice la Nato?
Il presidente ucraino, alla luce di questi eventi, continua a chiedere la no fly zone ai membri della Nato. Le consultazione tra i leader dell’Alleanza però procedono in un’altra direzione.
Riassumendo le prese di posizione maggiormente rilevanti di questi giorni d’intensi scambi internazionali possiamo dire che la Nato abbia concordato su due punti:
- schierare 4 nuovi gruppi tattici sul fianco orientale europeo (Ungheria, Slovacchia, Romania e Bulgaria);
- inviare materiale all’Ucraina per affrontare un eventuale attacco chimico o biologico dalla Russia.
I retroscena di quest’ultima decisione sono legati a un’accusa rivolta dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Mosca; l’uso di bombe al fosforo. Durante il suo ultimo intervento in videoconferenza Nato Zelensky ha detto:
«Non sono i loro missili, non sono le loro bombe che stanno distruggendo le nostre città. Sono state usate stamani anche bombe al fosforo. Bombe russe al fosforo. Sono stati uccisi adulti e bambini di nuovo. Voglio solo che sappiate: l’Alleanza può ancora prevenire la morte degli ucraini a causa degli attacchi russi, dell’occupazione russa, fornendoci tutte le armi di cui abbiamo bisogno».
Le armi in questione, sempre secondo Zelensky, dovrebbero corrispondere all’1% di aerei e l’1% di carri armati sempre della Nato.
Quanto alla minaccia dell’attacco chimici, il Segretario Generale dell’organizzazione, Jens Stoltenberg, ha fatto sapere che «qualsiasi uso di armi chimiche cambierà totalmente la natura del conflitto» poiché «sarà una palese violazione del diritto internazionale» e, in quanto tale, «avrà conseguenze ampie e diffuse. Danneggerebbe le persone in Ucraina, ma c’è anche il rischio che abbia un effetto diretto sulle persone che vivono nei paesi della Nato».
L’alleanza ha infine inviato un messaggio anche alla Cina chiedendole di unirsi al resto del mondo ma soprattutto di astenersi dal sostenere lo sforzo bellico della Russia. Il tentativo di dettare una linea comune di contrattacco all’offensiva quindi c’è, seppur mantenendo lo stato d’interventismo esclusivamente indiretto. L’escalation sarà plausibile solo nel momento in cui sia Putin stesso a cambiare le carte in tavola e adottare una strategia capace d’intaccare la Nato nella sua integrità.
La richiesta di armi da parte dell’Ucraina verrà quindi accolta, ma la possibilità di un coinvolgimento più attivo è stato ancora una volta negata.
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