La strategia saudita di puntare a un prezzo di 100 dollari al barile, necessaria per finanziare le ambizioni di Mohammed bin Salman, è fallita.
Il mercato petrolifero globale, storicamente soggetto a forti oscillazioni in risposta a conflitti geopolitici, ha mostrato un comportamento sorprendentemente stabile nonostante la crescente tensione in Medio Oriente.
Di norma, ci si aspetterebbe che una crisi come quella scatenata dagli attacchi missilistici in Israele, o un eventuale intervento diretto dell’Iran, avrebbe causato un immediato e drammatico aumento del prezzo del greggio. Tuttavia, ciò non è accaduto, e il prezzo del Brent rimane vicino ai minimi triennali, ben al di sotto dei picchi toccati negli ultimi anni.
Per comprendere questa calma apparente, possiamo fare un parallelo con il luglio del 1914, quando, nonostante l’assassinio di Sarajevo e l’escalation della tensione, i mercati rimasero in una condizione di calma apparente. Solo con l’ultimatum dell’Austria alla Serbia si innescò una reazione a catena inarrestabile. Allo stesso modo, oggi i mercati potrebbero non aver ancora colto la piena portata della crisi attuale in Medio Oriente. [...]
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