Guerra in Libia: l’accordo tra le parte stabilito nella Conferenza di Berlino mette tutti d’accordo innanzitutto sul cessate il fuoco. Ma la strada per la pace è ancora lunga
Guerra in Libia: la Conferenza di Berlino ha stabilito i primi passi verso la costruzione di una soluzione pacifica nel conflitto.
La strada da percorrere appare ancora lunga e complessa. I due protagonisti e rivali della crisi libica, Haftar e al-Serraji, non si sono seduti allo stesso tavolo e hanno preferito evitare di incontrarsi. La Cancelliera Angela Merkel li ha ascoltati in sedi separate, a testimonianza dell’ostilità ancora netta tra le posizioni in campo.
Il cessate il fuoco permanente è apparsa come la decisione più urgente e importante, sulla quale tutti hanno espresso condivisione.
La Conferenza di Berlino, comunque, ha segnato soltanto l’inizio di un percorso ancora tortuoso e lungo. Già alla vigilia dell’incontro, il clima si era fatto moto teso, con la decisione de generale Haftar di bloccare 5 terminali strategici per le esportazioni di greggio nel Golfo della Sirte. Il gesto plateale nella cosiddetta Mezzaluna del petrolio nella Cirenaica ha dimostrato quanto sarà difficile imboccare la strada del dialogo.
Per la Guerra in Libia, e soprattutto per una sua soluzione pacifica, la Conferenza di Berlino è stata uno spiraglio da non abbandonare.
Guerra in Libia: i punti chiave della’accordo di Berlino
Al vertice tedesco tutti gli Stati e le parti riunite hanno concordato sulla necessità di avviare una soluzione politica, abbandonando definitivamente combattimenti sul campo e strategie militari.
Questa è già una notizia importante e positiva. L’incontro ha dato alcuni risultati significativi, anche se non è riuscito a sciogliere tutti i nodi sul territorio libico. I punti chiave sui quali le potenze mondiali - in primis Germania e Italia, tra le diplomazie più attive nella preparazione del vertice - hanno stretto un’intesa sono:
- cessate il fuoco permamente
- mantenimento dell’embargo sulle armi
- cessazione dell’ingerenza straniera nel Paese libico
- avvio di un tavolo per una soluzione politica e un Governo unitario
- istituzione di un comitato per il monitoraggio del cessate il fuoco, appoggiato anche da Haftar e al-Serraji
Lo scoglio principale, che la Conferenza di Berlino non è riuscita a superare, è proprio l’incontro faccia a faccia dei due rivali che si contendono il potere e il controllo della nazione libica.
Per ora, quindi, gli Stati stranieri cercheranno di sfruttare l’intesa sul cessate il fuoco per intensificare i negoziati. La guerra in Libia resta, infatti, un tema centrale per le diplomazie mondiali, che non vogliono perdere l’occasione avuta a Berlino per raggiungere traguardi ancora più strategici verso la pace.
Tutte le forze in campo a Berlino (e in Libia)
Il vertice tedesco ha coinvolto un numero significativo di attori. Una partecipazione così numerosa di Stati è la prova di quanto intricata sia la vicenda libica. E, soprattutto, di quanti interessi economici, energetici, geopolitici siano in campo.
La Conferenza di Berlino ha riunito Italia, Germania, Francia, Algeria, Cina, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Repubblica del Congo, Russia, Stati Uniti e Turchia. Ci saranno, inoltre, i rappresentanti di Lega Araba, Nazioni Unite, Unione Africana e Unione Europea.
Le posizioni rappresentate sono state diverse. Gli schieramenti che si sono creati a favore di Haftar e di al-Serraji, infatti, hanno significati strategici vitali per le potenze coinvolte.
Gli Emirati Arabi Uniti hanno finanziato il generale della Cirenaica nell’ottica della lotta contro i Fratelli Musulmani, appoggiata anche da Egitto e Arabia Saudita in un ampio piano di dominio sulla regione a discapito delle frange dell’islamismo politico (che, invece, è in parte presente nel Governo di al-Serraji).
Di contro, la Turchia appoggia con decisione l’esecutivo di Tripoli con lo scopo di dividersi i ricchi giacimenti di gas nel Mediterraneo. C’è poi la presenza importante della Russia, con i suoi mercenari a favore di Haftar e, soprattutto, con l’intenzione di contare in uno scenario strategico in termini di potere.
Le potenze europee, come spesso accade, proseguono in ordine più sparso. L’Italia è il Paese maggiormente coinvolto nella guerra in Libia, considerando i suoi interessi energetici, migratori e il legame storico e politico con Tripoli. Roma spinge molto sul cessate il fuoco e il negoziato. La fine del conflitto e l’avvio di una stabilizzazione sono vitali per il Governo italiano.
La Francia, velatamente a favore di Haftar, mira a mantenere le sue posizioni nello sfruttamento del petrolio.
Il cessate il fuoco e la decisione su embargo e non ingerenza degli stranieri, per diversi analisti, sono stati traguardi importanti, considerando anche la rete di alleanze e di interessi nella guerra in Libia.
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