Elly Schlein non ha mai nascosto il suo pacifismo ma sulla guerra in Ucraina, specie per la questione della fornitura di armi, il sentore è che la posizione del Pd non cambierà.
Con Elly Schlein alla guida del Partito Democratico, cambierà la linea dei dem in merito alla guerra in Ucraina e, più nello specifico, sullo spinoso tema della fornitura di armi a Kiev da parte dell’Italia?
Domanda complessa ma risposta probabilmente molto più semplice: no. Naturalmente il tempo potrà smentire questa convinzione ma, al momento, tutto farebbe pensare che il Pd continuerà a seguire la strada del ferreo atlantismo, fornendo così una sponda molto importante alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Il convinto pacifismo di Elly Schlein non è di certo in dubbio, ma la nuova segretaria seppur sempre sottolineando diversi distinguo, finora ha votato sempre in Parlamento in favore dell’invio di armi in Ucraina.
Certo tutto potrebbe cambiare se l’Italia dovesse trovarsi a dover decidere se fornire o meno aerei da guerra a Kiev, anche se a dicembre il Parlamento ha approvato - con voto favorevole anche di Schlein - una risoluzione che proroga la possibilità da parte del governo di inviare armi in Ucraina per tutto il 2023.
Schlein e la guerra in Ucraina
Dopo la vittoria a sorpresa di Elly Schlein alle primarie dello scorso 26 febbraio, tutto farebbe pensare a una forte virata a sinistra da parte del Partito Democratico, tanto che si sta tornando a parlare di un asse con il Movimento 5 Stelle sui temi del reddito di cittadinanza e del salario minimo.
Sulla guerra in Ucraina invece il sentore è che le posizioni del Pd e dei 5 Stelle continueranno a essere distanti: appare improbabile infatti che Schlein possa sconfessare in toto la linea fin qui tenuta dal suo partito.
“Sosteniamo e sosterremo il popolo ucraino con ogni forma di assistenza necessaria a difendersi, per ristabilire il diritto internazionale e i principi su cui si fonda la convivenza pacifica fra i popoli - c’è scritto nel programma di Elly Schlein per le primarie -. Senza però rinunciare alla nostra convinzione che le armi non risolvono i conflitti, e che non possiamo attendere che cada l’ultimo fucile per costruire la via di una pace giusta”.
In un linguaggio meno politichese, il pensiero della nuova segretaria sulla guerra in Ucraina è stato meglio riassunto in una intervista rilasciata poco dopo l’inizio del conflitto a La Repubblica: “Per chi, come me, viene dalla cultura del disarmo, è un vero dilemma etico. Penso che la pace non si faccia mai con le armi. Ma non mi sento nemmeno di demonizzare chi ha risposto a una precisa richiesta della resistenza ucraina. Ciò che invece trovo preoccupante è la corsa al riarmo dell’Europa. La difesa comune dovrebbe servire a ottimizzare, a razionalizzare la spesa militare complessiva dei singoli Paesi, non ad aumentarla”.
Elly Schlein poi è tornata sull’argomento in piena campagna elettorale intervenendo su La7, ribadendo che non c’è “nessun dubbio sulla mia collocazione europea e atlantica” ma sottolineando che vorrebbe “vedere un ruolo più forte dell’Unione europea nel cercare una via per porre fine alla guerra”.
Visti anche i “suggerimenti” di non mutare la linea del Pd subito arrivati da parte delle principali penne del giornalismo nostrano, appare scontato che anche con Schlein i dem continueranno a sostenere la fornitura di armi all’Ucraina da parte dell’Italia: l’unica differenza sarà che oltre a dare un colpo al cerchio dell’atlantismo, verrà dato un colpo anche alla botte del pacifismo.
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